Conoscete la leggenda della piccola Hanako-San, detta anche Toire no Hanako-san (Hanako-san della toilette), lo spirito che infesta il terzo gabinetto del bagno del terzo piano di ogni scuola giapponese? Lei è una dei tanti spiriti del mondo folcloristico nipponico che terrorizza gli studenti e stimola l’immaginario di mangaka e scrittori. E’ rappresentata come una bimba dai capelli a caschetto, a volte crudele (molto crudele) e altre volte buona, uno spirito protettore più che un’entità maligna di cui aver paura.
Questo è il caso del nostro Hanako-Kun: I 7 Misteri dell’Accademia Kamome (Jibaku Shonen Hanako-kun), manga di Iro Aida edito in Italia dalla J-POP, in cui Hanako non è una spaventosa bambina, ma un ragazzino sorridente seppur inquietante; e non è uno spirito maligno che cerca di trascinare le sue vittime negli inferi, ma il protettore della scuola e dei suoi studenti.
Sinossi
L’Accademia Kamome, come ogni scuola giapponese che si rispetti, ha sette misteri legati al mondo dell’occulto, questo lo sa bene Nene Yashiro, studentessa del primo anno. Il settimo mistero, il più conosciuto dal corpo studentesco, riguarda la leggenda della piccola Hanako-San, il fantasma del bagno delle ragazze che ha il dono di realizzare i desideri. Nene, è disperatamente in cerca dell’amore, ma essendo troppo timida e imbranata non riesce a far colpo sul suo sempai, decide così di chiedere aiuto proprio ad Hanako-San. Solo che dopo aver invocato lo spirito si ritrova di fronte non una ragazza, come la leggenda vuole, bensì un ragazzino dall’aria furba e una vecchia divisa scolastica: Hanako-kun. Lo spirito è disposto ad aiutarla, ma in modo normale, non utilizzando nessun espediente magico, perché è risaputo che se si vuol usare la magia, allora ci sarà un caro prezzo da pagare. Ma Nene non vuole saperne, è disposta a tutto pur di vedere il suo sogno realizzato, persino non ascoltare il consiglio di chi ne sa più di lei. Così facendo la ragazza si ritroverà ad essere non solo vincolata allo spirito che ha evocato, ma invischiata con un mondo non suo…
Hanako-Kun e le mille domande
L’opera di Iro Aida, pubblicata la prima volta nel 2014 da Square Enix, riesce a racchiudere due tematiche molto care all’ambiente giapponese: la vita studentesca e il folclore dalle tinte horror, senza mai cadere nel banale (almeno in questo primo volume. NdA).
E’ un manga semplice a primo impatto, ma più si va avanti nella lettura, più si comprende che c’è un qualcosa di non detto, a volte sussurrato appena, che aleggia intorno ai protagonisti, complicandone la visione. Nene è una ragazzina che ha un desiderio, per realizzarlo si affida al sopranaturale e dopo aver invocato uno spirito si lega ad esso, una trama trita e ritrita, eppure Aida-sensei riesce nell’ardua impresa di renderla unica e propria.
Come fa?! Vi starete chiedendo. Bèh, facendovi porre sempre più domande senza mai darvi una risposta precisa: Chi è Hanako-Kun? Perché è legato a una scuola e a un bagno di ragazze pur essendo un ragazzo? Com’è morto? Perché porta in giro un coltello? Quali sono i suoi peccati? Gli altri 7 misteri sono buoni come lui? Ma lui è realmente buono? E tutta le altre entità perché sono legata alla Kamome? Che luogo è la Kamome in realtà? E Nene è lì per caso? No, non può essere, c’è qualcosa in lei? Sicuro non è una ragazza normale. E se invece lo fosse? Perché proprio ora, dopo tanti anni…?
E via sempre più quesiti.
Però non disperate, ci sono degli indizi qui e lì. Il mangaka, tra una battuta e una risata per rendere tutto più leggero, oltre ai dubbi vi lascia delle semi-certezze, dei piccoli pezzi di puzzle che dovrete poi assemblare. Che poi è questa la caratteristica di ogni leggenda, no? Il sapere se la storia sia vera o meno, se scaturisce da una verità o se è frutto di un’invenzione e di un equivoco. Quindi stiamo lì a captare ogni dettaglio per cercare di ricostruirla.
Per quanto riguarda i disegni invece nulla da dire ad Aida-sensei. Le tavole hanno quel tipico gusto (e ossessione) giapponese per i mini dettagli; i personaggi sono ben caratterizzati, facilmente riconoscibili e “kawaii” come lo stile “studente adolescente” richiede. Anche la parte folcloristica è ben definita, gli yokai non sono bambineschi, la loro parte horror non è eccessiva, eppure riesce a risultare inquietante.
E’ come se fosse un manga degli anni ’80/’90, ha l’animo oscuro di quel periodo, mixato con il gusto e la leggerezza di questo primo decennio degli anni 2000.
Hanako-Kun è una sorpresa, devo proprio ammetterlo. Erano anni che un manga non mi incuriosiva a tal punto da volerlo continuare e guardare persino la sua trasposizione anime. Quindi consigliatissimo!
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Maria Francesca Focarelli Barone (BatMary)