È cominciato all’alba di questa mattina lo sgombero della casa cantoniera di Oulx, piccolo comune dell’alta Val di Susa, occupata da anarchici italiani e francesi dal dicembre del 2018 a pochi mesi da un altro sgombero. L’occupazione era nata nel contesto delle proteste contro le frontiere e le politiche migratorie francesi e la casa, rinominata dagli occupanti “Chez Jesoulx“, era diventato un rifugio autogestito per profughi.

Dalle prime avvisaglie fino alla odierna decisione drastica

Già nella scorsa estate erano stati notificati 17 fogli di via ad altrettanti anarchici e a gennaio di quest’anno i carabinieri erano dovuti intervenire a seguito di una rissa, finita a coltellate, tra due migranti, uno dei quali era rimasto ferito. Lo sgombro non arriva, dunque, inaspettato. Negli ultimi tempi era nata, a questo proposito, una petizione online, lanciata dal gruppo Valsusa oltre Confine, per chiedere che quel presidio liminale non venisse chiuso. Questo l’incipit dell’appello:

Considerata la situazione di grave emergenza umanitaria che coinvolge il territorio dell’Alta Valle con la presenza di flussi migratori intensificatisi significativamente in questi mesi invernali, esprimono profonda preoccupazione rispetto a ciò che sta accadendo.

A firmare erano state 11mila persone. Oggi lo sgombero forzato.

I numeri del flusso migratorio

Sono 700 le persone che, ogni mese, tentano di attraversare le montagne della Val di Susa per arrivare in Italia. Dopo un periodo, quello risalente alla scorsa estate, in cui si era assistito a un calo vertiginoso dei transfughi, i numeri sono ricominciati a salire. Da mesi, circa venti persone ogni notte si fermano nel rifugio Fraternità-Massi, che fa parte della rete di accoglienza creata dalla prefettura in accordo coi comuni dell’Alta Valle e che è scollegato dalla vicenda della casa cantoniera di Oulx.

Le possibili conseguenze dello sgombero

Lo sgombero, come si legge sempre nella nota di accompagnamento alla petizione lanciata qualche mese, fa potrebbe avere la conseguenza di un riversamento sulle strade, all’addiaccio, di decine di donne, uomini e bambini che non avrebbero dove altro andare. A poche ore dall’inizio delle operazioni di sgombero, arriva anche il commento di Paolo Narcisi di Rainbow4Africa:

Sappiamo che nella notte nella ex casa cantoniera sono state ospitate una cinquantina di persone, molte donne e bambini. In questo momento per Rainbow4Africa la priorità è la sicurezza di queste persone. Il nostro personale sanitario e i volontari stanno lavorando per ridurre al minimo i rischi, curare e proteggere soprattutto i più fragili.

È già stato annunciato che Rainbow4Africa sarà presente sul luogo e che il rifugio Massi rimarrà aperto per tutto il giorno.

Giulia Moretti