Quest’anno le fake news ci stanno accompagnando stabilmente da quando il Covid-19 ha fatto il suo ingresso. A pochi giorni dal referendum costituzionale occorrono precisazioni per capire, con giusto criterio, cosa succederà dopo il 21 settembre.

Fake news sul referendum costituzionale

Negli ultimi giorni, alcune fake news inerenti al prossimo referendum circa i tagli dei parlamentari, aprono la campagna contro il “sì”. Già verso fine agosto le “sardine” si erano espresse a favore del no. Con la riforma, a parer loro, un partito del 20% non eleggerebbe alcun rappresentante, a causa delle soglie implicite che farebbero diminuire il numero dei senatori, soprattutto nelle regioni più piccole. In realtà, la nuova riforma prevede il contenimento di questa sperequazione già presente nella Costituzione attuale.

Notizie che potrebbero essere contraddittorie rispetto la Costituzione del nostro Paese. In caso di vittoria del “sì”, si parla di una modifica della funzione dei parlamentari. Questi avranno addirittura il potere di modificare la nostra Costituzione, rendendo quindi l’Italia un Paese tutt’altro che democratico. Non solo, i senatori saranno eletti non dal popolo, bensì da consiglieri e sindaci, su liste preparate dai partiti.

Il testo di legge costituzionale

Bisogna fare chiarezza. Ci troviamo di fronte a questa scelta perché lo scorso anno non sono stati raggiunti i due terzi dei votanti in Parlamento. Da ciò, la necessità di un referendum costituzionale confermativo, il cui testo integrale è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, numero 240 del 12 ottobre 2019.

Fac-simile referendum costituzionale
Fac-simile referendum costituzionale

Alla domanda si può esprimere doppia volontà. Votando “si” ci si esprime favorevoli al taglio dei parlamentari, al contrario, non ci sarà alcuna riduzione.

Le modifiche degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione sul numero dei parlamentari, apportano i seguenti cambiamenti: la riduzione del numero dei deputati da 630 a 400, con 8 deputati eletti all’estero; in Senato, dove si passa da 315 a 200 senatori, 4, anziché 6, sono eletti all’estero e nessuna Regione o provincia autonoma può avere meno di 3 senatori, anziché 7; il numero complessivo dei senatori a vita non può essere superiore a 5. Al momento non è previsto un numero massimo di senatori a vita e gli attuali sono 6.

Un testo insomma con pregi e difetti. C’è chi denuncia il basso numero di deputati e senatori previsto, che comporterebbe un’esposizione minore delle zone più piccole d’Italia e dei benefici economici irrisori. Ma ogni cambiamento apporta dei rischi, il futuro è questo. 80milioni l’anno in più in tasca al nostro Paese non sono pochi e con un minor numero di parlamentari si può auspicare indubbiamente ad un lavoro più efficiente.

a cura di Silvio Silvestro Barca