L’11 aprile 2019 la polizia londinese arrestava Julian Assange. Il reporter è statp ospite all’Ambasciata dell’Ecuador nella capitale inglese dal 2012 fino al tradimento del Presidente Moreno. A due anni esatti da quella data, il mondo torna a protestare per il giornalista australiano con raduni e condivisioni social attraverso l’hashtag “weareallassange“.

Il gruppo “Candles4Assange” ha organizzato infatti diversi incontri per ricordare quanto è avvenuto al fondatore di WikiLeaks. Los Angeles, New York, Londra e Glasgow sono solo alcune delle città interessate. Nei cinque continenti coinvolti, infatti, si svolgeranno sit-in nel pieno rispetto delle normative anti covid. «Ci prepariamo per la più grande serie di proteste nella storia in questo weekend – commenta Anonymous su Twitter –  in tutto il mondo la gente si alza per difendere la libertà di stampa».

Le condizioni di Assange

Il 4 gennaio 2021 una sentenza  della corte di Westminster in primo grado ha respinto la richiesta di estradizione degli Stati Uniti contro il reporter. Julian Assange continua quindo ad essere detenuto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh. Le condizioni fisiche e mentali di Assange sono critiche. Inoltre il fondatore di WikiLeaks rischia fino a 175 anni di carcere per 18 capi di accusa. Gli USA accusano Assange di aver violato la Legge sullo spionaggio e frodi e abusi informatici per aver diffuso informazioni secretate. «Chiedere la libertà di Assange significa difendere la nostra libertà che non può prescindere dal  nostro diritto ad una corretta informazione» spiegano gli organizzatori della manifestazione italiana che si svolgerà a Milano alle ore 16.30, in piazza del Liberty davanti al Consolato britannico.

Di Serena Reda