Si definisce Effetto Matilda quel fenomeno per il quale il risultato del lavoro di ricerca compiuto da una donna è attribuito in parte o interamente a un uomo.
L’Effetto Matilda è la minimizzazione o, addirittura, la totale negazione dei risultati scientifici ottenuti dalle donne. A questo proposito, gli studi compiuti dalle donne sono attribuiti agli uomini non a causa di una scarsa qualità di risultati ma per motivi di genere.
Effetto Matilda, riconoscere le discriminazioni sessiste in ambito scientifico
La definizione dell’Effetto Matilda è recente. Nel 1993 la storica della scienza Margaret W. Rossiter appurò come le donne, nel tempo, risultassero discriminate in ambito scientifico. Pertanto, coniò un’espressione per descrivere tale fenomeno di natura sessista; quest’ultimo, consisteva nel mancato riconoscimento dei risultati ottenuti dalle donne nella ricerca scientifica ma, soprattutto, nell’attribuzione automatica del merito dei loro risultati ai colleghi uomini. Rossiter definì questo sistematico pregiudizio Effetto Matilda ispirandosi a Matilda Joslyn Gage; femminista del Diciannovesimo secolo che, nel 1870, pubblicò Woman As Inventor: nel saggio in questione raccontò come diversi risultati scientifici, scoperte e invenzioni appartenessero al lavoro di donne rimaste nell’anonimato per molti anni. Questo tempo di invisibilità denunciato da Matilda Joslyn Gage si è poi protratto negli anni radicalizzando maggiormente l’Effetto Matilda: l’invisibilità scaturita da questa falsa credenza avviò la cristallizzazione dell’idea per la quale, la scienza, sia prettamente da imputare agli uomini.
Woman as an Inventor , contestazione della mancata attribuzione del genio inventivo nelle donne
Il saggio Woman as an Inventor rappresenta l’origine di quello che poi si definì Effetto Matilda e, in particolar modo, l’attenzione successivamente rivolta alla questione. Matilda Joslyn Gage nacque nello stato di New York nel 1826: attivista abolizionista, suffragetta, scrittrice di articoli e libri sulle questioni di genere. Nel 1852 pronunciò un discorso alla Convenzione Nazionale sui Diritti delle Donne a Syracuse, New York. Il suo era un messaggio scomodo poiché la storia delle donne, nel tempo, era stata distorta quindi risultava fondamentale riallinearsi alla realtà, unico modo per le donne di riappropriarsi dei propri diritti.
É il 1870 quando Matilda Joslyn Gage pubblica Woman as an Inventor; nel saggio contestava un pensiero successivamente trasformato in un vero e proprio pregiudizio, ovvero, come le donne non avessero ”alcun genio inventivo o meccanico”. La Gage sosteneva che molte invenzioni importanti si dovevano ai risultati di ricerca femminili, nonostante la trascuratezza della formazione scientifica di quest’ultime e il mancato accesso all’istruzione per lungo tempo. Tale situazione si attribuiva alla mancata mobilità delle donne, all’indipendenza economica e a una società che prediligeva l’uomo – marito – negli esercizi di poteri e proprietà.
Dall’Effetto San Matteo all’Effetto Matilda, l’origine
Nell’atto di comprendere meglio l’Effetto Matilda si deve citare, necessariamente, il suo corrispettivo maschile: l’effetto San Matteo. Fu il sociologo Robert K. Merton a coniare il termine riferendosi, per l’appunto, alla Parabola dei Talenti dell’evangelista Matteo:
”Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.”
In questo caso, il sociologo Merton utilizza l’Effetto San Matteo per spiegare la minore considerazione riservata a quei lavori realizzati non da professionisti rinomati, bensì, da professionisti meno noti nell’ambito dei risultati di ricerca ottenuti. É quindi l’esplicazione del perché alcune opere o ricerche appartenenti a un soggetto con una minore risonanza mediatica, non siano altrettanto citate come le evidenze di autori o scienziati famosi; seppur quest’ultime possano risultare di una qualità peggiore o minima.
Tale effetto potrebbe riflettersi anche nel Principio di autorità: uno dei sei principi di persuasione di cui parla lo psicologo Robert Cialdini. Il Principio di autorità, infatti, si basa sulla tendenza a dare ascolto maggiormente a un esperto o a una figura percepita più autorevole in determinati contesti o discipline. L’Effetto San Matteo, quindi, sottolinea come i talenti rimangano nell’ombra a causa di pregiudizi sociali; così come l’Effetto Matilda descrive quanto i risultati delle donne siano rimaste nell’ombra per un lungo periodo.
Margaret W. Rossiter, scoperte e concetto di segregazione gerarchica
Margaret W. Rossiter prese spunto dall’Effetto San Matteo per denunciare il fenomeno della scoperte femminili condannate all’ostracismo. Analizzando varie biografie scoprì numerosi svantaggi che le, donne, subirono nelle diverse epoche storiche. A questo proposito utilizzò l’espressione ”segregazione gerarchica”: tale concezione si rifletteva nell’assenza di donne in ruoli di responsabilità e di potere. Il pensiero si acclarò ulteriormente quando si riscontrò un comportamento costante nella valutazione dei risultati su alcuni lavori a opera di scienziate. Rossiter appurò come le citazioni in ambito scientifico fossero un’evidenza tangibile di riconoscimento: tuttavia, le menzioni ricevute nei lavori la cui realizzazione si attribuiva a scienziate risultava nettamente minore agli analoghi lavori realizzati dai colleghi di sesso maschile. Furono numerose le scienziate che subirono le conseguenze dell’Effetto Matilda. Fra gli esempi più antichi Trotula de Ruggiero, rilevante figura della scuola medica salernitana nella seconda metà dell‘XI secolo. Margaret W. Rossiter affermò sul caso:
”È probabilmente la più vergognosa cancellazione o trasformazione nella storia della scienza e della medicina. Nel Dodicesimo secolo un monaco, supponendo che una persona così esperta dovesse essere un uomo, copiò male il suo nome su uno dei suoi trattati, declinandolo al maschile”.
Esempi noti di discriminazioni scientifiche femminili
Per troppo tempo i risultati di ricerca femminili sono stati sviliti, svalutati e sottovalutati senza spiegazione alcuna. Il beneficio acquisito dall’uomo non era solo nell’ottenimento di eventuali remunerazioni maggiori, finanziamenti per possibili studi, o pubblicazioni; l’uomo, per il solo fatto di essere nato tale, aveva dei vantaggi insiti automaticamente. Non fu il caso delle donne menzionate di seguito; studiose ed esperte che contribuirono nell’ambito della ricerca medica e scientifica senza ricevere i giusti riconoscimenti di cui avevano diritto:
- Alice Augusta Ball: scoprì il più efficace trattamento disponibile contro la lebbra fino agli ’40. Morì prima di poterlo ultimare. Il presidente dell’Università nella quale la Ball condusse la ricerca, pubblicò il risultato a suo nome: non le diede alcun credito e il procedimento fu nominato “metodo Dean”. Nel 1922, Harry T. Hollmann, dottore con cui la Ball condusse ricerca, pubblicò un articolo per rimediare all’ingiustizia, rinominando il metodo “metodo Ball”.
- Esther Lederberg :pioniera della genetica batterica, i suoi contributi incluserp la scoperta del fago lambda, il rapporto tra trasduzione e fago lambda lysogeny, lo sviluppo di replica in piastra, e la scoperta di fertilità batterica fattore F. Queste scoperte contribuirono ai successi del suo gruppo di ricerca che vinse il Premio Nobel del 1958. Tuttavia, non le fu riconosciuto alcun merito e fu invitata esclusivamente come moglie di uno dei membri del gruppo di cui lei stessa faceva parte.
- Rosalind Franklin: condusse dei lavori di ricerca che la portarono alla scoperta della doppia elica del DNA. Grazie al suo lavoro i colleghi James Dewey Watson, Francis Crick e Maurice Wilkins ipotizzarono la struttura del DNA vincendo il Nobel nel 1962. Il lavoro della Franklin, tuttavia, non fu valorizzato.
- Lise Meitner: nel 1939 elaborò le basi teoriche per lo sviluppo della fissione nucleare. Nel 1944 Otto Hahn vinse il premio Nobel per la chimica, mentre lei fu ignorata nonostante avesse lavorato con lui per trent’anni e gli avesse permesso di raggiungere quel traguardo.
Effetto Matilda, situazione attuale
Ancora oggi il Gender gap rappresenta una sconclusionatezza che continua a dominare il buon senso: la totale sconfitta di una società. Non solo perché la produzione economica di un paese, in questo modo, usufruisce di una minima parte a sua disposizione; si va ad accrescere un modello sociale e lavorativo che alimenta la penalizzazione del ruolo femminile in un circolo vizioso e continuo: una sempiterna spirale di pregiudizi che si cristallizzano in credenze e idee. Nell’ambito STEM, e non solo, ancora oggi le donne sono penalizzate. Per fronteggiare tali preconcetti sarebbe utile una politica che miri all’inclusione, abbatta gli stereotipi e sviluppi progetti di tutela meticolosi: un cambiamento possibile con l’unione di politica e cultura. Una donna non deve dimostrare di essere credibile, deve poter essere chi vuole senza portare prove del suo acume o giustificarsi per i suoi talenti.
A cura di Stella Grillo
Foto in Copertina: Effetto Matilda – Photo Credits: daily.jstor.org