“Segna l’avvento di una forma musicale che, istantaneamente rinnovantesi, implica un non meno istantaneo modo di ascoltare.”
Queste parole di P.Boulez racchiudono perfettamente quella che è stata l’opera dell’artista di cui oggi ricorre l’anniversario della nascita e di cui parliamo. Achille-Claude Debussy nacque a Saint-Germain-en-Laye il 22 agosto 1862 ed è considerato ancora oggi uno dei più grandi compositori della storia della musica francese. Un sovversivo, un anticonformista, un uomo sempre incline alla frantumazione degli schemi e ad una nuova loro rielaborazione. Debussy è ricordato come uno dei principali esponenti dell’impressionismo musicale, sebbene venga annoverato alla corrente simbolista per la complessità della sua personalità e del suo stile.
Il giovane compositore crebbe in una famiglia non particolarmente agiata e di commercianti di porcellane. Antoinette Mauté de Fleurville, suocera di Paul Verlaine, gli impartì le prime lezioni al pianoforte; spingendolo ad entrare al Conservatoire national supérieur de musique et de danse de Paris e andando contro la volontà persino del padre di lui che lo avrebbe voluto in Marina. Debussy, allievo di docenti del calibro di Antoine Marmontel e Ernest Guiraud, nonostante fu da entrambi apprezzato per le sue indiscutibili qualità musicali; ebbe innumerevoli scontri per l’eccentricità e l’originalità delle sue idee che spesso non venivano viste di buon occhio dai professori.
Il Prix de Rome e il soggiorno in Italia di Claude Debussy
Nel 1880 grazie al Conservatorio, Debussy conobbe la baronessa russa Nadežda Filaretovna von Meck, per la quale fece d’accompagnatore nei suoi viaggi in Italia. In questo periodo il compositore non ancora diciottenne compose il suo Trio per pianoforte ed archi. Successivamente Debussy strinse amicizia con Henri Vasnier, che gli consigliò di partecipare al famoso Prix de Rome (una borsa di studio per studiare all’Accademia di Francia a Roma per gli studenti più meritevoli nel campo delle arti). Dopo due tentativi andati a vuoto, il terzo riuscì e Claude Debussy vinse il concorso con la Cantata su L’Enfant Prodigue di Edouard Guinaud.
Il musicista partì quindi per Roma dove soggiornò a Villa Medici tra il 1885 e il 1887 arrivando a conoscere Franz Liszt e la musica di Giovanni Pierluigi da Palestrina e Orlando di Lasso. Lì però, Debussy visse un periodo difficile per la mancanza di Marie Vasnier, moglie di Henri, con la quale aveva intrapreso intanto una relazione d’amore coinvolgente e clandestina.
Le prime importanti composizioni,la scoperta di Wagner e le musiche orientali, i Nocturnes
Tornato a Parigi nel 1887, Debussy compone un ciclo di cinque melodie per voce e pianoforte: Cinq poèmes de Baudelaire. Con testi tratti da “I fiori del male” di Charles Baudelaire. Ma nel 1888 il compositore si recò a Bayreuth dove potè entrare in contatto con l’opera di Richard Wagner e soprattutto con il Parsifal; scoperta che sicuramente ne suggestionò la forma creativa nonostante si fosse poi nel pieno del “caso Wagner“. Nel 1889 Debussy visitò inoltre l’Esposizione Universale di Parigi dove rimase ammaliato dal Gamelan giavanese. Da questo inedito e fin ad allora sconosciuto stile musicale, folto di arabeschi e di polifonia nacquero le Fantaisie ; nelle quali infatti si fondono tutte quelle influenze. L’opera però non fu mai presentata in concerto quando il compositore era ancora in vita.
Sono importanti per la sua carriera i Nocturnes di Claude Debussy. Una composizione impressionista in tre movimenti per coro femminile ed orchestra, scritta il 1897 ed il 1899 ed ispirata dal Poèmes anciens et romanesques di Henri de Régnier. Nauges, Fêtes e Sirènes sono le tre immagini che la compongono, tutte contraddistinte dal regno naturale tanto che Debussy ci tenne a specificare:”È musica pura, concepita oltre i limiti della realtà, nel mondo dei sogni, tra l’architettura sempre in movimento che Dio costruisce con le nebbie, le meravigliose creazioni dei regni impalpabili “. I Nocturnes diventarono quindi tra le opere più accessibili e popolari di Debussy per le infinite possibilità sonore che offrivano.
Il primo capolavoro di Debussy ” Prélude à l’après-midi d’un faune” rivoluziona la musica francese ed europea
L’eco della suggestione Wagneriana è ancora evidente nella successiva La Damoiselle élue, un poema lirico per due soprani con coro femminile e testi di Dante Gabriel Rossetti. Dopo aver scritto delle arie per le poesie dell’amico Paul Verlaine e un Quartetto per archi influenzato da Cèsar Franck; Debussy si apprestò tra il 1892 ed il 1894 alla realizzazione della sua prima vera opera importante. “Prélude à l’après-midi d’un faune” è un poema sinfonico ispirato a “Il pomeriggio di un fauno” di Stephàne Mallarmè. L’opera è considerata il prototipo dell’impressionismo musicale, Debussy fa del timbro il fattore determinante, con una particolare flessibilità ritmica e melodica che fungono da rottura musicale con gli stili francesi dell’epoca.
Il suo modo di liberare gli accordi dalla loro abituale concatenazione riguarda l’armonia non direzionale da Debussy stesso inventata, verso una politonalità
Boulez dirà che “la musica moderna si sveglia con “Prèlude à l’après-midi d’un faune“. In quanto Debussy compone un qualcosa che esce dai confini della musica occidentale, come finora sintatticamente è stata. Apre ai problemi di composizione e di ricerca del Novecento musicale. Il suo modo di liberare gli accordi dalla loro abituale concatenazione riguarda l’armonia non direzionale da Debussy stesso inventata, verso una politonalità. Una crisi generale della musica che rende il ritmo del maestro francese flessibile a tal punto da vanificare il senso della barra di battuta, per una “rottura della continuità strumentale“. La prima ebbe luogo il 22 dicembre 1894 nel Société Nationale de Musique di Parigi. Successivamente inoltre le musiche vennero utilizzate per un balletto del famoso coreografo e ballerino Vaclav Nižinskij.
Pelléas et Mélisande e Suite bergamasque
Il culmine di significato e di valore musicale di Debussy è la sua sola opera compiuta: Pellèas et Mèlisande. Questo ‘dramma lirico’ in cinque atti, composto tra il 1893 e il 1902 sull’omonimo dramma simbolista in prosa del poeta Maurice Maeterlinck è andato in scena al Théâtre national de l’Opéra-Comique il 30 aprile 1902. Diretto da Andrè Messager e con Mary Garden come principale interprete, l’opera presentava un’ambientazione in stile preraffaelita. Debussy era stato fin da subito attratto dalle atmosfere evanescenti e simboliste di Maeterlinck, tanto da seguirne il testo alla lettera; ne conseguirono un’informalità melodica, del canto e dell’orchestra. Un teatro musicale che rispettava il testo dandogli un proprio senso sonoro, ma anche sottraendosi alle previsioni formali e agli schemi classici e romantici di wagneriana memoria. Sebbene “la melodia infinita” e il “Wort-Ton-Drama” del Wagner, emergano nel Pellèas et Melisande.
“senza schemi, senza aride formule”
Ma Debussy denuncia uno schematismo, una chiusura formale inaccettabile dell’infinita melodia wagneriana. Con il Pellèas et Mèlisande il compositore rompe con la forma obbligata del maestro tedesco in un’opera “senza schemi, senza aride formule“. Un’altra celebre opera fu la suite per pianoforte che Debussy realizzò tra il 1891 ed il 1905 chiamata Suite Bergamasque. Contraddistinta da quattro movimenti, la suite aveva al suo interno il famosissimo “Clair de lune” in Re bemolle maggiore. Ispirato all’omonima lirica di Verlaine ” Votre âme est un paysage choisi/ Que vont charmant masques et bergamasques“. Un’atmosfera sognante tipica del romanticismo, un pianissimo seguito da un tempo rubato hanno reso questo il pezzo più noto, trascritto ed eseguito di Debussy.
La vita movimentata, La Mer , Jeux e la fine
Dopo un soggiorno a Fiumicino ospite del conte Giuseppe Primoli, Debussy ebbe diverse relazioni burrascose e terminate per la sua infedeltà e per le difficoltà economiche. Tant’è che alcune delle donne da lui frequentate arrivarono persino a tentare il suicidio per il dolore. Fin quando conobbe Emma Bardac, madre di un suo allievo e persona da lui considerata fine e intellettualmente al proprio livello. In gran segreto si recarono in Inghilterra sull’isola di Eastbourne e qui Claude Debussy compose “La Mer“. La Mer è considerata una delle migliori opere per orchestra del ventesimo secolo ed esordì il 15 ottobre 1905 a Parigi, anche se non venne apprezzata sin da subito. La Mer concentra l’amore derivato dal padre di Debussy per l’elemento acquatico, che rappresenta il fascino per il mistero, l’insondabile e la mutevolezza.
Un messaggio mai esplicito, avvolto nell’incertezza e che spinge l’ascoltare all’uso della memoria e dell’immaginazione. La Mer non appartiene nè alla musica a programma nè alla musica assoluta. Celeberrima inoltre la copertina con La grande onda di Kanagawa di Katsushika Hokusai, in una Parigi appassionata dell’arte orientale. Con un cancro che iniziava a dare i segni ferali sulla salute del compositore, il quale comunque continuò a lavorare con Gabriele D’Annunzio per Le martyre de Saint Sébastien e con una guerra mondiale ormai alle porte, la vita di Claude Debussy cominciava il suo tramonto. Sebbene ebbe il tempo di realizzare tra il 1912 e il 1913 le musiche di Jeux per i balletti russi di Djagilev e le coreografie di Nižinskij; Claude Debussy morì il 25 marzo 1918 mentre i tedeschi bombardavano Parigi, seguito solo un anno dopo dalla figlia Chou-Chou avuta con Emma Bardac.
Il contesto storico-artistico e l’estetica personale, la cifra stilistica
Siamo in un periodo di forte rottura con il passato per quanto riguarda l’ambito artistico e socio-politico. Proust in letteratura, Mallarmè nella poesia, Ravel o Satie con la sua Gymnopèdies in musica. Si apre quindi alla fine del XIX secolo questa fase di cambiamento. La Francia borghese non è più quella uscita dalla Comune del 1871 nè quella della guerra franco-prussiana; bensì è quella dell’espansione capitalista e colonialista di fine secolo, traumatizzata dall’ “affaire Dreyfus” che fa esplodere una crisi di rapporti individuali, umani e culturali in una società opulenta e dal crescente benessere economico. Un bisogno di modernizzazione del costume e della cultura nella borghesia, che porta però in seno l’ambiguità di una comunque presente necessità verso la vita smagliante, l’oblio e ‘la belle epoque‘. Da questa ambiguità Debussy, Ravel e Satie prendono le distanze. Lumière nel cinema, Meliès con il suo “teatro magico”, Parigi diventa inoltre la capitale del cubismo.
Non mirava a raccontare una storia, ma a dare una sensazione. Prende dal passato per cambiare
Debussy era un esponente dell’Impressionismo, movimento creato al livello pittorico e che vide in Monet con il suo “Impressione, levar del sole” la sua rappresentatività. In musica il Dizionario Webster ci dice come il movimento non mirava a raccontare una storia, ma a dare una sensazione. Debussy inventa nel suo comporre una gamma di sei note intieri. Fuoriesce dalla sintassi organizza sulle sette, proponendo un ordine compositivo organico al cambiamento intellettuale, storico e culturale. Prende dal passato per cambiare. In Debussy vi è “l’atomizzazione della materia sonora, la dispersione tematica, l’instabilità ritmica, il valore dei silenzi, in anticipo di trent’anni” disse de Condè. La musica di Debussy esce dal razionalismo e dalla conoscenza del reale, la percorrono nelle sue strutture di cambiamento, l’intuizionismo di Bergson, il relativismo spazio-temporale di Lorentz prima di Einstein. La sua musica si collega alle rotture di fondo, di pensiero del mondo, del suo tempo.
“Works of art make rules; rules do not make works of art”. Achille-Claude Debussy.
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