Pablo Neruda poeta e diplomatico cileno: ricordandolo nel giorno della sua scomparsa. Gabriel Garcia Marquez lo definisce: “Il più grande poeta del ventesimo secolo, in qualsiasi lingua”. Il suo nome è Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto, e nonostante il padre lo ostacoli, fin dall’età di 16 anni inizia a pubblicare i suoi scritti con lo pseudonimo di Pablo Neruda. Sceglie questo nome per rendere omaggio allo scrittore Jan Neruda, e per evitare che il padre gli impedisca di realizzare il suo sogno. Tuttavia, in seguito, quello pseudonimo gli viene riconosciuto anche a livello legale.
Nel 1971 riceve il Nobel per la letteratura; Garcia Lorca scrive che i suoi versi più che con l’inchiostro, sembrano essere scritti con il sangue.
La vita, la formazione
Nasce a Parral il 12 Luglio del 1904, da una famiglia modesta. La madre muore un mese dopo averlo dato alla luce. La sua figura materna di riferimento sarà dunque la seconda moglie del padre, sposata quando lui aveva circa due anni, e dopo il loro trasferimento a Telmuco. Dopo il liceo si iscrive all’Università di Santiago per studiare francese, e nel 1921 vince la sua prima gara poetica. Ambisce a diventare insegnante. Osteggiato dal padre nel suo amore per la letteratura, troverà nell’incoraggiamento di Gabriela Mistral, sua insegnante e futura vincitrice del premio Nobel, la giusta spinta per continuare gli studi umanistici.
A causa delle difficili condizioni economiche è costretto ad accettare un lavoro che poco si addice alla sua personalità e ai suoi interessi. Diventa così console onorario in Birmania e nell‘isola di Giava. Viaggia molto, sposa una ricca banchiera olandese, dalla quale si separerà dopo la morte della loro figlia nata idroencefala, e nel 1934 si stabilisce a Madrid. Qui conosce i maggiori intellettuali del tempo, stringe amicizia con Federico Garcia Lorca, e prende posizione contro la dittatura nascente di Franco.
La morte di Garcia Lorca cambia la sua poetica del vivere
L’uccisione dell’amico Garsia Lorca ad opera delle truppe franchiste segna un cambiamento nella sua vita, nella sua personalità, e soprattutto nella sua poetica. L’arte diventa per lui non solo affermazione della propria identità, ma assume un carattere sociale di lotta politica, e di sconfinato amore per la sofferenza umana. Nel 1944 torna in Cile, si iscrive al partito comunista e nel 1948 viene eletto senatore. Costretto all’esilio da Vileda, che nel frattempo ha fatto dichiarare illegale il suo partito, viaggia attraverso Unione Sovietica, Polonia, Ungheria.
Arriva in Italia nel 1951: la sua permanenza a Capri è descritta nella nota trasposizione cinematografica “Il Postino”. Quando nel 1970 in Cile si instaura il governo socialista di Salvador Allende, Pablo Neruda viene nominato ambasciatore in Francia. Nel 1971 riceve il Premio Nobel per la Letteratura; in seguito, già sofferente per una grave malattia, ritorna a Santiago, dove muore pochi giorni dopo che il governo di Allende è stato rovesciato da un colpo di stato militare del generale Pinochet. Nel 1974, infine, vengono pubblicate le sue memorie.
La poesia di Pablo Neruda
La caratteristica fondamentale della sua poesia, può essere sinteticamente espressa nella motivazione del Premio Nobel, che definì Pablo Neruda, poeta «che con la potenza di una forza della natura fa vivere il destino e i sogni di un intero continente». Lo stesso Neruda, con orgoglio, affermava di essere stato poeta del suo popolo. Ciò che lo spingeva a scrivere,era la necessità di parlare al mondo della storia dei poveri e diseredati del Cile; ma soprattutto la voglia di pretenderne il riscatto. Ma nella produzione poetica di Pablo Neruda, dominante è anche il tema amoroso, trattato con intensa sensualità e tensione. Il sogno, la visione surreale, diventano un modo per percepire il mondo, per coglierne quegli aspetti profondi e nascosti che solo la forza di un sentimento misterioso, in fondo, come è l’amore, può aiutare a decodificare.
Cristina Di Maggio
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