Il discorso tenuto a Sanremo da Barbara Palombelli ha destato molte polemiche a causa della velata (ma in fondo neanche troppo) misoginia di cui era intrinseco. Per l’ennesima volta, infatti, la televisione di Stato ha pensato fosse consono mandare in prima serata il messaggio per cui esistono “le vere donne”, quelle che si comportano come ci si aspetta, e donne che invece non meriterebbero di essere considerate tali, colpevoli di infangare i retaggi patriarcali ancora pericolosamente presenti nella nostra cultura.
E mentre a Napoli si è consumato l’ennesimo femminicidio, il tredicesimo dall’inizio del 2021, Barbara Palombelli ha pensato bene di rincarare la dose del monologo sanremese in occasione di un’intervista concessa alla pagina Faceook “Io le donne non le capisco” (che fa parte del circuito di Radio Radio).
Barbara Palombelli: “Le donne non hanno bisogno di una festa e sono le prime nemiche di loro stesse”
Nel corso dell’intervista, oltre ad aver affermato che la causa principale della rovina dei rapporti siano le famiglie di origine (o meglio, principalmente “la famiglia di lui”), Barbara Palombelli ha potuto articolare meglio il pensiero già espresso in una veste più candida a Sanremo. In merito alla Festa Internazionale della Donna la giornalista e conduttrice ha dichiarato:
Un discorso pregno di retorica buonista e, francamente, di ignoranza. La Palombelli sembrerebbe ignorare infatti l’esistenza di quelle giornate che già celebrano le malattie rare e le disabilità. Ma non solo: con quelle parole, la giornalista sta anche implicitamente sostenendo che servano dei giorni precisi adibiti alla conoscenza, alla ricerca, alla solidarietà e alla raccolta fondi, come se i restanti 364 non fossero necessari.
Un lavarsi la coscienza, un contentino che non solo discrimina le donne, considerate una categoria privilegiata, ma anche le persone con disabilità. Che sono viste ancora una volta come dei poverini da compatire.
E se queste parole vi sembrano già aberranti, aspettate di leggere quelle rivolte alle vittime di violenza domestica.
“Tante donne lasciano correre i primi segnali e poi si ritrovano l’orco in casa”
Vorremmo dire che queste parole non siano mai state pronunciate, ma purtroppo non è così.
Sarebbe bello vivere nell’utopia professata da Barbara Palombelli, ma la realtà è ben diversa. Moltissimi uomini sono stati denunciati e tanti di loro, prima di commettere un omicidio, sono stati aiutati e apparentemente riabilitati.
Quando la violenza domestica smetterà di essere colpa della vittima? Arriverà il giorno in cui non si cercheranno più appigli per incolpare una donna? Una donna che prima di tutto è una vittima di abusi psicologici, che ingabbiano e soffocano e non lasciano via di fuga? E quello in cui si smetterà di dire a una donna “Te la sei cercata”?
“La violenza in un rapporto è figlia di qualche trauma e quindi rimosso il trauma si torna a vivere”
Con questa frase di freudiana memoria Barbara Palombelli ci informa su chi siano veramente le vittime di violenza domestica: ma i carnefici, naturalmente.
Peccato che spesso il terrore attanagli le vittime di violenza e non gli permetta di fare altro se non aspettare la propria morte, come Clara Ceccarelli o Marianna Manduca. In una situazione simile, ci si aspetta che chi di dovere agisca subito, e non che le donne siano dei devoti angeli del focolare pronti a psicanalizzare i propri fragili mariti.
Donne in Italia: davvero privilegiate?
Certamente rispetto ad altre categorie le donne italiane sono privilegiate. Lo sono se hanno la fortuna di nascere bianche, cisgender/binarie, eterosessuali, se non hanno disabilità. Esatto, fortuna. Come se l’essere considerate un normale essere umano con relativi diritti sia un guadagno o una partita a carte.
Ma laddove anche un solo assorbente sarà considerato un bene di lusso, gli stipendi saranno inferiori a parità di mansioni e il ciclo mestruale o una minigonna desteranno ancora sgomento, scalpore e disgusto di certo la strada verso la parità di genere sarà ancora lunga.
Le donne non hanno bisogno della retorica buonista ed edulcorata di Barbara Palombelli, le donne hanno bisogno di essere ascoltate e credute. Perché tante donne provano a denunciare i propri carnefici, ma spesso trovano un muro dalla parte di chi avrebbe dovuto proteggerle. Lo sa bene Ilenia Fabbri, che al primo schiaffo aveva denunciato l’ex marito e si era sentita rispondere di aspettare, che c’erano casi più importanti, e che l’unica cosa che doveva fare era recarsi in un posto sicuro (casa sua era off limits, visto che il giudice aveva deciso che la coppia dovesse comunque vivere sotto lo stesso tetto). Ma anche Sarah Everard, la ragazza inglese ritrovata ieri cadavere rapita e violentata da un poliziotto in servizio il 3 marzo mentre tornava a casa da sola di sera.
A volte, quando non si ha niente di intelligente da dire, sarebbe meglio tacere. Come diceva François de La Rochefoucauld, “Se c’è molta arte nel parlare, non ce n’è di meno nel tacere”.
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Crediti fotografici: optimamagazine.com, cataniatoday.it, periodicodaily.com
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