Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Prendiamo il nostro aereo e da Los Angeles andiamo a Venezia. Parleremo di un film controverso che ha vinto il Leone d’oro nel 2002. Un atto d’accusa contro le ipocrisie della chiesa irlandese. Abbiamo dedicato questa puntata a “Magdalene” di Peter Mullan
Magdalene e la denuncia conto la chiesa irlandese
Con “Magdalene” Peter Mullan racconta la storia di tre giovani donne irlandesi che è un vero e proprio atto di denuncia contro la chiesa locale. Al centro del film la questione delle Magdalene, istituti religiosi irlandesi in chi venivano rinchiuse donne che dovessero espiare i propri peccati come, ad esempio, un figlio fuori dal matrimonio. Luoghi dove queste donne lavoravano come lavandaie ed erano vittime di umiliazioni fisiche e verbali. Un film di denuncia che evidenzia come ci sia sempre del marcio dove si specula sull’ignoranza e la miseria dei deboli.
Mullan in questo lungometraggio rispetta pienamente i canoni di un film del genere come un tutti personaggi tipici come la carceriera sia vittima che carnefice. Il regista inglese è abile a intrecciare momenti di realismo ad altri simbolici come la ribellione di una delle protagoniste. Pur molto sensibile sull’argomento come un leone affamato di verità si scaglia irriducibilmente contro le ipocrisie di una chiesa irlandese malata. Lo fa non disdegnando sequenze di torture fisiche e morali.
Una vittoria sorprendente
Quando nel 2002 il Leone d’oro a Venezia venne a assegnato a “Magdalene” fu un verdetto sorprendente. Da un lato c’era la parte della critica che reputa questo film di una forza sorprendente. Un lungometraggio che portò sullo schermo un mondo di violenze raccontato poi a sua volta con successo dal film “Philomena”. Nella pellicola di Stephen Frears la protagonista è per l’appunto un ex ragazza madre irlandese che cerca di ritrovare il figlio nato nel convento dove era stata rinchiusa.
Dall’altro c’era chi avrebbe preferito a questo film altre pellicole giudicate più forti come “Lontano dal paradiso” di Todd Haynes. “Magdalene” invece avrebbe vinto per la presenza si un presidente di giuria donna come Gong Li. Una vittoria di un film la cui storia sarebbe stato, per parte della critica, meglio raccontare in un documentario. Questo per evitare la caduta in un clichè da film dossier televisivo.
Stefano Delle Cave