A meno di un anno dal lancio sul mercato di Google Stadia, l’azienda californiana si fa i conti in tasca e decide una mossa di mercato volta a reclutare nuovi membri nella sua (esigua) schiera di fan. Fino a che punto il business videoludico è aperto a nuovi competitor? A volte i soldi non bastano…

Come ben sappiamo Google Stadia, il servizio di gaming in streaming di Google, è stato lanciato nel novembre 2019. A quasi un anno dal suo esordio però sembra mancare una visione complessiva a lungo termine. Una visione che possa orientare l’utenza dei videogiocatori verso la piattaforma in questione. Cosa è andato storto?

Di sicuro il mercato segue le sue regole e talvolta è spietato. Il fatto di essere una delle più grandi compagnie a livello globale ed essere a disposizione di fantastiliardi a volte non basta per inserirsi in un mercato che ha le sue norme non scritte già fissate da generazioni. Lo sta capendo anche Amazon, che ha appena ritirato in Beta il suo progetto Crucible a causa di inattività sui server. 

Google ha scelto una (ultima?) mossa per mettere benzina al proprio progetto che sembra calare a picco ogni mese che passa. La segnalazione è stata da parte di molti utenti YouTube Premium che si sono visti arrivare gratuitamente a casa il bundle Google Stadia Premiere Edition. Il pacchetto comprende un controller bianco, ed un Chromeset Ultra, che consente di giocare anche in 4K dal televisore di casa. Il tutto ha un valore di mercato di 100 euro.

Google Stadia e la concorrenza

Sembra proprio che Google stia cercando in tutti i modi di salvare un progetto che purtroppo non regge la concorrenza dei colossi Nintendo, Microsoft e Sony. Sappiamo bene che quando un’azienda fa il proprio ingresso sul mercato lo fa con l’obiettivo di accaparrarsi una fetta della torta, attratta dai soldi come un magnete. Quanto è però concreta la minaccia di Google in un business già consolidato da ormai decenni? Le grandi compagnie videoludiche ci hanno messo anni e anni ad attirare la propria fan base ed offrirgli sempre nuovi contenuti, facendo scelte mirate e a volte anche sacrifici in vista di risultati proficui futuri. E Google? E Amazon? Beh, al momento pare proprio che siano pesci fuor d’acqua. Ricordano un po’ il bullo che tenta di colpire Bud Spencer, ma questo con una sola mano lo tiene distante ed i pugni non gli arrivano mai

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