Il Csm ha radiato Luca Palamara dalla magistratura. Dopo quasi tre ore di camera di consiglio, è stata deliberata per l’ex magistrato la pena più severa della giustizia disciplinare.
L’accusa per l’ex magistrato
Palamara è il primo ex consigliere del Csm ed ex presidente dell’Associazione magistrati ad essere rimosso dall’ordine giudiziario. A richiedere per lui la massima sanzione era stata la Procura Generale della Cassazione. I rappresentanti avevano infatti accusato Palamara di aver “pilotato” per personali interessi la nomina del procuratore di Roma. Gli avevano anche contestato una strategia di discredito a danno del procuratore aggiunto Paolo Ielo.
La vicenda al centro della discussione al processo riguarda la riunione notturna all’hotel Champagne del 9 maggio del 2019. Qui cinque consiglieri del Csm (tutti ora a processo disciplinare) e i politici Luca Lotti e Cosimo Ferri avrebbero discusso le strategie sulle future nomine ai vertici delle procure. L’obiettivo era quello di far nominare come capo della procura di Roma Marcello Viola, tuttora procuratore generale a Firenze, ai danni degli altri concorrenti. I 5 consiglieri parlavano inoltre di collocare “Uomini giusti” al vertice della procura di Perugia, perchè garantissero interventi di vario genere nei confronti dei magistrati romani.
Il provvedimento e la massima sanzione
Io comportamenti sono considerati dall’accusa di “Elevatissima gravità”. Oggi in aula è stato il presidente del collegio Fulvio Gigliotti a leggere il verdetto. Uscendo dal Csm Palamara ha detto solo: “I valori che mi hanno portato a essere magistrato (equità, senso civico, amore per la giustizia) sono gli stessi che connoteranno il mio operato da oggi in poi“. Poi non ha aggiunto altro, se non che parlerà alle 16 in conferenza stampa. L’avvocato Stefano Giaime Guizzi, difensore di Palamara, quando gli è stato chiesto subito dopo il verdetto se la sentenza fosse stata politica ha risposto: “Assolutamente no”.
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