A New York, in questi giorni, è stata eretta la statua che riscrive il mito: qui è Medusa ad aver tagliato la testa a Perseo, e non il contrario. L’opera d’arte è uno dei simboli del #metoo, anche per il luogo in cui è stata collocata.
PhotoCredit: dal web
Medusa con la testa di Perseo
Dodici anni fa, lo scultore italo-argentino Luciano Garbati aveva realizzato una statua in cui la protagonista indiscussa è Medusa, e non Perseo, come in quella bronzea e celeberrima di Benvenuto Cellini esposta nella Piazza della Signoria a Firenze. Infatti, quest’ultima rispetta il mito, secondo cui è l’eroe greco che riesce a sconfiggere, uccidere e decapitare la Gorgone capace di pietrificare con lo sguardo, mentre la prima lo ribalta: nell’opera d’arte di Garbati non è Perseo a mostrare la testa mozzata di Medusa, bensì il contrario. La creatura con la chioma di rettili ha qui lo sguardo fiero e dritto davanti a sè.
La statua davanti al tribunale del caso Weinstein
Per ospitare la suddetta scultura non è stato scelto un luogo a caso. Medusa con la testa di Perseo si trova davanti al tribunale in cui è stato processato per due anni – e condannato a 23 anni di carcere per stupro e violenza sessuale l’11 marzo 2020 – l’ex produttore cinematografico Harvey Weinstein. Secondo una versione del mito, dopotutto, la Gorgone subì violenza sessuale da parte del dio Poseidone, il quale, però, non fu punito: fu lei ad essere trasformata da Atena nella creatura mostruosa con i serpenti al posto dei capelli, e ad essere esiliata.
Il simbolo del #metoo che alcune donne criticano
Pertanto, la statua di Garbati è divenuta un simbolo del #metoo, il movimento femminista che ha avuto origine proprio nel momento in cui innumerevoli volti più o meno noti hanno iniziato a denunciare pubblicamente Weinstein per le molestie subite. Tuttavia, le critiche non hanno tardato ad arrivare, e sono state mosse perlopiù dalle donne stesse. Infatti, alcune di loro non sono d’accordo sull’avere scelto un’opera di un uomo e che ha per protagonista un’europea, mentre il movimento è nato da Tarana Burke, un’attivista nera. Inoltre, si è aspramente parlato del fatto che Medusa abbia un corpo perfetto e senza peli, e che tenga in mano la testa del suo assassino, non del suo stupratore. Nel frattempo, la scultura vuole – come spiega il suo artista – riscrivere il mito, mentre le donne stanno provando a riscrivere la storia.
Resta aggiornato su tutta l’Attualità di Metropolitan Magazine, e segui la pagina Facebook.