Il primo Dpcm di Mario Draghi ha solo 3 giorni, ma sembra già vecchio: quello entrato in vigore il 6 marzo, e valido per un mese, sembra infatti prossimo a subire ‘qualche’ modifica, in vista dell’ipotesi – sempre più vicina – di un lockdown generalizzato di 3 settimane. Deja-vu? Probabile, ma sta volta il senso di familiarità non corrisponde ad un sogno, e Conte se la starà ridendo sotto i baffi. Criticato per i continui cambi di rotta e le comunicazioni sempre troppo a ridosso delle eventuali chiusure, l’ex premier starà avvertendo un senso di rivincita, dato dalla consapevolezza – mai così forte – di quanto al Covid non importi di niente, men che meno dei tempi. Al virus piacciono le sorprese. Ed ecco quindi spiegata la totale mancanza di rispetto nei confronti di chiunque avesse bisogno di organizzazione. La situazione epidemiologica non attende, e quella dell’Italia è in netto peggioramento.
I cambiamenti sembrano dunque riguardare tutto il decreto, o comunque gran parte del suo contenuto, trasformando il famoso “metodo selettivo” nella totale democraticità per il Paese: per un’Italia ancora unita. Già per oggi è previsto un vertice della cabina di regia a Palazzo Chigi, dove i ministri Speranza, Gelmini, Giorgetti, Franceschini e Bonetti, insieme al sottosegretario Garofali, faranno il punto della situazione con gli esperti del Cts e il commissario all’emergenza Figliuolo. L’arrivo di misure più rigide è certo. Ma, a differenza del Covid, a noi tocca aspettare per sapere quali saranno.
Francesca Perrotta