Il canone letterario ha una ovvia costruzione maschile. Le donne sono ignorate in un ambiente in cui uomini erano gli scrittori e uomini erano gli studiosi dietro la formazione di una tradizione letteraria.
Le scrittrici, le voci femminili, dove sono? Nei programmi scolastici le donne sono ancora le grandi assenti.
Anno nuovo, stesso programma?
Siamo a settembre: mese in cui si ricomincia a lavorare, a studiare, a produrre.
Le scuole di tutti i gradi e ordine stanno per ripartire dopo la lunga fase di lockdown, ma a parte i banchi monoposto e le linee guida per il pericolo coronavirus, non ci sono stati dei veri e propri cambiamenti.
Ovviamente non si può dire che il nostro paese stia correndo alla stessa velocità di tanti altri, ma come mai? Forse perché ancora troppo ancorati a certi canoni, che non si riescono o non si vogliono abbattere, nei programmi di studio. Un passo avanti è stato fatto con l’introduzione di educazione civica.
Ma siamo lontani dal raggiungimento di risultati concreti al livello culturale, quando ora più che mai è necessaria una rivoluzione in tal senso. Ma non è così facile.
Un canone rigido e difficile da riformare è ad esempio quello letterario e storico. Si tende a narrare e a raccontare sempre la stessa storia, non importa quanto gli studi riescano a far riemergere figure nascoste o dimenticate.
Di questo discorso così ampio faremo un excursus veloce che vuole incuriosire i più giovani all’idea di un canone nuovo, anzi un canone riscoperto.
Com’era essere donne nel Medioevo?
Essere donna nel canone letterario vuol dire essere modello, non persona. Un modello che ha solo due possibilità.
Si può essere Eva o Maria: devota o corrotta, santa o prostituta.
La domanda che fa da scintilla nella ricerca è la seguente e ci fa fare un passo indietro rispetto a qualsiasi congettura:
“l’immagine della donna medievale come noi la conosciamo è specchio di una reale condizione femminile o deriva dalla corruzione della tradizione di stampo maschile?”.
Per molto tempo nessuno s’è posto questa domanda. Dal quadro emerso tramite lo sguardo maschile il mondo femminile sembra rispecchiare esattamente quello che uno si aspetterebbe. Ma oltre alla sottomissione e al silenzio esiste una realtà nascosta di donne che polemizzano, parlano, raccontano, comandano.
Una bilancia tra due modelli di donna:
Per definire l’immagine della donna nel Medioevo basterebbe immaginare una bilancia e porre su un piatto Eva e sull’altro Maria.
Eva rappresenta il modello autorevole negativo, è la responsabile della caduta, segna con le sue azioni il genere umano. Maria al contrario è madre e vergine e simboleggia il tramite di una nuova alleanza con Dio.
Su questa bilancia manca qualcosa di basilare.
La donna comune, contadina, regina, monaca, vedova, dove si pone?
Da qui ha inizio la ricerca della donna come tale. La ricerca di una donna e non di Eva. La ricerca di una donna e non di Maria. Una donna come essere cosciente oltre l’immaginario costruito nei secoli precedenti.
Le donne deboli
La misoginia non nasce nel Medioevo infatti, ciò che troviamo nella società medievale è il risultato di secoli di emarginazione. Guardandoci indietro vediamo come infatti c’è eredità culturale dall’antichità ebraica e classica.
Stiamo ovviamente trattando una realtà occidentale, ndr.
In Grecia Aristotele teorizza la diversità naturale e quindi l’inferiorità della donna. Il tutto contrapponendosi a Socrate che, al contrario, sosteneva l’inferiorità femminile come esito di una mancata educazione appropriata. I teorici medici, come Galeno, parlavano invece con una prospettiva pseudo-medica. Si parlava infatti di difetto di calore, ovvero la non uscita degli organi interni, uguali a quelli maschili.
Questa imperfezione si pone come base per la costruzione di un pensiero misogino profondamene radicato nella società; ancora oggi è possibile riscontrare l’impatto di questi studi antichi, per esempio nella credenza per cui le donne durante il periodo delle mestruazioni seccherebbero le piante solo toccandole.
Le donne sono così considerate deboli tanto nel fisico quanto nella mente e vengono loro interdetti gli esercizi religiosi, politici e sociali. Sono, di fatto, escluse
dalla Storia.
Le donne sono angeli o demoni?
Ma andiamo avanti, fino ad arrivare alla donna nel Cristianesimo, con tutte le tematiche che ne conseguono.
Per il Cristianesimo il conflitto tra verginità e matrimonio alimentò un lungo dibattito, per cui i Padri della Chiesa stabilirono una gerarchia: vergine, vedova e per ultima madre di famiglia.
Sant’Agostino è il primo tra i Padri della Chiesa ad addossare la colpa della caduta su Eva e per secoli la donna si identificherà con la debole, instabile, lasciva e superba Eva.
Al contrario, come figura opposta, Maria è il simbolo del superamento della condizione femminile, è madre e vergine, un modello irraggiungibile per qualunque donna sposata.
La colpa del corpo
Con l’instaurarsi del feudalesimo, soprattutto in Italia, si pone maggior accento sulla repressione del piacere, in particolare sul piacere corporeo.
Lo stesso matrimonio è luogo di peccato.
“Il concepimento dei figli non avviene senza peccato” sentenzia Ugo di San Vittore nel XII
secolo.
Nei penitenziali a uso dei confessori è possibile leggere i dettami che regolano l’atto sessuale nel matrimonio: gli sposi dovevano astenersi dal consumare nei periodi legati alle funzioni fisiologiche della donna e nei periodi liturgici.
Tertulliano, apologeta cristiano, in “De cultu feminarum” accusa Eva, porta del demonio, del peccato dell’uomo e della morte di Cristo, condannando la donna del peccato più grande:
[…]sei tu la prima che hai trasgredito la legge divina, sei stata tu a circuire colui che il diavolo non era riuscito a raggirare; tu, in maniera tanto facile hai annientato l’uomo, immagine di Dio;
Si passa così dal culto del corpo della civiltà greca e romana, a corpo come carcere e corruttore dell’anima. Ed ecco che scompaiono le terme, lo sport, il teatro; vengono quindi condannate le maschere, il trucco, l’omosessualità.
Come un domino, la giustificazione dell’inferiorità della donna passa attraverso un processo di svilimento del corpo che tocca ogni strato della società.
L’immagine delle donne nella letteratura
Due figure contrapposte nell’immaginario popolare, una negativa instrumentum diaboli e una positiva mulier sancta ac venerabili. Ma oltre queste figure, come reazione alla rigida etica morale della Chiesa, nasce in Francia, all’inizio del XII secolo, la letteratura cortese.
La donna, in questo contesto, perde i contatti con la realtà per sublimarsi in una figura ideale, indefinita. La donna descritta è sempre la più bella, la più nobile, la più virtuosa. l’uomo non può far altro che inchinarsi a lei in umile adorazione.
Sappiamo però che da una parte i poeti esprimevano maggiormente il loro amore come estasi. Dall’altra i romanzieri davano all’amore una forte connotazione carnale e passionale.
Donne e Stilnovo:
Con lo Stilnovo l’amore tra uomo e donna non è più comparato a quello tra vassallo e signora, ma a quello tra angeli e Dio. Il mutamento avviene prima di tutto in campo lessicale, passando da feudale a teologico. L’angelicazione della donna allontana il modello dalla realtà, ormai è essere sovrannaturale, simbolo di un vero e proprio culto, poiché diviene strumento di mediazione ed elevazione.
Quella descritta dagli uomini nei loro testi non è mai una donna vera, ma un’astrazione tanto quanto lo è Maria per il Cristianesimo. La donna comune non può ottenere la stessa dignità della donna angelo, non ne ha le caratteristiche e rimane ai margini della società, ancora additata come Eva.
Si tratta di un passaggio sociale fondamentale per porre le basi a quelle che sono le strutture ideologiche che fanno da premessa al Patriarcato come noi lo conosciamo.
La realtà femminile nascosta
Il quadro d’insieme è quello dell’invisibilità e della marginalità, poiché il dominio maschile è promotore di una cultura che danneggia le donne.
Per far riemergere metà della popolazione rimasta in secondo piano, ai lati della storia, bisogna far riaffiorare altre narrazioni. Bisogna far riemergere quel sapere sommerso che trapassa la cultura medievale e controriformista, di cui inaspettatamente la protagonista è donna.
L’excursus continua qui e la parola, questa volta, passerà finalmente alle donne e alle prime testimonianze della loro emancipazione.
La strada è lunga, ma se volete rimanete aggiornati potete seguirci su: