La capsule Mango lanciata in occasione della festa della donna

L’otto marzo Mango ha lanciato una capsule collection in collaborazione con l’artista messicana Ana Leovy. La collezione comprende due magliette e una tote bag per la linea Woman, che presentano illustrazioni dell’artista e sono realizzate con materiali sostenibili.

Ana Leovy è una giovane artista messicana che lavora principalmente con gouache (colori a tempera dall’effetto finale più coprente e più opaco) e acrilici. Attraverso il suo lavoro celebra la diversità, intrecciando diverse storie attraverso forme e colori e lasciandosi ispirare dai suoi sentimenti, sogni e dalla vita quotidiana. Le donne protagoniste dei suoi lavori sono tutte diverse tra loro e determinate. Vivono in mondi vivaci e sono spesso una fusione tra la vita reale e la sua immaginazione; insieme formano gruppi e legami d’amore, un approccio tipico di chi come Ana sostiene cause come l’empowerment, la diversità e l’uguaglianza.

“Sia nel mio lavoro che nella mia vita, questa dualità di forza e sensibilità che noi donne abbiamo è qualcosa che mi ispira costantemente. L’opportunità di celebrarle oggi con il mio lavoro è per me molto importante. E’ un onore poter collaborare per rendere omaggio e sostenere la lotta per la parità di genere”.

I profitti delle vendite di questa collezione saranno donati alla Fundación Vicente Ferrer (FVF) per promuovere i suoi progetti per la parità di genere nel sud dell’India.

Promuovere la parità di genere nel sud dell’India

Attualmente, i progetti dedicati alle donne del FVF si concentrano sulla riduzione dei divari di genere (soprattutto educativi ed economici). La collaborazione tra Mango e la Fundación Vicente Ferrer è iniziata nel 2005 e da allora è continuata ininterrottamente in diversi tipi di progetti e aree di azione dell’organizzazione.

Scopi etici e fast fashion sono conciliabili?

Ricordiamo però che, nonostante la lodevole inziativa e l’intento di Mango rendere i suoi capi sempre più sostenibili, stiamo sempre parlando di uno dei colossi del Fast Fashion.

L’abbigliamento Fast Fashion ha un costo decisamente inferiore rispetto ad altri modelli di produzione, come ad esempio il modello seguito dal movimento della Slow Fashion. Questi costi ridotti sono dovuti principalmente alla produzione, che avviene in paesi estremamente poveri come Bangladesh, Cambogia, India e Cina. Le materie prime utilizzate, non vengono sottoposte a controlli chimico-fisici e sono nocive per chi le lavora e per chi le indossa.

Materiali di quinta scelta e soprattutto sfruttamento della manodopera a basso costo. Uno sfruttamento sociale che coinvolge bambini e donne. Donne sorelle di quelle che la capsule vuole difendere. Un controsenso? Pinkwashing? Un modo per spostare l’attenzione dai danni del fast fashion?

Ricordiamo inoltre che il Fast Fashion, contribuisce in modo diretto all’inquinamento ambientale causato dall’industria tessile, la seconda più inquinante al mondo.

Quindi apprezziamo l’impegno di Mango nel sostenere l’empowerment femminile e la parità di genere ma cerchiamo sempre di diffidare dai grandi colossi della moda e di prediligere marchi etici e piccoli brand sostenibili.

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@Milavagante