Discriminazioni, memoria, resilienza, diversità, i temi affrontati da Ricomincio da Rai Tre ieri sera. Ospiti Zingaretti, Autieri, Celestini
Cosa ci ha fatto scoprire il covid: che esistono lavoratori meno essenziali di altri alla società, e sono quelli del settore spettacolo. Che gli italiani di fronte alle restrizioni sono in grado di inventarsi le scuse più surreali per non obbedire, tanto da stilare una top ten delle 10 scuse più assurde accampate negli ultimi mesi da persone fermate dalle forze dell’ordine in pieno lockdown, anche a centinaia di chilometri dal luogo di residenza.
Si apre con queste riflessioni la seconda puntata del programma Ricomincio da Rai Tre a condotto da Stefano Massini e Andrea Delogu. Poi la carrellata degli ospiti, da Luca Zingaretti e Luigi Lo Cascio, dall’intervento di Alessandro Gassmann da Napoli ad Amanda Sandrelli, dalla performer e danzatrice Chiara Bersani a Lillo e Greg.
A Ricomincio da Rai Tre Luca Zingaretti interpreta Roberto Lerici
Apre Luca Zingaretti con Mio padre è morto di Roberto Lerici del 2008: il figlio sogna il padre morto a 18 anni, in guerra, partigiano. Gli racconta che giocava nella Lazio, che ha giocato anche con sua madre, che si è divertito ma che i fascisti non li sopportava. Con loro non ho giocato… ho sparato, sparato, sparato.
Quando mi hanno preso per fucilarmi non ho strillato. Poi gli dice Ammazza come dormi! e gli chiede Che ne hai fatto della vita che t’ho dato? Ride e aspetta divertito. Allora il figlio perde la pazienza: “Sembrava un ragazzino. Lascia perdere, papà, cerca di essere serio, di crescere… allora lui ha fatto spallucce e se ne è andato”.
“Raccontare il Covid in modo umano e semplice con la resilienza”
La chiave per capire le cose complicate è quello di smontarle e semplificarle, proprio come nell’opera di Lerici che racconta a noi la guerra in modo semplice.Sarà possibile fare lo stesso con la pandemia e in che modo? chiede Massini a Luca Zingaretti: “Con la resilienza – risponde – e mettendo in atto una seconda Resistenza, questa volta contro un nemico invisibile. Dopo potremo piangere i nostri morti come si fa sempre dopo una guerra e ricostruendo un mondo nuovo”.
Quale dettaglio del teatro fa innamorare un attore?
Poi il ricordo di Gigi Proietti scomparso il 2 novembre scorso. “A me gli occhi please” racconta Zingaretti, è stato uno dei primi pezzi portati in Accademia per diventare attore e ricordo di averlo visto per la prima volta insieme a mia madre”. Poi si torna a parlare del teatro e della nostalgia in questo periodo di forzata interruzione degli spettacoli dal vivo. “Ci si innamora non di una persona ma di un dettaglio di una persona.
Qual è il dettaglio che ti ha fatto innamorare del teatro?” chiede ancora Massini “La condivisione di una risata, un’emozione. Noi del mestiere ci dobbiamo preoccupare di far sentire alla persona che viene a vederci che sta condividendo un rito collettivo”. Condividere è il sale della vita. Lo si dice di una coppia che vuole essere felice. A maggiora ragione lo è per una comunità.
Claudio Bisio e il veleno della dittatura che assomiglia alla questione dell’acqua e del latte
Segue Claudio Bisio, io narrante di mezza età innamorato che parla della lotta tra il latte e l’acqua. “Se bevi il latte dopo l’acqua ti viene l’acido. E’ una cosa che ho imparato da piccolo e non l’ho mai fatto fino all’adolescenza quando ho voluto provare a trasgredire e ne ho pagato in prima persona le conseguenze. Quando mi sono innamorato e sono andato a vivere con Gabriella, ho scoperto che invece, lei fin da piccola beve un bicchiere d’acqua dopo il latte, senza avere nessun fastidio”.
Inquietante la metafora: se ti educano a ricevere e ad assorbire qualcosa di velenoso lentamente, gradualmente, pian piano ti ci abituerai e alla fine ti avvelenerai in modo tranquillo e inconsapevole. Un discorso che vale per il pensiero unico tipico delle dittature, che all’inizio, si servono di questa modalità per far accettare misure altrimenti improponibili, e che ritroviamo anche in tante altre dinamiche relazionali malate.
Serena Autieri e l’omaggio a Elvira Donnarumma
L’ospite successiva è Serena Autieri con La sciantosa di Vincenzo Innocenzo, omaggio a Elvira Donnarumma, cantante napoletana di inizio ‘900 che ha il coraggio di rifiutare un contratto con la Germania mentre fuori infuria la guerra. La sciantosa è piccola, rotondetta, “ma con dentro qualcosa di unico e la gente l’amava per quello”.
Ascanio Celestini e la morte dell’anarchico Pinelli
Il tema delle morte, ineludibile in questo frangente, a volte tragica, frettolosa e assurda, viene introdotto da Massini, che modula con grande fluidità l’alternanza tra interviste e spettacolo, attraverso il personaggio mitologico Atropo, che taglia i fili della vita. Come ad esempio è morto in modo apparentemente assurdo l’anarchico Giuseppe PInelli il 15 dicembre 1969, durante un interrogatorio. Dopo Dario Fo con Morte accidentale di un anarchico e’ la volta di Ascanio Celestini a narrarci della vicenda.
Viene accusato di far parte della strage di piazza Fontana, dove all’interno della Banca dell’Agricoltura esplode una borsa messa sotto un tavolo. Pinelli cade da un balcone mentre è nell’ufficio della Questura. E’ stato un incidente? Doveva morire perché non accettava di fare il capro espiatorio della strage? Defenestrazione? Malore attivo? E’ capace Baudelaire di inventare una definizione più originale di quest’ultima, malore attivo?
“Lavoro nello spettacolo e non c’è niente da ridere”
Poi in collegamento da Napoli con Alessandro Gasmann si ritorna a parlare della crisi dei lavoratori dello spettacolo e dei pregiudizi. Del tipo: musica e teatro non sono settori lavorativi essenziali.
E ancora, quando nel parlare comune si chiede: “Che lavoro fai?” e si risponde “L’attrice” poi l’altro chiede “Sì, ma per mangiare?” “L’attrice”. “Lavoro nello spettacolo e non c’è niente da ridere”. Fino a quando il lavoro nell’ambiente dello spettacolo sarà considerata soli attività nel tempo libero?
Giulio Scarpati e Valeria Solarino, invece, riportano sul palco Una giornata particolare diretto da Nora Venturini , ambientato nel giorno della visita di Hitler a Roma, il 6 maggio 1938. La città è in fibrillazione. Solo due persone non vanno: una donna sola, maltrattata da marito e un ragazzo omossessuale che si incontrano nel caseggiato dove abitano entrambi. Omaggio al film di Ettore Scola del 1977 e interpretato dalla coppia Marcello Mastroianni e Sofia Loren.
Ricomincio da Rai Tre, i temi migranti e diversità
Poi è la volta di Davide Enia nell’Abisso che debutta nel 2018. Ogni vita è sacra ma chi salvi per primo quando affondano due, quattro, cinque persone contemporaneamente? A chiederlo sono loro, le mani e i corpi delle persone che aiutano immigrati nei porti italiani.
Il tema dei migranti viene ripreso anche da Amanda Sandrelli che si rivolge agli ammainatori di vele che avvolgono fumi e coperte, con ancore e bandiere. Gente tatuata e dal volto audace per i tanti venti che li hanno battuti e si sono riempiti di coste, di luoghi che io non vedrò mai. Hey, uomini del mare odierno, spinti verso l’avventura odierna, a voi tutti, violenti, sanguinari, io vi saluto.
Segue il monologo ispirato a La tana di Franz Kafka interpretato da Luigi Lo Cascio, che esplora il tema della paura, ricorrente in questo 2020. Una paura che, in fondo dirà poi Lo Cascio, ci definisce molto di più rispetto alle cose che ci piacciono. Per questo forse può essere accolta invece che respinta. In teatro l’andare in scena è sempre accompagnato dal batticuore. E’ un sentimento atavico che può però dirci sempre tanto su noi stessi.
Poi l’omaggio a David Cross di Lillo e Greg. Una sequenza di audizioni dove il regista, a seconda delle raccomandazioni dell’aspirante attore, si trasforma di volta in volta in dittatore o galoppino.
La performer Chiara Bersani e L’unicorno gentile a Ricomincio da Rai Tre
Il finale è sull’onda dell’emozione e della necessità di emozionare il pubblico, con Chiara Bersani, danzatrice diversamente abile che conclude la seconda puntata della trasmissione con l’assolo L’unicorno gentile. Una creatura fantastica dalle mille suggestioni che la Bersani rende poetica col suo movimento.
Anna Cavallo