Compie 81 anni Marco Bellocchio. È uno dei più importanti registi italiani che con i suoi film ha attraversato e ha raccontato cinquant’anni di storia e società del nostro paese. Il suo lavoro è stato premiato più volte con il David di Donatello e il Nastro d’argento. Marco Bellocchio ha inoltre ricevuto nel 2011 un Leone d’oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia.
Marco Bellocchio, il cinema e l’autobiografia
Le influenze sulla vita e sul cinema di Marco Bellocchio sono essenzialmente due. Anzitutto dobbiamo parlare di una forte componente religiosa dovuta all’educazione ricevuta dal regista piacentino in famiglia e dai salesiani. Un educazione che Bellocchio ritiene sia cattolica che protestante perchè priva della ricerca di ogni compromesso. La seconda componente che ha influenzato maggiormente Bellocchio è senza dubbio quella politica che si riconosce dapprima nel partito leninista-marxisista-maoista per poi passare a preferenze più radicali. Anni fa il regista piacentino si era anche candidato con la corrente radicale di “La rosa nel pugno”.
Questi due fattori segneranno notevolmente il cinema bellocchiano. Lo si può già notare dal suo famoloso esordio con l’ormai celeberrimo “I pugni in tasca”. Si tratta di una pellicola in cui Bellocchio mette completamente a nudo l‘ipocrisia borghese attraverso il racconto personale della rivoluzione del 68′. Uno sguardo dunque quasi autobiografico che acquisterà col tempo un respiro più ampio come dimostra il successivo film “Sbatti il mostro in prima pagina”con l’intramontabile Gian Maria Volontè.
Uno sguardo intimista
Uno sguardo intimista e politico non manca mai nel cinema di Bellocchio. Anzi la componente più pubblica e politica che ben si sposa ad una intima e privata viene, spiega il regista piacentino, “fuori da sola, quando vado nell’intimo di certi personaggi”. Un grande esempio di questo è senza dubbio “Buongiorno notte”. Un film dove il sequestro di Aldo Moro viene raccontato in chiave quasi intima e domestica che non disdegna il racconto più familiare. Proprio per questo Bellocchio fu aspramente criticato dal compianto maestro del cinema di denuncia Francesco Rosi per essersi, a suo dire, allontanato dalla verità dei fatti.
Dal canto suo Marco Bellocchio non ha perso il suo marchio intimistico ma ciò nonostante, pur discostandosi dal solo racconto di denuncia, è sempre rimasto all’interno della tragedia portata dal grande schermo. Basti pensare al suo ultimo film “Il traditore” dove in chiave fortemente umana ha raccontato la storia della testimonianza di Tommaso Buscetta che aiutò a far luce sui i vertici e la struttura segreta della mafia siciliana. Un racconto portato sul grande schermo mettendone in evidenza soprattutto il dramma familiare e psicologico del boss dei due mondi.