L’attrice Keira Knightley ha rivelato durante un’intervista al podcast Chanel Connects del quotidiano britannico Métro, che non si presterà più a girare delle scene di sesso orchestrate da un regista uomo. La causa “in parte per vanità” ed in parte per la questione del “male gaze”, sguardo maschile. Questo è messo sotto accusa dalle femministe che, notoriamente guidate dalle teorie della critica Laura Mulvey negli anni 70, lo ritennero responsabile della visione oggettivizzante e stereotipata delle donne, nell’industria cinematografica.

La straordinaria attrice ha infatti criticato il fatto che per tali scene si cerchi sempre “qualcuno che sembri sexy“. La posizione di Knightley non è solo ideologica, ma anche di carattere più puramente artistico ed estetico, non volendo più partecipare a “quelle orribile scene di sesso in cui sei tutto sudato e tutti grugniscono”.

Keira Knightely preferisce ruoli storici

Non è nemmeno la prima volta che Keira Knightley si ribella e porta testimonianza, essendone la prima direttamente implicata, contro la condizione dei personaggi femminili al grande schermo. Già nel 2018, durante la promozione del film Colette, l’atttrice britannica, che spesso interpreta ruoli di donne di epoche passate, aveva dichiarato al famoso magazine Variety.

non recito troppo nei film moderni perché i personaggi femminili si fanno praticamente stuprare tutto il tempo. C’è sempre qualcosa di spiacevole nella maniera in cui le donne sono ritratte, mentre i loro ruoli sono nettamente più ispiranti nelle opere storiche.

L’attrice ha inoltre recentemente preso parte al film Misbehaviour, (Il concorso) di Philippa Lowthorpe, sulle vicende di un gruppo di donne che si ribellano durante un concorso di bellezza nel 1970. Contraria chiaramente alla rappresentazione oggettivizzante del corpo femminile, Keira Knightley non è tuttavia completamente intollerante al nudo: tutto dipende, giustamente, dal contesto. Ella ha dichiarato che vi si presterebbe in caso di “un film su un percorso di maternità e l’accettazione del proprio corpo, ma ci dovrebbe anche essere una regista donna.”

Sara Livrieri

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