Io non ho mai creduto che si possa distinguere l’umanità in due categorie, angeli e diavoli, siamo tutti dei medi peccatori”. Questa è una delle battute affidate all’attore Toni Servillo, che interpreta Giulio Andreotti, nel film “Il Divo“, regia di Paolo Sorrentino. Il film fece molto scalpore quando uscì nel 2008. Totalmente incentrato sulla figura di Andreotti, definito dal giornalista Mino Pecorelli, Il Divo, come un Cesare dell’antica Roma. Ma chi era davvero Giulio Andreotti e perché molte vicende giudiziarie lo vedono coinvolto?

Nato a Roma il 14 gennaio del 1919, proprio oggi avrebbe compiuto gli anni, Giulio Andreotti, è forse la figura più potente e controversa, nella storia della politica italiana, a cavallo tra il XX e il XXI secolo. Fin da giovane, studente universitario di giurisprudenza, affina le sue doti di comunicazione e di interesse alla politica. La sua carriera lo vede esordiente giornalista agli albori, di testate universitarie per studenti, ma la sua vocazione è il Parlamento Italiano. Diventa esponente di spicco della Democrazia Cristiana, partito leader del novecento nel nostro paese. Verrà ricordato come il politico, con il maggior numero di incarichi governativi, nella storia della Repubblica: 7 volte Presidente del Consiglio e 32 volte Ministro della Repubblica.

giulio andreotti-photo credits: giulioandreotti.org
Giulio Andreotti-photo credits: giulioandreotti.org

Andreotti, le controversie giudiziarie che lo coinvolgono

Agli innumerevoli successi politici e ruoli di spicco che vengono affidati a Giulio Andreotti, ultimo la carica di senatore a vita, si affiancano però le ombre dei vari processi giudiziari che lo vedono indagato. Viene sottoposto a giudizio dalla Procura di Palermo per “associazione per delinquere” ( ai fatti risalenti fino al 28 settembre del 1982). Si aggiunge poi il capo di accusa di “associazione mafiosa ( dal 29 settembre del 1982 in poi). Le pesanti ipotesi di reato che riguardano L’Onorevole Andreotti, sono avvalorate dalle testimonianze dei pentiti di mafia, tra cui Tommaso Buscetta, che successivamente rivedrà e cambierà versione su molte accuse mosse in precedenza.

Nonostante le dichiarazioni degli ex mafiosi, a Giulio Andreotti non sono mai state implicate responsabilità negli atti illeciti o nei delitti compiuti da Cosa Nostra. Tra i più noti alle cronache si ricordano l’omicidio del giornalista Mino Pecorelli e del presidente della regione Sicilia, Piersanti Mattarella. A seguito delle vicende giudiziarie, Giulio Andreotti sosterrà pubblicamente negli anni 80 e 90, molte iniziative per la lotta contro la mafia. Come il decreto che riportò in carcere i mafiosi del maxi processo, usciti per decorrenza dei termini.

giulio andreotti in aula processuale-photo credits: vulcanostatale.it
Giulio Andreotti In aula processuale-photo credits: vulcanostatale.it

L’opinione pubblica divisa

Dopo che la sentenza di primo grado aveva concluso per l’assoluzione, la Cassazione si esprime sull’imputato Giulio Andreotti. Dichiara “un’ autentica, stabile ed amichevole disponibilità dell’imputato verso i mafiosi, fino alla primavera del 1980“,peraltro ormai coperto da prescrizione e conferma l’assoluzione della prima sentenza, per il periodo successivo al 1980. L’opinione pubblica, scossa dagli attentati cruenti degli anni 70-80, si divide sui fatti che riguardano l’Onorevole. Fervente cattolico, Andreotti è sempre stato appoggiato e difeso dalla Chiesa. In molti però, tra elettori, colleghi e giornalisti, non vedono di buon grado, le pesanti accuse mosse contro di lui. Le controversie giudiziarie, si dice che abbiamo addirittura compromesso, la sua ipotetica candidatura a Presidente Della Repubblica. Infatti nel 1992, il partito non parlò mai di una candidatura di Andreotti. Sarà così eletto Oscar Luigi Scalfaro.

Giulio Andreotti muore nel 2013. Oggi riposa nel monumentale cimitero del Verano a Roma. La sua morte si porta dietro di sicuro una carriera brillante, ma anche una serie di aneddoti istituzionali. Quesiti nella storia della politica italiana, che da anni ancora non trovano una risoluzione. L’Italia sarà mai all’altezza di sciogliere questi dilemmi e sopratutto sarà pronta ad accoglierne le verità, anche quelle più scomode?

a cura di Chiara Bonacquisti

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