Poesie sul Natale: durante il periodo natalizio si respira un’atmosfera magica. Fra mille luci e buoni propositi, è facile ritornare alla mente ai natali passati in famiglia da bambini. Una tradizione che, pian piano oggi, sta passando in disuso è la recita da parte dei più piccoli della classica poesia natalizia prima del cenone di Natale. Nel nuovo appuntamento della rubrica Letteratura per l’Infanzia, due poeti del panorama letterario italiano che hanno scritto alcune fra le poesie natalizie più note.
Poesie sul Natale, Gozzano: il poeta a cui era cara la Natività
Il poeta crepuscolare autore della Signorina Felicita. Poco noto – probabilmente – alle nuove generazioni, Guido Gozzano era un malinconico perennemente alla ricerca del passato. Interessato alla simbologia del presepe, amava vivere la nascita di Gesù Bambino proprio attraverso questo simbolo: quanto di più caloroso, casalingo e familiare ci possa essere. Di Gozzano è anche La Notte Santa, – che tratteremo nel prossimo numero della rubrica – celebre componimento fra i più noti della poesia contemporanea; fino a pochi anni or sono, una poesia studiata a memoria da qualsiasi bimbo in occasione delle festività natalizie! Seppur destinata al mondo dell’infanzia, resta un’opera molto apprezzata. Meno nota è, invece, la poesia Natale:
La pecorina di gesso,
sulla collina in cartone,
chiede umilmente permesso
ai Magi in adorazione.
Splende come acquamarina
il lago, freddo e un po’ tetro,
chiuso fra la borraccina,
verde illusione di vetro.
Lungi nel tempo, e vicino
nel sogno (pianto e mistero)
c’è accanto a Gesù Bambino,
un bue giallo, un ciuco nero.
Gozzano, con il suo animo semplice e imbevuto di purezza e sensibilità, è stato colui che è riuscito a trovare la bellezza poetica nelle consuetudini. In questi versi apparentemente banali si nasconde un messaggio dalla dolcezza disarmante: Gozzano, spesso, mette in risalto nelle sue opere con tema la natività, l’insensibilità degli uomini nei riguardi di Maria e Giuseppe i quali trovano solidarietà nel bue, l’asino e, in questa poesia, il messaggio sarà sottolineato ulteriormente dalla figura della piccola pecora che ”chiede umilmente permesso ai Magi in adorazione”.
Giovanni Pascoli: atmosfere natalizie di un tempo che fu
Le ciaramelle di Giovanni Pascoli, fra le più belle poesie sul Natale che siano mai state scritte. Come Guido Gozzano, anche Pascoli ha costantemente lo sguardo rivolto al passato. Questa profonda poesia sul Natale appartiene – apparentemente – alle poesie minori della produzione pascoliana. E’ un viaggio autobiografico nell’infanzia del poeta: un percorso a ritroso puntellato dagli elementi tipici del periodo natalizio di un tempo, le tradizioni e le atmosfere che, agli occhi di un bambino, appaiono più magiche.
Il componimento riflette la profondità dell’animo di Giovanni Pascoli, nonché la sua concezione poetica ed esistenziale. L’arrivo degli zampognari è associato da Pascoli al preludio che anticipa le festività legate al Natale: un suono quanto mai dolce e melodioso che sa di casa. Queste figure, un tempo maggiormente presenti nella tradizione del Paese, erano l’anticipo che annunciava l’imminente periodo natalizio e la conseguente Novena di Natale. L’arrivo delle ciaramelle dai monti a metà dicembre, il loro suono che si sparge per chiese, strade e case sono per il poeta di San Mauro di Romagna una chiave che apre uno scrigno colmo di ricordi:
Udii tra il sonno le ciaramelle,
ho udito un suono di ninne nanne,
ci sono in cielo tutte le stelle,
ci sono i lumi nelle capanne.
La melodia proveniente da questo strumento è un tipico suono gramo; un conduttore di suoni non alla pari di strumenti più alti, un organo da poveri che, tuttavia Pascoli, accosta a scenari felici definendolo in termini quanto mai lieti e associati alla familiarità e alla tradizione, come ogni festività natalizia vuole:
Nel cielo azzurro tutte le stelle
paion restare come in attesa;
ed ecco alzare le ciaramelle
il loro dolce suono di chiesa.
Poesie sul Natale: la nostalgia del ritorno ad un tempo in cui si ”piangeva di nulla”
Il ricordo del poeta è denso di nostalgia di quegli anni che furono e che, solo adesso, riesce ad intravedere nella loro interezza e nella simbologia che recano. Giovanni Pascoli abbina al suono delle ciaramelle un’immagine potentissima: il suono di mamma, ciò di più intimo e legato alla pace che possa esserci. E’ un vagare a quei momenti con una presa di coscienza dolce e amara al contempo, quando si era felici senza saperlo e si piangeva per ”cose da nulla”: le piccole cose infantili seppur, a quell’età dorata, risultino insormontabili. Ora il pianto è circoscritto alle pene dell’età matura, bramando quei tempi in cui, dolcemente, si piangeva nell’infanzia:
Suono di casa, suono di culla,
suono di mamma, suono del nostro
dolce e passato pianger di nulla.
Un suono che evoca un’ulteriore antica tradizione, quella del presepe: così come le l’immagini delle stelle in cielo che sembrano in attesa di qualcosa o, quasi, in contemplazione. Il suono diffuso dagli strumenti antichi giunge nell’etere come un canto di preghiera. Quello che negli anni dell’infanzia può apparire come uno scenario incantato si trasforma, da adulti, in un momento intimistico di contemplazione: le lacrime di cui parla Pascoli hanno una connotazione purificatrice dell’animo poiché lo dispongono ad un rinnovato equilibrio interiore: un dono – così come il suono antico – del Bambino che nasce in ogni presepe povero o ricco:
Non più di nulla, sì di qualcosa,
di tante cose! Ma il cuor lo vuole,
quel pianto grande che poi riposa,
quel gran dolore che poi non duole:
sopra le nuove pene sue vere
vuol quei singulti senza ragione:
sul suo martòro, sul suo piacere,
vuol quelle antiche lagrime buone!
Stella Grillo
Foto di copertina: Poesie sul Natale – Photo Credits: twitter.com