Cos’è il manuale Cencelli?
Il manuale Cencelli viene rispolverato ogni volta che nasce un nuovo governo. Solitamente, da un punto di vista prettamente giornalistico, assume un significato negativo, perché ritenuto un metodo di mera spartizione politica a danno della meritocrazia. A questa tradizione non è scampato neanche il neonato governo di Mario Draghi.
Quando nasce il manuale Cencelli?
Il manuale nasce ufficialmente nel 1967, quando Adolfo Sarti, con Cossiga e Taviani, dà vita alla corrente dei “pontieri”, nata per tentare di unire la maggioranza e la sinistra, che al congresso Dc di Milano prende il 12 per cento. “Quando si dovette decidere il nuovo governo perché dopo ogni congresso scudocrociato si faceva un esecutivo bilanciato su vincitori e vinti, mi fu affidato il compito di bilanciare ministri e sottosegretari secondo i nuovi rapporti di forza. E io mi inventai questo metodo. Abbiamo il 12 per cento? Avremo il 12 per cento dei posti…”, racconta Massimiliano Cencelli. Secondo il suo ideatore il manuale era quanto di più democratico potesse esserci perché ogni corrente otteneva in base alla propria forza congressuale.
Massimiliano Cencelli, il piccolo chimico politico
Quel che possiamo immaginare è che il lavoro di Cencelli fosse estremamente complesso, poiché, da un lato, le correnti all’interno della Democrazia Cristiana erano numerose, ma, inoltre, erano come delle variabili impazzite che mutavano continuamente, per qualità e, soprattutto, per quantità, per cui anche i calcoli per le corrette assegnazioni delle varie cariche ed incarichi, andavano aggiornati continuamente. “Alla fine sulla scrivania tenevo sempre una calcolatrice e un faldone aggiornato sulle fibrillazioni interne. Una vitaccia”. Continua Massimiliano Cencelli: “C’è stato un momento in cui avevo un potere enorme: i posti di governo passavano tutti dalla mia scrivania. E un vice presidente americano mi confidò che il mio sistema era utilizzato anche a Washington”, rivela Cencelli.
Stefano Vori