Dei detective, un serial killer, la Città degli Angeli immersa negli anni ’90, sembra una ricetta già cucinata centinaia di volte dal sapore ormai non più nostalgico, eppure “Fino all’Ultimo Indizio” (“The Little Things” in inglese e devo dire che questo titolo racchiude davvero l’essenza dell’opera) di John Lee Hancock in realtà è la ricetta originale.
Il film che vede riunito un trio da Oscar d’eccezione, Denzel Washington, Rami Malek e Jared Leto, doveva essere il precursore delle pellicole thriller dai tocchi noir, sì perché doveva essere realizzato nel lontano 1993, ma il suo destino infausto lo ha trasportato nel 2021 e forse questo gli ha fatto perdere il suo primato.
Sinossi
Los Angeles 1990, un serial killer ha trasformato la città in un incubo: sempre più ragazze scompaiono e sempre più cadaveri devastati vengono ritrovati. Joe “Deke” Deacon (Denzel Washington), ex detective e ora vice sceriffo di Kerm, viene inviato in città per delle mansioni, ma si imbatte nel Sergente Jim Baxter (Rami Malek) e nella sua disperata ricerca del Killer. Quest’ultimo conoscendo la fama dell’ex detective gli chiede un aiuto per il caso, che si trasformerà in una battaglia mai finita con il passato. Le ossessioni di entrambi si scontreranno con Albert Sparma (Jared Leto), un commesso di un negozio di elettrodomestici ambiguo, misterioso e fuori dalle loro logiche. “Il passato diventa futuro e il futuro diventa passato”, i tre uomini rimangono bloccato in questo loop tragico e infinito, non ci sono via d’uscite, forse solo una o è semplicemente una scappatoia provvisoria?
Hancock, il casetto e Fino all’Ultimo Indizio
Chi mi conosce sa quanto io ami le pellicole thriller, e più sono ansiogene, disagianti e spiritualmente angoscianti, più io sono “una bimba” felice. Quindi quando la cara Warner Bros. mi ha spedito “Fino all’Ultimo Indizio”, con questo cast mostruoso (con Jared Leto soprattutto perché sono una fangilrZ di quelle brutte! NdA), mi sono detta: “Ecco, questo sarà il mio film!“. Poi però qualcosa mi ha lasciato perplessa.
Un ex detective con un passato oscuro che si incontra per caso con un giovane detective con voglia di fare, anello di congiunzione un serial killer imprendibile, ecco fino qui tutto normale. Poi entra in gioco un personaggio ambiguo, di quelli che ti fanno pensare “ok è lui, non vabbè non lo è, dai forse sì, ma forse anche no!!!“, ma anche nel suo caso nulla di nuovo. Allora fino alla fine hai la sensazione che in realtà il film lo hai già visto, diversi attori, diversa città probabilmente, ma storia totalmente uguale. A un certo punto inizi pure a prevedere scene e finale, anche se quest’ultimo ti stupisce nonostante ti aspettassi qualcosa del genere. Allora dove sta l’originalità di questa pellicola?
Bèh, sta nel fatto che è l’originale!
Perché se John Lee Hancock fosse riuscito a dare vita al suo script nel 1993, cioè quando lui ha scritto e progettato tutte “le piccole cose” della sceneggiatura, “Fino all’Ultimo Indizio” sarebbe stato la pietra miliare del genere Thriller/Noir. Ogni pellicola si sarebbe ispirato ad esso, da “Seven” e “Zodiac” di Fincher, a “Fargo” dei fratelli Cohen a “Memento” di Nolan, solo per citarne alcuni.
Invece il progetto fu rifiutato da regista a regista, Spielberg, Eastwood e persino DeVito, quindi Hancock ha preso tutto e lo ha custodito in un cassetto, sperando in una realizzazione. Ma dopo 28 anni di speranza, il regista/sceneggiatore ha preso in mano la situazione: il suo film avrebbe preso vita finalmente, grazie a lui stesso. Ed eccolo che si ricirconda della sua crew (il direttore della fotografia John Schwartzman, lo scenografo Michael Corenblith, il montatore Robert Frazen, il costumista Daniel Orlandi e il compositore Thomas Newman) e chiama tre attori da Oscar per ricreare il trio perfetto del suo immaginario. C’è tutto ora, quindi dà il via alla realizzazione del thriller che avrebbe dovuto ispirare altri thriller.
La mia (ri)valutazione
Il mio scetticismo iniziale e la mia perplessità si concentravano nel fatto che avevo la strana sensazione di aver già visto questo film. I protagonisti, le dinamiche, la città come semplice scenografia, il serial killer introvabile, le vittime tutte uguali, il tutto non suscitava in me la nostalgia del noir, ma quasi la noia della ripetizione. E dentro mi chiedevo il perché Hancock avesse scritto e diretto una pellicola che di nuovo non ha nulla, o che comunque non avesse reso suo qualcosa che già esistesse.
Però effettivamente la storia ha un fattore X intrinseco, soprattutto nel personaggio di Sparma che Leto, paradossalmente, rende ancora più caotico nella sua calma. Ma anche nel concetto del passato che ritorna in modo prepotente, in quello della colpa che si ripete come una maledizione che passa da anima a anima solo perché queste due sono affine, c’è qualcosa di diverso rispetto ai film simili, qualcosa che dà unicità.
Poi leggo la storia della pellicola, la sua esistenza chiusa, che magari è sfuggita in qualche modo e come un sussurro ha ispirato altri scrittori e registi, e mi dico “allora sì, c’è quel ‘qualcosa’ che doveva essere un’innovazione che poi si è persa“.
Quindi ecco che il tutto prende un diverso spessore, si comprende che è una storia rimasta sospesa nel tempo, che doveva nascere, crescere e svilupparsi in un’altra epoca cinematografica, e che ora è quasi un’eco.
In ogni caso, il trio Washigton, Malek e Leto funziona. Sul primo non c’è nulla da dire, il caro vecchio Denzel ormai è una colonna che difficilmente si smuove; Rami, a parte una scena in cui è tornato il piccolo Mr. Robot, riesce a stare al passo dei due; infine c’è Jared, che è grandioso sempre (e non sono poco obiettiva! NdA) e dà spessore a ogni personaggio che interpreta anche se marginale.
Quindi per me dovete vederlo, soprattutto se siete patiti del genere!
“Fino all’Ultimo Indizio” è arrivato in Italia in esclusiva digitale venerdì 5 marzo, è disponibile per l’acquisto e il noleggio su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV e solo per il noleggio premium su Sky Primafila e Infinity.
Nel cast, oltre ai tre sopracitati, ci sono anche Natalie Morales (“Battle of the Sexes”), Terry Kinney (“Mile 22”, “Billions” per la TV), Chris Bauer (“Sully”, “The Deuce”per la TV), Joris Jarsky ( “Bad Blood”per la TV), Isabel Arraiza ( “Pearson”per la TV) e Michael Hyatt (“Crazy Ex-Girlfriend”).
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Maria Francesca Focarelli Barone (BatMary)