Sean Connery, un ultimo saluto al figlio prediletto di Scozia

L’aveva fregata tante volte, almeno quando vestiva quei lucidissimi smoking su misura dell’agente segreto più famoso del mondo. Ma alla fine la morte ha raggiunto anche lui. Se James Bond, il personaggio partorito dalla penna dello scrittore britannico Ian Fleming, è immortale, Sean Connery purtroppo non lo era. Se ne è andato serenamente, nel sonno, all’età di novant’anni anni, nella sua villa alle Bahamas, circondato dai suoi cari.

Sean Connery (fonte: cinefacts.it)

Sean Connery, attore impareggiabile e scozzese orgoglioso

Bagnino, muratore, lavapiatti, verniciatore di bare, guardia del corpo e modello (anche di nudo), prima di diventare una delle icone di maggior rilievo del cinema. Il successo iniziale con i film di 007, fino poi alla definitiva consacrazione, anche grazie alle collaborazioni con registi del calibro di Sidney Lumet ed Alfred Hitchcock.

Una carriera stellare e magnifica, disseminata da premi ed importanti riconoscimenti. Tra questi nel 1988 l’Oscar come miglior attore non protagonista, nel 2000, invece, la nomina a Cavaliere della Corona, ufficializzata dalla Regina Elisabetta d’Inghilterra, durante una fastosa cerimonia in suo onore.

Un attore istrionico, dotato di una strabiliante personalità, multiforme e camaleontica, che lo ha portato ad essere, certamente, uno dei migliori. Un uomo d’altri tempi. Statuario, elegante, raffinato, simbolo di charme e fascino, lontano ed estraneo agli insulsi modelli venerati dalle generazioni di oggi.

Uno scozzese fierissimo. Tanto da incidersi sulla pelle la patriottica frase “Scotland Forever” e da sfoggiare spesso in pubblico il suo kilt verde smeraldo, lo stesso colore di quella lussureggiante vegetazione che ricopre la sua amata terra natia.

Perché, forse, dopotutto, è vero. Chiunque può farcela nella vita, anche chi proviene da un grigio ed umido sobborgo di Edimburgo dallo stravagante nome di Fountainbridge.

Arrivederci, Sean…

Dal riflessivo e zelante Guglielmo da Baskerville ne “Il nome della rosa”, all’infallibile cecchino Allan Quatermain ne “La leggenda degli uomini straordinari”; dallo scorbutico quanto paterno William Forrester in “Scoprendo Forrester”, al pomposo e saggio Juan Sanchez-Villalobos Ramirez in “Highlander”, fino all’incorruttibile poliziotto Jimmy Malone in “The Untouchables”: Sean Connery è stato capace di dare respiro ad interpretazioni intramontabili. Sempre con quella sua classe innata e sempre con quella distintiva e sardonica espressione da simpatica canaglia sul volto.

“Perché il sole sorge e tramonta? E le stelle sono solo teste di spillo nel mantello della notte? Chi può saperlo!”, così recitava in uno dei suoi film. Ed oggi, dopo la sua dolorosa scomparsa, quante altre simili difficili domande, destinate allo stesso modo a restare irresolute, affiorano al pensiero. Chissà se avesse accettato il ruolo di Gandalf nella trilogia de “Il Signore degli anelli”, o quello di Albus Silente nella saga di Harry Potter… Chissà se nel panorama della settima arte ci sarà mai qualcun altro come lui, per spirito e talento… E chissà se, dove si trova adesso, saranno in grado di servirgli un Vodka-Martini decente. Rigorosamente agitato, non mescolato.

Arrivederci, Sir Connery.

TARTAGLIONE MARCO

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