Che cos’è il Sogno? E’ un’attività psichica che si svolge durante il sonno, caratterizzata da impressioni visive, sensazioni e pensieri non coordinati tra loro logicamente ma esprimenti desideri, ricordi, emozioni inconsce. Spesso viene messo in relazione con fatti della vita reale presente o passata, e considerato come un presagio di avvenimenti futuri, quasi premonitore. Il sogno, viene definito talvolta incubo, se emotivamente provante da svegliare chi lo fa.
La letteratura, il cinema, l’arte, ecc, nel corso della storia, hanno saputo rappresentare queste emozioni producendo opere di grande bellezza. La storia dell’arte, ad esempio, è piena di artisti le cui opere altro non sono che la loro personale e sognatrice visione della vita. Ecco come il sogno viene rappresentato e addirittura suscitato negli occhi di chi guarda. Di seguito verranno elencati alcuni degli artisti più sognatori della storia dell’arte.
Sconosciuto, Fauno Barberini, 220 a.c.
Il Fauno Barberini è una delle sculture più celebrate e ammirate dell’Ellenismo greco. Proveniente da Pergamo, fu ritrovata nel 1624, in uno dei fossati di Castel Sant’Angelo, ed entrò a far parte della collezione del cardinale Barberini, da cui prese il nome. La statua, in marmo, rappresenta un fauno addormentato sopra una roccia, profondato in un sonno inquieto, probabilmente in seguito ad una memorabile sbornia. Lo scultore gioca così sul contrasto tra l’innocenza del sonno e la sensualità della posizione.
Se non fosse per le orecchie a punta e per la coda che sbuca dietro, sembrerebbe un bellissimo e sfacciato giovanotto, in una posa impudica mostrando i genitali, come ci si può aspettare da un personaggio mitologico come il fauno, dotato di spirito sensuale e disinibito. La sua eleganza, stupisce per la semplicità con cui le linee del corpo sono tracciate nel marmo. Esso da vita ad una struttura anatomica che, anche se scomposta, rivela una grazia riservata solo alle figure mitiche. Non fu facile, in effetti, mantenere una anatomia elegante in una figura dalla posa asimmetrica, ricercatamente sgraziata.
Johann Heinrich Füssli, Incubo, 1781
L’incubo di Füssli, ha come titolo originale Nightmare. Secondo la lingua scandinava si può tradurre come cavalla notturna, una leggenda mitologica del luogo. Essa era un piccolo demone che, durante il sonno, poteva sedersi sul petto dei dormienti causando ansia e incubi notturni. Secondo l’artista quest’opera fu l’immagine di un sogno, con le conseguenze che l’incubo sta avendo sulla donna, ovvero un’immagine onirica che rappresenta simbolicamente il brutto sogno.
La donna addormentata in primissimo piano, è appoggiata sul bordo di un letto, con la testa e le braccia che pendono verso il basso. L’idea di “peso morto” verso terra, dà quasi la sensazione che la ragazza in realtà sia morta a causa di questi demoni che le hanno prosciugato la vita. Sul suo petto c’è un demone, che definisce l’idea di Nightmare, ovvero una paurosa esperienza simile ad un peso sul petto, come una paralisi del sonno o terrore. Nell’oscurità totale del quadro, spunta anche la testa di un cavallo con gli occhi sbarrati, a riprova del fatto che quest’opera si riferisce alla paura mitologica tedesca della cavalla notturna.
Francisco Goya, Il sonno della ragione genera mostri, 1797
Nell’incisione in acquaforte di Goya, il soggetto dell’immagine è un uomo, in abiti da camera settecenteschi, addormentato ad una scrivania, sul quale vi è riportato il titolo dell’opera: Il sonno della ragione genera mostri. L’uomo è colto in un sonno profondo e la sua testa è abbandonata sul piano del tavolo. Sopra di lui aleggiano alcuni grossi mostri, e uccelli notturni, tra cui civette e pipistrelli.
Secondo le varie interpretazioni, l’uomo potrebbe essere lo stesso Goya, e la folla di animali che sta alle sue spalle, sono solo il frutto della sua immaginazione. La fantasia, se lavora senza ragione, può creare elementi irreali, ma quando fantasia e ragione collaborano, possono diventare uno strumento imbattibile. Quindi, aldilà di una rappresentazione figurativa semplicistica del sogno, vi è una questione filosofica più complessa. Quest’opera quindi esprime la fede illuminata di Goya nel valore della ragione, insidiata dai mostri dell’irrazionale.
Salvador Dalì, Sogno causato dal volo di un’ape, 1944
Sogno causato dal volo di un’ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio, è il titolo completo di quest’opera, realizzata da Dalì in modo visionario e surreale. E’ ispirato da un sogno della amata moglie, e di un’associazione di immagini scatenata dal rumore ronzante di un’ape che volava intorno alla donna durante il sonno. Questo suono genera l’immagine del pungiglione, che nel sogno diventa una baionetta e il senso di pericolo genera l’immagine delle due tigri, nere e gialle come l’ape.
Tutta la scena è, tipicamente, surreale e segue le regole dell’inconscio. Da una melagrana spaccata esce un grande pesce rosso, dalla cui bocca fuoriesce un’enorme tigre. Dalle fauci di quest’ultima, ne esce una seconda mentre l’azione prosegue con un fucile a baionetta la cui punta sta per toccare il braccio della donna. La scena riserva altre visioni surreali. In primo piano una piccolissima ape vola intorno ad una melagrana, mentre sullo sfondo un elefante dalle zampe scheletriche porta sulla sua groppa un obelisco di pietra.
Marc Chagall, Il sogno di Giacobbe, 1963
Chagall, per le sue opere attinge alle vaste storie raccontate nella Bibbia, reinterpretate attraverso un alfabeto colorato e vivace. Nell’opera il Sogno di Giacobbe, l’iconografia prende spunto dall’Antico Testamento, in cui si narra come Giacobbe ebbe in sogno una visione di una scala che saliva al cielo dalla quale salivano e scendevano angeli. Il racconto biblico è facilmente distinguibile nella parte sinistra del dipinto, anche se di carattere folkloristico e lontano da qualsiasi solenne rappresentazione dell’evento religioso.
La parte destra del dipinto è difficilmente decifrabile rispetto al tema, ma mi vi si riconoscono chiaramente le origine della sua stirpe, ovvero il figlio di Isacco. Questo lo si denota dalle scene rappresentate in basso a destra, del sacrificio di Abramo e la crocefissione di Cristo. Così come l’angelo centrale con in mano la Menorah (candelabro ebraico) riconduce alla sua cultura ebraica. L’attenta divisione dell’opera in due parti, data anche dalla varietà tonale e cromatica, indicherebbe due distinte realtà, quella terrena e passata a destra, e quella spirituale e futura di sinistra.
Federica Minicozzi