Che cos’è l’Invidia? Sentimento di astiosa irritazione di fronte alla ricchezza, al successo, alla felicità, alla fortuna o alle qualità altrui. E’ uno dei sette vizi capitali, secondo la dottrina cattolica, opposto alla virtù della carità, consistente nel dolore per il bene altrui, considerato come una lesione o una diminuzione del bene proprio.

La letteratura, il cinema, l’arte, ecc, nel corso della storia, hanno saputo rappresentare questa emozione producendo opere di grande bellezza. La storia dell’arte, ad esempio, è piena di artisti le cui opere altro non sono che la loro visione della vita. Ecco come l’invidia viene rappresentata e addirittura suscitata negli occhi di chi guarda. Di seguito verranno elencate alcune delle opere più invidiose realizzate fino ad oggi.

Giotto, Invidia - Photo Credits: gliscritti.it
Giotto, Invidia – Photo Credits: gliscritti.it

Giotto, Invidia, 1306

L’invidia è un affresco di Giotto, che fa parte del ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova. E’ un allegoria dell’invidia, inpersonificata da un’anziana con un serpente che le esce dalla bocca, simbolo del suo maledire, e le si ritorce contro colpendole gli occhi. Le fiamme si sprigionano ai suoi piedi per simboleggiare sia l’inferno, che il bruciare del desiderio delle cose altrui che arde come il fuoco.

Quest’opera porta alla riflessione su tale sentimento, purtroppo molto diffuso, che occorre imparare a conoscere e a riconoscere in quanto causa di gran parte delle sofferenze umane. L’invidia corrompe la vita, e gli effetti sono devastanti per tutti coloro che sono coinvolti, ma soprattutto per chi è abitato da questo terribile sentimento, come nel quadro di Giotto, la malignità proiettata verso l’esterno (il serpente), gli si ritorce contro colpendo i suoi occhi.

Sandro Botticelli, Calunnia - Photo Credits: bakeca.it
Sandro Botticelli, Calunnia – Photo Credits: bakeca.it

Sandro Botticelli, Calunnia, 1494

Botticelli volle reinterpretare un dipinto allegorico dell’artista greco Apelle, realizzato in risposta all’accusa calunniosa di aver cospirato contro Tolomeo. L’opera intitolata Calunnia è una rappresentazione in forma allegorica di comportamenti e meschinità umane, tra cui anche l’invidia. Realizzato durante la sua crisi spirituale e affascinato dalle prediche di Girolamo Savonarola, Botticelli attaccò la corruzione della Chiesa e invitava tutti a pentirsi prima del giudizio divino.

Sul trono, siede Re Mida, consigliato da due donne, ovvero Ignoranza e Sospetto. Davanti a lui un uomo con il cappuccio nero, rappresenta il Rancore che le tende la mano. Il suo abbigliamento simboleggia la condizione di povertà, di fallimento nella vita, che scatena l’invidia e quindi il rancore nei confronti di chi ha ottenuto successo. L’invidia è strettamente legata alla Calunnia, rappresentata come una bellissima ragazza, che tira per i capelli un calunniato. Dietro di lei, troviamo Insidia e Frode. Mentre sulla sinistra, discostate da tutto, sono raffigurate il Rimorso, come donna anziana, e la Nuda Veritas, con il dito rivolto al cielo, ad indicare l’unica giustizia, ovvero Dio. 

Hieronymus Bosch, I sette vizi capitali (invidia) - Photo Credits: alamy.it
Hieronymus Bosch, I sette vizi capitali (invidia) – Photo Credits: alamy.it

Hieronymus Bosch, I sette vizi capitali (invidia), 1525

L’opera I sette vizi capitali, è una composizione circolare che, secondo Bosh, simboleggia l’occhio di Dio. Al centro vi è infatti l’iride, con la rappresentazione della resurrezione divina, mentre la cornea è divisa in 7 parti e riproduce i sette vizi capitali: Ira, Superbia, Lussuria, Accidia, Gola, Avarizia e Invidia. Ai lati dell’occhio di Dio, vi sono quattro cartigli circolari, che rappresentano il Paradiso, l’Inferno, il Giudizio Universale e la Morte.

Nella rappresentazione dell’invidia, vi è una scena di genere. Due cagnolini non si accontentano di alcuni ossi che hanno a portata di mano, ed ambiscono ad afferrarne uno più grande tenuto da un signore affacciato ad una finestra. L’uomo, insieme a sua moglie, guarda, con profonda invidia, un uomo nobile che si diletta con un falco appoggiato sulla sua mano, così come la loro figlia, cerca di sedurre e conquistare un secondo uomo ricco, aspirando al suo portafogli. L’uomo sulla destra, che trasporta il pesante sacco sulla schiena, simboleggia la condizione di quanti sono oppressi da questo vizio, pesante e insopportabile.

Théodore Géricault, Alienata con monomania dell'Invidia - Photo Credits: Arteworld.com
Théodore Géricault, Alienata con monomania dell’Invidia – Photo Credits: Arteworld.com

Théodore Géricault, Alienata con monomania dell’Invidia, 1822

Gèricault, realizza il ciclo degli alienati, ovvero cinque dipinti che raccontano le storie drammatiche, di sofferenza e di emarginazione sociale, di cinque personaggi. Catturati in momenti particolari, il loro volto quasi si deforma fisionomicamente al culmine della loro mania. La particolarità di questi quadri, è che viene raffigurato solo ed esclusivamente il soggetto, abolendo il contesto e l’ambiente circostante. Dunque l’unica cosa che conosciamo è la loro espressione, i loro tratti mutati, i loro occhi iniettati di sangue.

Nell’opera Alienata con monomania dell’invidia, il soggetto è una donna anziana, pallida, magra e rugosa. Essa ha lo sguardo rivolto verso qualcuno accanto a se, ed i suoi occhi rossi e la sua bocca contratta lasciano trapelare tutta l’invidia che caratterizza la sua mania. La suggestività del quadro, sta nel riuscire a riconoscere quell’espressione, che noi tutti conosciamo. L’associazione tra l’anziana e l’invidia, è data dall’idea che essa abbia ormai un retrogusto retrogrado, un sapore di vecchio che non dobbiamo più tollerare. 

Edgar Degas, Ritratto di Manet e la moglie - Photo Credits: stilearte.it
Edgar Degas, Ritratto di Manet e la moglie – Photo Credits: stilearte.it

Edgar Degas, Ritratto di Manet e la moglie, 1869

Quest’ultima opera, affronta il nostro tema in maniera diversa. Infatti l’idea di invidia, non è rappresentato all’interno del quadro, come nelle opere precedenti, ma è parte integrante nella storia della sua realizzazione. Degas, infatti, dipinse un ritratto dell’amico Manet con sua moglie Suzanne, che suona il piano. Non si capisce bene se Manet è rapito dalla sua musica o sonnecchia, disteso sul divano.

Degas fu orgoglioso del risultato. Ma il suo amico Manet, non fu dello stesso avviso. Secondo le dicerie del tempo, infatti, Manet fu geloso e invidioso di Degas, tanto da deturpare il ritratto, tagliando il volto di Suzanne ed eliminando la sua figura. Forse perchè aveva ritratto Suzanne troppo bella, o troppo brutta. Oppure, perchè Degas, attento osservatore, individuò tra i due una crisi matrimoniale, fissando sulla tela il disagio tra i due e la noia dell’amico.

Federica Minicozzi