Flavio Claudio Giuliano, detto l’Apostata, nacque nel 331 d.C. a Costantinopoli. Fu un’imperatore, filosofo romano, e l’ultimo sovrano dichiaratamente pagano. Ribelle, sempre fuori dal coro, controcorrente. Costantemente in marcia in direzione ostinata e contraria.
Trasferitosi in Cappadocia durante la sua adolescenza, studia filosofia e retorica, e viene iniziato al Cristianesimo. Ritornando a Costantinopoli, però, abbraccia il neoplatonismo degli antichi greci. Si allontanò quindi dal cristianesimo, maturando una concezione religiosa ispirata all’antico politeismo e al misticismo neoplatonico. Proprio per questo, si macchia presto della colpa di apostasia, assumendo il nome di Giuliano l’Apostata.
L’impero di Giuliano l’Apostata
Divenuto imperatore nel febbraio del 361 in seguito a una serie di fortunate campagne in Gallia, Giuliano fa di Lutezia, attuale Parigi, la sua capitale. Concepì, fin da subito, il sogno di restaurare il paganesimo, riportandolo agli antichi splendori. Per Giuliano, di fatto, il cristianesimo è una delle causa principali della decadenza dell’Impero Romano.
Tuttavia, è ben cosciente che il ritorno al paganesimo non è possibile, per cui applica una politica finalizzata alla limitazione della diffusione del Cristianesimo a partire dal contenimento della libertà di professarne il culto. Primo atto di questo progetto è l’abolizione di tutte le leggi che limitano la libertà dei culti pagani. Ristabilisce i riti tradizionali, fa costruire e restaurare i templi. Scrisse libelli anticristiani. Anche se non ci furono comunque mai persecuzioni fisiche.
La campagna militare contro i Persiani
Segna il passo decisivo per la sua politica religiosa, la campagna contro i Persiani. Era infatti convinto che un clamoroso trionfo sui nemici di sempre, conseguito da un imperatore pagano, avrebbe restituito prestigio al culto anticristiano. Nel 363 d.C., così, 66mila uomini invasero la Persia, costeggiando l’Eufrate, accompagnati da una grande flotta e macchine d’assedio.
Nonostante la vittoria iniziale a Ctesifonte, però, Giuliano non conquistò la città, ed gli estenuanti attacchi da parte dei Persiani gettarono a terra il morale dei soldati romani. Questo portò alla resa del suo esercito. Durante la marcia di ritorno in patria, però, affrontarono nuovamente l’esercito persiano al completo. Qui Giuliano l’Apostata morì colpito da un giavellotto nello scontro il 26 giugno 63.
Dopo la morte di Giuliano l’Apostata
Con la morte di Giuliano si estinse la dinastia degli imperatori costantiniani e si concluse l’ultimo tentativo di espansione imperiale occidentale in Oriente. Col passare dei secoli, diventerà un simbolo contraddittorio. Nemico del cristianesimo ma ottimo amministratore, fondamentalista pagano ed emblema laicista, che affascinerà e ispirerà per secoli artisti e intellettuali.
Federica Minicozzi