Debutto on line in prima mondiale di Er, film del regista teatrale dedicato all’attrice e compagna Ermanna Montanari

Er, l’omaggio alla compagna di vita e di teatro

Er, l’omaggio del regista teatrale Marco Martinelli alla sua compagna Ermanna Montanari, attraverso questa sua terza incursione cinematografica, debutta sabato 5 dicembre on line su filmmakerfest.com nell’ambito del Filmmaker Festival (sezione Teatro Sconfinato). Il film ci porta nelle campagne romagnole di Campiano, paese in cui l’attrice e drammaturga è nata il 27 gennaio 1956.

Ma non c’è niente di romantico, se non nell’immagine conclusiva del film. Dove lei lo sta guardando mentre la riprende, avvolta in una sciarpa a righe, seduta al tavolino di un bar nella piazza principale di Ravenna di tanti anni fa. Quando è iniziata la loro avventura professionale e sentimentale.

Er come guerriera

Per lei Martinelli ha scelto il nome del guerriero Er de La Repubblica di Platone, giocando probabilmente sull’assonanza delle lettere iniziali del nome della Montanari e sul significato del nome Ermanna, guerriero, appunto. Il perché della scelta è nel percorso che l’aspetta: un viaggio negli inferi, come quello intrapreso dal personaggio di Platone, come quello che compie Ermanna attraverso i personaggi di Fedra, di Madre Ubu, della signora Cazzafuoco e della madre di Marco Pantani.

Una sola donna e tanti archetipi del femminile che la attraversano: l’amante e la strega, la madre e la regina, la candida e l’assassina.

Er e le 7 sirene dei cerchi infernali

Martinelli la riprende sempre di spalle, stagliata su una strada di campagna mentre cammina veloce, jeans bianchi e canotta nera, capelli neri lunghi e sciolti. La dolcezza del paesaggio campestre stempera la durezza delle parole di Ermanna quando interpreta le sette sirene dei cerchi infernali, ognuna ispirata a un’opera teatrale: da Ubu Buur del 2007 a Pantani del 2015, da Sterminio del 2009 a Siamo asini o pedanti? del 1992.

Opere in cui è diretta, oltre che da Martinelli, anche, ad esempio, da Gerardo Lamattina, in Ippolito del 1996 e in Lus da Gianni Celati su testo in vernacolo di Nevio Spadoni a Ubu Buur, dove è insieme al regista e attore senegalese Mandiaye N’Dyaie scomparso nel 2014.

Il viaggio di Er negli inferi

Una continua alternanza di movimento e stasi che riproduce il dualismo tra bene e male, luce e ombra. Le scene degli spettacoli sono pervase da una staticità perenne, anche se si danza, perché è il male che si sta rappresentando. Il regno delle ombre, “spettacolo insieme miserevole, ridicolo e meraviglioso” che si compone appunto di 7 cerchi, in ciascuno dei quali la voce e il volto di Ermanna incarnano una diversa sfumatura del male che la abita, della rabbia che la divora, del dolore che la soffoca.

Ermanna in cammino ripresa di spalle, al contrario, trasmette positività, anche se si percepisce l’affanno, e quel suo continuo bisbigliare rimane incomprensibile. Forse un errare permanente e inquieto, una metafora del teatro stesso e del suo continuo muoversi senza sosta.

Er di Marco Martinelli (C) Teatro delle Albe
Er di Marco Martinelli (C) Teatro delle Albe

I personaggi di Ermanna, da Fedra a Madre Ubu

Er è la risultante di un breve e intenso periodo, quello dei mesi di lockdown dell’inverno scorso, in cui Martinelli ha montato i materiali di archivio della compagnia Teatro delle Albe, insieme a Francesco Tedde. Ecco i personaggi. Fedra, la suicida, occhi bendati e volto lunare, sovraccaricata dal peso di tutti i suoi ruoli: regina, donna, sposa, matrigna.

Cazzafuoco la sterminatrice e l’Arpagone di Moliere

E ancora: la signora Cazzafuoco di Sterminio, andato in scena nel 2009, immersa invece nel suo monologo delirante, mentre l’Arpagone di Moliére, girato nel 2010 da Francesco e Alessandro Tedde, sembra frastornato dalla folla anonima, smaniosa e incantata dal denaro. Fatima, invece, è l’asinella che incarna l’infelicità dei perdenti e degli afflitti, con enormi orecchie che sentono vibrare ogni lamento umano e se ne dispiace ogni volta fino a commuoversi, dimenticandosi di quanto poco gli umani ascoltino lei.

Er di Marco Martinelli (C) Teatro delle Albe
Er di Marco Martinelli (C) Teatro delle Albe

La strega del paese e la moglie del dittatore

Poi è la volta della strega, della reietta del paese. Belda, figlia di una donna accusata di essere una puttana e privata di una degna sepoltura quando è morta. Belda è schivata di giorno e cercata di notte per comprare i suoi intrugli magici. “Il male chiama il male e ti prende tutto” l’ amara conclusione. Mentre le scene dell’inquietante madre Ubu girate in Africa nel 2008 da Alessandro Renda e liberamente tratto dall’opera di Jarry ci proiettano in un universo politico grottesco dove la moglie del dittatore africano di turno ha le parvenze di una bianca dama che guida un allegro corteo di palotini senegalesi.

Tonina Pantani, la madre che combatte

Il cerchio si chiude con la tenerezza di una mamma, Tonina Pantani, madre del campione di ciclismo Marco Pantani, trovato morto in un residence di Rimini nel 2004 in circostanze non ancora chiarite. Un viaggio all’inferno andata e ritorno, quello di Er, faticoso ma intenso e poetico come può esserlo un tributo a una persona amata.

L’omaggio di Marco Martinelli ad Ermanna e alla sua arte-in vita, come ha dichiarato lui stesso nel presentare al pubblico questa sua opera, conferma la creatività di questa coppia sempre più in simbiosi, in cui i pensieri e le visioni dell’uno si completano in quelle dell’altro.

Il film sarà disponibile sulla piattaforma fino alle ore 14 di lunedì 7 dicembre.

Anna Cavallo