“High Life“, è il titolo del nuovo film di genere fantascienza e sci-fi, arrivato nelle sale italiane post covid, nel mese di agosto. High Life ha come attori protagonisti: Robert Pattinson, Juliette Binoche, Mia Goth, Agata Buzek e Lars Eidinger.
Il film è diretto da Claire Denis. Si tratta di una regista, sceneggiatrice e attrice francese, conosciuta soprattutto per il suo interesse sulle condizioni umane rispetto alle tensioni culturali e familiari.
Non è il solito film di fantascienza
High Life è stato presentato presso il Toronto International Film Festival, ha partecipato anche al Festival Internazionale del cinema di San Sebastiàn.
Potrebbe sembrare l’ennesimo film sull’uomo, lo spazio e l’esistenzialismo.
Sin dai primi istanti, si è rapiti dalla luce che in questa pellicola accompagna gli stati d’animo del protagonista. La direzione della fotografia a tratti ricorda quella elegante e perfetta del cult “2001-Odissea Nello Spazio“.
High Life celebra la vita, intesa nella sua forma più primitiva e ridotta all’osso.
Una fantascienza delicata, silenziosa, un esempio di commistione perfetta tra il genere distopico e quello più filosofico.
La trama inizialmente criptica presenta il personaggio di Monte (Robert Pattinson).
Monte vive su una navicella senza altri esseri umani eccetto una piccola e paffuta bimba, che scopriamo essere sua figlia Willow.
Confusione e salti temporali
Monte ha imparato a gestire qualsiasi meccanismo della navicella spaziale, soprattutto sa come riciclare qualsiasi cosa, anche le sue stessi urine e feci, oppure un piccolo peluche per la neonata, dei vestiti che vengono continuamente ricuciti. all’interno della navicella c’è poi la natura incontaminata, una risorsa per il passeggero e la sua stessa sussistenza.
La voce fuori campo del protagonista chiarisce ben presto la situazione. Siamo di fronte alla fine del mondo e forse all’estinzione. Dei giovani uomini e donne, ex condannati all’ergastolo, vengono selezionati per un esperimento estremo. Il progetto dovrà concludersi giungendo all’interno di un buco nero e lavorando sulla procreazione per la rigenerazione futura degli esseri umani.
La dottoressa Dibs, scienziata o sciamana perversa?
L’inquietante dottoressa interpretata benissimo da Juliette Binoche, lavora sulla procreazione assistita ma finisce per abusare sessualmente del pacifico Monte concedendo paradossalmente un futuro alla specie umana. Dall’abuso silenzioso, nasce Willow, figlia diretta di Monte con la quale l’uomo vive la disperazione di un futuro incerto e alla deriva.
L’innovazione delle tematiche messe a punto dalla regista parigina, sono chiare e dirette. Siamo in una navicella, un uomo si serve di tutti gli strumenti tecnologici possibili per vivere nel trauma, come padre e crescere contemporaneamente nel modo più sano possibile la piccola Willow. La giovane bimba diventa una piccola donna. Quello che ci si chiede è cosa si provi a crescere, vivendo in una navicella spaziale, lontani dalla terra e da altri esseri umani.
Un inizio che conquista
I minuti iniziali disorientano lo spettatore riuscendo a catturare l’attenzione nonostante il ritmo piuttosto lento. Chi mai immaginerebbe di vedere una piccola neonata in fasce che ascolta la voce di suo padre, intento a riparare una porta della navicella nello spazio! La desolazione è estrema, la disperazione anche. Il volto fermo e rigido di Monte ci intima di mantenere la calma e pensare a cosa effettivamente sia possibile fare per continuare a sopravvivere, portando a termine un esperimento andato a male.
Si salvi chi può
Il tempo non esiste, o meglio sembra frantumarsi in tanti ricordi dispersi, flash back che come fotografie, devono essere rimesse insieme. Lo spazio è estremamente silenzioso e senza anima. Nessuno dei malcapitati passeggeri rivedrà la terra. Tutto sembra finito. La scienziata Dibs, porta all’esasperazione il suo lavoro coinvolgendo i pazienti in estenuanti riti sessuali per ottenere nuove gravidanze. Le pulsioni finiscono per scemare in violenza e follia pura.
Masturbazione: pulsione erotica o tentativo disperato di sentirsi vivi?
Iconica ed intensa la scena in cui Juliette Binoche si concede alla masturbazione con un dildo. Dibs appare come una devota sciamana. Vive un richiamo ultra terreno con la sua anima femminile, lontana dal mondo terrestre e quindi dal suo passato oscuro.
E’ un personaggio affascinante e vanesio come il progetto portato avanti con tanta devozione. La masturbazione e i genitali come strumenti di procreazione, immagine di fertilità, sono repressi da una condizione medica estenuante e difficile a vedersi. Claire Denis apre la sua mente forse a complesse riflessioni.
Resilienza nello spazio
High Life è un incubo. Nel buio, dispersi tra galassie e tempi dilatati, Claire Denis dirige la degenerazione dell’essere umano. Sentimenti claustrofobici finiscono per implodere su se stessi, provocando solo la fine di un nuovo inizio. Robert Pattinson incarna la resilienza umana a 360 gradi. Il suo personaggio insieme a quello della piccola Willow, diviene messaggio di speranza e dolcezza, forse una nuova luce il genere umano.
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Silvia Pompi