Le figlie di Salem: realmente streghe o solo donne? (Recensione)

Figlie di Salem

Se scrivo Salem, cosa vi viene in mente? Sicuramente una cittadina goth dalle case vittoriane desolate con finestre sinistre e rotte, con la nebbia fine e sussurri in sottofondo; abitata per lo più da streghe, quelle vestite di nero con poteri legati alla natura, al demonio e bla bla bla…perché la cultura pop ci ha insegnato che la cittadina è solo questo.

Invece no, a Salem, nella contea di Essex, Massachusetts, nel 1692 ci fu il più grande, grottesco, spaventoso processo alle streghe della storia, che portò 144 innocenti persone in tribunale: 54 confessarono di praticare stregoneria solo perché torturate in modi indicibili, 19 furono impiccate e 1, un uomo, morì sotto tortura perché si rifiutò di dare agio a questa farsa.

Le Figlie di Salem” di Thomas Gilbert, edito da Diabolo Edizioni, è un urlo soffocato ma potente su quell’avvenimento che è entrato ormai nel nostro collettivo immaginario, in modo sbagliato…

Sinossi

Salem Village 1692. Le donne hanno solo un ruolo, quello di essere mogli, occupandosi di casa e figli come se il loro mondo finisse lì. Con questa realtà si scontra Abigail Hobbs, che dal giorno del suo primo ciclo mestruale non ha più potuto alzare gli occhi da terra, perché se non sia mai avesse incontrato lo sguardo di un uomo che non fosse suo marito era “una figlia del demonio nata per divorare gli uomini”.

Abigail cresce, sempre più insofferente a queste restrizioni, così si rifugia spesso nel bosco dove incontra Mikweh, un nativo del luogo, e tra loro nasce un qualcosa mai espresso in parole. La ragazza ha una migliore amica, Betty Parris, che ha sua volta ha una governante, Tituba, una serva domenicana, con cui condivide questi attimi di libertà. Ma Betty è figlia del reverendo del luogo che ha uno scopo: purificare Salem e riportarla alla gloria del Signore, nascondendo dietro a pratiche e minacce religiose le sue nefandezze. E’ un’epoca d’ignoranza, di paura, di fanatismo, dove la fame e la carestia portano le menti, già facilmente suggestionabili, a vedere il maligno, Satana in persona, in ogni angolo…in ogni indigeno, in ogni donna.

Anzi, meglio dire in ogni donna diversa, libera, che alza la testa perché stufa di guardare solo il terreno.
Il resto è storia…

Le figlie di Salem, una denuncia ancora attuale

Thomas Gilbert, attraverso a una combinazione tra storia e invenzione, ci porta all’interno della società del Nuovo Mondo di fine ‘600, in cui la vita reale, paradossalmente, viene costruita su magia, credenze, superstizioni e religione. Ci mostra le donne, la loro situazione, il loro ruolo al limite. Ci mostra anche il diverso sotto le sembianze dei nativi americani, non visti come uomini, ma come demoni dallo stesso volto, perché non ha importanza di come sono fatti realmente.

L’autore denuncia e urla una verità scomoda che continua a persistere anche oggi: la disparità. Lo ha fatto anche nel precedente lavoro “La saggezza delle pietre” (edito sempre da Diabolo Edizioni), ma qui è più incisivo, più sadico, più ignorante.

Per sottolineare questo senso di disagio perenne, il disegno, a volte, ha tratti grotteschi, è quasi mostruoso, come a rappresentare il vero male. Ma le donne, la natura, i buoni sentimenti vengono invece rappresentati con linee gentili, delicate, come la scena delle “sorelle reiette” immaginate in un ballo/orgia con il demonio, che ha un ché di bel sogno. I colori invece passano dall’essere troppo accessi a troppo tetri, non esiste una via di mezzo, come non esiste una via di mezzo in questa storia.

Gilbert ha saputo mescolare la fiaba con l’atrocità, passando dall’una all’altra senza che il lettore se ne accorga, portandolo a sorprendersi, a sorridere, a spaventarsi e a piangere nel giro di due o tre vignette. “Le figlie di Salemè Storia, con la S maiuscola, è quella vicenda che non raccontano perché fastidiosa, e invece dovrebbe essere narrata a tutti.
E’ un’opera che mostra gli errori e gli orrori del passato…che purtroppo ancora oggi si compiono.

Le figlie di Salem
200 pagine a colori
19,5 x 26,5 cm
Cartonato
24,70 euro

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Maria Francesca Focarelli Barone (BatMary)