Non si presentano come attori atteggiati, o imbellettati dentro chiome o parrucche. Tutto si consuma nel loro restare eternamente nostrani, di casa. Come un parente, un po’ sgualcito o appena sveglio, si mostra senza alcun vezzo, sullo stesso stile sono Aldo, Giovanni e Giacomo, stasera in tv in “Tre uomini e una gamba“. Un film del 1997 di Massimo Venier. Nessuno, neanche loro tre, si aspettavano il successo del viaggio Milano–Gallipoli, seguito seduti dalle poltrone delle sale d’Italia.
Il trio, per onestà o per scommessa, non pretese alcun compenso per le riprese. Chiedendo solo una percentuale finale sugli incassi ottenuti. Quaranta miliardi di vecchie lire incassati al botteghino, con tutto l’affetto che gli spettatori riservarono per questi ragazzi tutto ‘core’ e carnalità; cresciuti sul palcoscenico e approdati in tv. Ospiti fissi a “Mai dire Gol“, originali, in sintonia tra loro, con affiatamento genuino. Come appena scesi dal pullman di una gita scolastica, trascinatori come i buoni amici degli anni del liceo. Tra le risate gridate al vento che di più belle e sonore non ce ne saranno.
Tre uomini in gamba…
Forti della loro comicità, propria anche nei nomi di battesimo che lasciano ai personaggi che interpretano, Aldo, Giovanni e Giacomo sono tre cognati. Lavorano come commessi nella ferramenta del cavalier Eros Cecconi (Carlo Croccolo), suocero ricco, volgare e arrogante, imprenditore romano e tiranno della famiglia; catenacci d’oro al collo e le sue raccomandazioni “nun me fate fa figure de mmerda“. Inizia un viaggio da Milano verso Gallipoli, al volante ma a sciorinare ricordi. A cambiare cassette, lato A e lato B, come si rigirano in testa i pensieri. Tra la malinconia di “Luci a San Siro“, “..io quando ho amato, ho amato dentro gli occhi suoi..”, di un Vecchioni che sa quali corde del cuore toccare.
Il motivo della partenza è il matrimonio di Giacomo con la terza sorella Cecconi (Luciana Littizzetto). Con loro viaggia anche il cane bulldog del suocero, Ringhio, “Ringhio a papà fai sentì a vocetta tua“; e una preziosa scultura di legno a forma di gamba realizzata dal noto e quotato artista Garpez, ultimo acquisto del sor Cecconi. La consegna della gamba al legittimo proprietario, sembrerà l’ultimo compito da assolvere. Chissà se il viaggio trasformerà i compagni. E se nessuno, da allora, sarà più lo stesso, in fuga verso nuove vite.
Milano-Gallipoli senza ritorno
“Stasera siete tutti invitati al ‘Gambrinuse’ il ristorante, così ve presento er prete”. A parlare è Carlo Croccolo, il suocero del film. Una voce peretta, romano ‘de borgata’. L’attore di Castel Volturno che fu l’unico doppiatore di Totò autorizzato dall’attore stesso, quando il principe de Curtis era quasi cieco. In “Tre uomini e una gamba“, stasera in tv, riassaporeremo l’arte di sapersela cavare di Ajeje Brazorf. Il passeggero di tram, senza biglietto, interpretato da Aldo, che inventa il nome straniero per non prendere la multa dal controllore, Giovanni. La simpatia di una storia ordinaria, presa dalla strada, inserita nel film, in bianco e nero tipico del neorealismo. E viene in mente, quel che diceva Monicelli, “i film non vengono bene perché non si prende più l’autobus..”.
E impareremo il primo soccorso ad una colica renale, quando Aldo suggerisce al ‘professorone’, calmante e dose per l’endovena. Tiferemo per la partita di calcio, tra tronchi di legno conficcati sulla sabbia, ma che sarà pur sempre Italia–Marocco. Con il sottofondo di “Che cos’è l’amor, è un sasso nella scarpa, che punge il passo lento di bolero..”, ritmo caraibico che sembra suonato da un mandolino poco distante, di Vinicio Capossela. La gamba di legno sarà il palo della porta, e tra colpi di reni e il gol a tuffo di Aldo che sbuca da sotto la sabbia, impareremo a perdere, ma con onore.
Siamo in ritardo di una vita…
“E voi cosa fate nella vita?”. “Lavoriamo nella meccanica di precisione…“. Per dire con le parole di Giovanni, che avevano un negozio di ferramenta. Non c’è sequenza del film che non sia diventata parte del nostro immaginario, del repertorio di battute allegre e d’effetto che tiriamo fuori, quando ci sentiamo caciaroni come il siculo Aldo, pignoli come Giovanni, contro corrente e scrupolosi come Giacomo. Stasera in tv “Tre uomini e una gamba“, segnate tutti la frase che più tornerà utile: “così domani ti sposi? Sì, ma niente di serio“.
Tutto nel cinema, e in questo film, sia che vogliamo essere critici o spettatori, ha quasi sempre un significato da cogliere nelle impressioni. E che cosa sarà la follia, la comicità pazza di Aldo, Giovanni e Giacomo, se non la forza istintiva dell’amore e della giovinezza? E come si legge nel “Elogio della follia“, di Erasmo da Rotterdam: “Vadano pure quegli schiocchi dei mortali in cerca delle Medee, delle Circi, delle Veneri, delle Aurore, e di una non meglio identificata fontana per recuperare la giovinezza!“. In realtà, capiremo che, meglio di una risata, non esiste miracolo per fermare il tempo.
Federica De Candia per MMI e Metropolitan Cinema. Seguici sempre!