Che i film d’animazione di Walt Disney non siano adeguati all’idea di donna indipendente che cerchiamo di trasmettere alle ragazzine è ormai cosa nota, che a dirlo sia un’attrice 15enne, però, non può che farci riflettere sulla questione. Dafne Keen, giovanissima attrice nota per i ruoli di Ani in “The Refugees“, Laura Kinney / X-23 in Logan e Lyra Belacqua in “His Dark Materials” ha dichiarato di “non essere una fan dei film Disney”.
” Se riguardi adesso i film Disney, ti accorgi che sono estremamente inadatti per delle ragazze, anche quelli che non sono poi così vecchi. E sono pericolosi perché non riesci ad individuare esattamente cosa c’è di sbagliato. Credo che abbiano ancora tanta strada da fare”
Queste le parole di Keen durante un’intervista ad Elle. L’attrice ritiene che le donne rappresentate nei film Disney offrano una visione davvero limitata di quello che sono le donne oggi.
La protagonista di “His Dark Materials” sembra non avere dubbi sull’importanza che l’intrattenimento cinematografico ha sulla formazione dei suoi fruitori. Lei stessa dichiara di aver trovato il suo modello di riferimento in un personaggio del grande schermo: Mystique, il personaggio mutaforma interpretato da Jennifer Lawrence.
Ma a quali film Disney si riferisce Dafne Keen?
Sebbene l’attrice non abbia fatto riferimento a dei titoli Disney specifici, è chiaro a chiunque li abbia guardati a quali si riferisca. Sono in particolare i film sulle principesse Disney a far storcere il naso a chiunque sia dotato di spirito critico.
A tal proposito, è utile pensare che in realtà la maggior parte dei classici Disney sono adattamenti cinematografici di fiabe scritte da altri.
Prendiamo ad esempio Biancaneve: nel racconto originale, la matrigna tenta di ucciderla tre volte, riesce ad addormentarla con la mela avvelenata ed infine ad ucciderla. E nel giorno del suo matrimonio con il principe che l’ha salvata dal sonno.
La Bella addormentata nel bosco, nella versione originale, viene violentata nel sonno e risvegliata da uno dei due gemelli frutto di quello stupro. Il bambino, succhiandole il dito, riesce ad estrarre la spina che l’aveva fatta addormentare e a spezzare l’incantesimo del sonno. La principessa, che nella fiaba originale si chiama Talia, sposerà il suo stupratore pochi anni dopo.
La Sirenetta, nella fiaba di Andersen, accetta di provare un dolore lancinante ad ogni passo col solo scopo di conquistare un principe che si innamorerà comunque di un’altra principessa. La nostra amata Ariel morirà dissolvendosi in schiuma di mare.
Walt Disney, quindi, ha concentrato la sua attenzione nell’eliminazione degli elementi macabri della fiabe a cui sono ispirati i suoi film. Senza fare troppa attenzione alle figure femminili, costrette ad affrontare mille peripezie per poi essere puntualmente salvate dal principe azzurro di turno in quello che per tutt* diventa il lieto fine.
Questo è sicuramente sbagliato e non può aver fatto bene a chi coi film Disney ci è cresciuto, ma parliamo di un’altra epoca, quella in cui in tv c’erano ragazze mezze nude che silenziosamente affiancavano presentatori, senza che nessuno si lamentasse.
Esistono film Disney meno dannosi?
Con il passare degli anni e con l’aumentare della consapevolezza femminile, però, anche Walt Disney, anche in collaborazione con Pixar, ha aggiustato il tiro e sfornato storie con protagoniste femminili forti.
Per esempio Mulan, che alla fine della guerra torna a casa col comandante dell’esercito, ma che comunque ha salvato la Cina per amore della sua famiglia, e non di un principe azzurro.
Merida, la protagonista di “Brave – Ribelle”, in cui gli unici personaggi maschili sono i fratelli e il padre della bambina, che affronterà la sua quest da sola, uscendone vincitrice.
E ancora Moana, la protagonista di “Oceania“, una principessa di 16 anni che abita un’isola del Pacifico meridionale incoraggiata dalla nonna a intraprendere dei viaggi di esplorazione per recuperare l’eredità degli antenati e per trovare la sua vocazione.
Per evitare l’impatto negativo sulla vita delle bambine, quindi, basterebbe evitare di mostrare loro i vecchi classici Disney. O perlomeno mostrarglieli spiegando loro il motivo per cui tali classici sono anacronistici e, di certo, non le aiuteranno a diventare indipendenti.
Grazie a Dafne Keen per l’importante spunto di riflessione e a Walt Disney per la produzione di nuovi film, senza dubbio più al passo coi tempi di quelli sulle principesse salvate dai principi azzurri.
Articolo di: Serena Colucci
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