Dopo aver vinto il concorso per entrare nell’accademia dell’aeronautica (2018), Giulia Schiff prende il brevetto di pilota. “Brava Giulia” le gridano i compagni, mentre la frustano con un fuscello per 8 minuti. Il “battesimo del volo” lo chiamano, ma sembra più una violenza obbligata che una celebrazione goliardica.
Giulia Schiff denuncia la violenza
Ieri è andata in onda, per le Iene, l’intervista a Giulia Schiff. Torniamo così a parlare di un fatto accaduto nel 2018 che coinvolge l’Aeronautica militare e l’accademia di Latina.
Si chiama “battesimo del volo” e consiste nell’essere buttato, come rito di passaggio, nella piscina del pinguino. Ma, nel video preso in esame dalla procura di Stato e militare, non ci sono risate e gioia. Schiff singhiozza e ripete “mi fate male”. Qualcuno invece incita a picchiare più forte.
Giulia Schiff si dimena tra le braccia dei compagni piloti, mentre questi urlano “brava Giulia”. Frustate, pugni, schiaffi sul sedere e, poco prima di essere gettata in piscina, viene usata come ariete contro l’ala di un aereo. Per tre volte viene caricata e colpisce con la testa il materiale duro.
Secondo la Procura militare, gli otto in video, avrebbero offeso il prestigio, l’onore e la dignità di Giulia Schiff, usandole violenza e “cagionandole plurime escoriazioni”. L’avvocato di Schiff, Massimiliano Strampelli, parla di 150-200 frustate, con prognosi di venti giorni e difficoltà persino a camminare.
La denuncia di Schiff non è piaciuta
Perché oggi si torna a parlare del caso Giulia Schiff? Espulsa dal corso nel 2018 per “inettitudine militare”, viene reintegrata lo scorso anno dal Consiglio di Stato. Non finisce qui la storia di Giulia purtroppo, che si è vista bocciata per ragioni comportamentali.
Caso più unico che raro, Giulia Schiff sarebbe la prima a collezionare rimproveri e richiami per un totale di oltre 60. Un record nella storia dell’aviazione italiana. “Divisa in disordine”, “In piedi dopo il silenzio” e diverse altre sono state le motivazioni dell’allontanamento. «Insofferenza alla disciplina, all’obbedienza, alla subordinazione, al rigore, alla puntualità e allo spirito di sacrificio necessari per intraprendere una carriera militare», conclude il generale Stefano Fort, incaricato di indagare sul caso all’interno dell’Accademia.
“Mi hanno reso la vita un inferno, ma non dico nulla perché ho il dovere del silenzio“, spiega Schiff. Ma durante questo periodo non è stata ferma, ha raccolto testimonianze e voci di corridoio. Spuntano fuori, tra gli anonimi intervistati da Le Iene, briefing, riunioni e ordini scritti che minacciavano gli allievi che solidarizzavano con lei.
“Chi vuole zittirmi, vuole zittire le donne libere”
Oltre il danno, la beffa. Giulia denuncia i comportamenti nell’accademia, le ritorsioni e l’isolamento intorno a lei. «Chi oggi vuole zittirmi vuole zittire tutte le donne libere, libere siano esse in divisa o no. Per questo ne sto pagando ancora le conseguenze».
Non è certo la prima, ma si spera sia l’ultima. Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, interrogato nel merito, ha risposto con una presa di posizione dura:
“Queste immagini mi provocano un senso di disagio, lo dico anche come padre. Qualsiasi comportamento lesivo della dignità personale non può e non deve essere tollerato. Quando si mettono in pratica comportamenti eccessivi, anche rispetto alle manifestazioni di goliardia, questi richiamano fenomeni deprecabili che voglio considerare un retaggio del passato, per il quale non esiste più alcuno spazio nelle Forze Armate. E non a caso è stata proprio l’amministrazione militare, già dal 1° ottobre 2018, a chiedere l’intervento della magistratura. Laddove venissero riscontrate colpe, chiunque abbia sbagliato, ne risponderà”.
Sulla bocciatura però non si aggiunge altro. Guerini spiega che: “[..] ritengo però fondamentale tenere separati i due diversi aspetti della vicenda che sono intrinsecamente differenti. Da una parte, c’è un processo per lesioni che vede 8 militari imputati, del quale doverosamente si sta occupando la magistratura e sulle cui decisioni ho sin d’ora totale rispetto. Dall’altra, il mancato superamento di un corso estremamente selettivo”.
Giulia però non si arrende e continua la sua battaglia, anche senza prove a sostegno delle ritorsioni da lei denunciate. Nuove testimonianze infatti fanno pensare a un piano per allontanarla, isolarla e farla desistere dal continuare la scuola. “Se parliamo con te subiamo ritorsioni“, dicono testimoni che vogliono rimanere anonimi.
Cristoforetti contro Schiff?
Anche Giulia ha chiesto alle sue colleghe, che hanno dato il consenso al rito, perché avessero accettato. La risposta è stata: “Volevo essere trattata come un uomo”.
Il punto forse è proprio questo: per entrare nell’aeronautica bisogna essere uomini, resistere come un uomo, accettare le violenze come un uomo.
Samantha Cristoforetti, la prima donna italiana negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea, era l’idolo di Giulia. Nell’intervista ammette di essersi sentita tradita dal proprio idolo, quando nel 2019 pubblicò su Twitter la foto del proprio “battesimo del volo”.
Quella perpetrata ai danni di Giulia Schiff è stata una vera e propria violenza, per confermarlo non servono sentenza, ma le sue grida. Voleva che finisse, le stavano facendo male. Non è più un gioco, un rito, un giorno di celebrazione se si urla di dolore. Magari per Samantha Cristoforetti sarà stata un’esperienza migliore, senza pugni, frustate e testate. Questo però non vuol dire che altre donne ne abbiano sofferto, come appunto Giulia.
Esiste un video che mostra Giulia Schiff partecipare allo stesso rito insieme ai suoi compagni, ma non come vittima. Come ricorda la stessa Giulia nel video che la vede vittima delle violenze, lei non lo ha picchiato con la stessa forza.
Bisogna parlare di “consenso” e rispettare la dignità altrui. In un qualsiasi momento, al primo grido di dolore, il “battesimo del volo” si sarebbe dovuto trasformare in altro: un lancio in piscina e via. Sono gli otto minuti di violenza che mettono disagio e fanno voltare la testa dall’altra parte.
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Articolo di Giorgia Bonamoneta