Adania Shibli, autrice di Un dettaglio minore (La storia di Teseo) racconta la storia di una donna di Ramallah che, dopo aver letto un articolo dalla prospettiva del soldato israeliano che ha stuprato e ucciso una palestinese esattamente 25 anni prima della sua nascita, decide di mettersi in viaggio per riuscire a cogliere le parole inespresse della ragazza. Il romanzo di Adania Shibli è tra i finalisti all’International Booker Prize.
La genesi del romanzo di Adania Shibli
L’autrice palestinese afferma che il romanzo scaturisce da una riflessione sul linguaggio e sulla potenza delle parole. In particolare spiega:
“Ho cominciato a pensare alla mia lingua, l’arabo, nel contesto della colonizzazione e dell’occupazione. Per chi parla arabo, il momento in cui usi la tua lingua è anche quello in cui subisci il razzismo. Perciò a volte la nascondi per non essere umiliato: è come amare qualcuno ma doverlo negare. La prima parte è narrata da una prospettiva di potere; la seconda no, ma il risultato è spezzato e incoerente. Coloro che sono ai margini non riescono a parlare”
In Palestina, luogo che ha dato i natali ad Adania Shibli,il conflitto isdraeolo-palestinese ha messo a repentaglio le minoranze di lingua araba. In particolare l’autrice illustra:
“Penso al modo in cui la quotidianità influenza il linguaggio. In Palestina, dove le case sono state distrutte, le terre confiscate, le persone uccise, anche la lingua araba viene degradata. Lo vedi nei cartelli stradali: parole sbagliate, grammatica terribile. Mi hanno inoltrato l’email di una organizzazione che qui a Berlino cerca di affrontare il razzismo nelle scuole. È scritta in tedesco, inglese e arabo: i primi due testi sono perfetti, quello in arabo è pieno di errori. Come puoi fare una campagna antirazzista quando il razzismo è evidente nei volantini che distribuisci? Come puoi rispettare qualcuno se non rispetti la lingua che parla?”.
I personaggi del romanzo
L’uomo del quale si vuole ribaltare il punto di vista, il soldato che ha stuprato una vittima innocente è descritto come un uomo vulnerabile esposto al dolore proprio ed altrui. Il personaggio sembra piuttosto assuefatto dalla logica di voler influenzare la vita degli altri preoccupandosi esclusivamente dei propri desideri. Un uomo egoista, quello descritto da Adania Shibli, in cui però ciò che lo differenzia da tutti gli altri è essenzialmente la gravità del fatto commesso: lo stupro.
Per evidenziare il potere delle parole Adania Shibli decide di descrivere anche la donna vittima della violenza con le stesse parole utilizzate per delineare, però, una condizione completamente diversa. Sia al soldato che alla donna manca l’empatia nei confronti del genere umano, condizione che loro ritengono necessaria per non soffrire ancora.
Il romanzo scritto dall’autrice palestinese indica non soltanto la potenza del linguaggio e delle parole ma mette a nudo una condizione dell’anima. Si può essere talmente presi da se stessi da arrivare ad uccidere le proprie emozioni?
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