Gabrielle Coco Chanel, di cui si celebrano oggi i 50 anni della sua morte, è stata un’icona di eleganza senza tempo che ha lasciato la sua eredità nella moda, nel costume e nella società. È stata infatti la prima stilista del suo tempo a dare un enorme contributo all’emancipazione femminile, avendo innovato del tutto il concetto stesso di femminilità.
La storia di Chanel
Abbandonata dal padre Henri-Albert Chanel insieme alle sorelle dopo la morte della madre nell’orfanotrofio di Aubazine, dove risiedevano le suore della congregazione del Sacro Cuore, la piccola Gabrielle imparò l’arte del cucito e si lasciò influenzare da quelli che poi sarebbero diventati i pilastri del suo pensiero creativo: il bianco ed il nero e l’austerità.
Dopo qualche esibizione come cantante di cabaret, ad appena 18 anni, in un locale dove la leggenda narra che dal momento in cui intonò la canzone Qui qu’a vu Coco? tutti cominciano a chiamarla Coco, iniziò a lavorare come sarta presso la Maison Grampayre. Nello stesso anno conobbe Etienne de Balsan, suo primo amante e finanziatore che di certo contribuì alla nascita della maison. Nel 1909 infatti Chanel diede inizio alla sua carriera realizzando cappellini sobri, utilizzando la paglia e piccoli nastri in raso, determinando così il forte contrasto con quelli ingombranti che erano tanto in voga in quel periodo. Gabrielle nel 1909, incoraggiata da Boy, aprì un primo negozio di cappelli a Parigi. Fu proprio questo a decretare l’inizio del suo successo inarrestabile, per arrivare infine a Rue Cambon, la sede di quella che divenne la più celebre maison del mondo.
Coco Chanel e la rivoluzione dei tessuti
Cucire, tagliare, semplificare i tessuti era la sua vera passione, alla costante ricerca dell’abito perfetto, che avrebbe poi rivoluzionato a tutti gli effetti la storia del costume femminile dei primi del Novecento.
“La parte più difficile del mio lavoro è lasciare le donne libere di muoversi. Vestirle senza farle sentire “travestite”, senza che gli abiti le facciano sentire diverse”.
Abiti in jersey, tailleur in tweed e bouclè con la gonna al ginocchio, Le petite robe noire, il celebre tubino nero: innumerevoli sono state le sue creazioni. Ma uno dei suoi più grandi meriti fu quello di aver inventato la giacca, studiata apposta per armonizzarsi perfettamente con il corpo femminile, diventando poi un vero e proprio must have quando scoprì il tweed in un viaggio in Scozia.
E infine il tailleur Chanel, in gabardine, tweed o in jersey, una creazione sempre uguale a se stessa per la ricerca del taglio e l’accuratezza delle cuciture, ma non per i tessuti, sempre diversi e al passo coi tempi.
Una nuova idea di donna per Coco Chanel
Così Chanel, sempre rivoluzionaria, propose modelli sportivi, dalle linee semplici e morbide, al di là di ogni costrizione e in linea con la nuova tendenza salutista d’inizio secolo. In Francia infatti, si era al termine della Belle Époque, periodo della storia in cui le donne vestivano lunghi abiti neri stretti da bustini di stecche di balena. Un modello che Coco Chanel rivoluzionò, complice il cambiamento sociale imposto dallo scoppio della guerra che vide le mogli sostituire gli uomini nei luoghi di lavoro, proponendo una nuova idea di donna. Dedita al lavoro, dinamica e sportiva, all’insegna di quella che poté a tutti gli effetti essere considerata una moda democratica che sancì l’innata capacità della stilista di liberare il corpo della donna.
Lei che si considerava solo una sarta, rivoluzionò il concetto di eleganza femminile e il modo di vedersi e di piacersi delle donne. Proponendo infatti questa nuova idea di femminilità, Coco ideò abiti funzionali, pur senza rinunciare alla tanto agognata eleganza.
Dove la moda imponeva sfoggio ed eccesso, Chanel sceglieva l’essenziale.
Aurora Marino