Il Covid sta piegando quello stesso Paese che a gennaio sembrava potesse dirsi rinato: l’India. Non solo non lo ha fatto, ma ora si ritrova addirittura in ginocchio, in una situazione a dir poco allarmante. In sole due settimane, da fine marzo a metà aprile, l’India è passata dal contare 15mila nuovi casi al giorno a più di 200mila. L’Europa la guarda con preoccupazione: la situazione potrebbe riguardarci molto da vicino.

Perché la situazione Covid in India è fuori controllo?

A gennaio si pensava che l’India avesse raggiunto l’immunità di gregge, prima ancora della vaccinazione di massa. I decessi quotidiani non arrivavano nemmeno a 100 su una popolazione di 1,3 miliardi di persone. Il Paese è tornato alla normalità: tutto è stato riaperto, rincominciati i grandi raduni. A febbraio è partita un’importante campagna elettorale che ha chiamato al voto 186 milioni di cittadini in cinque stati: l’occasione ha portato ad organizzare grandi comizi, e di mascherine se ne sono viste molte poche.

Significativi per l’impennata dei contagi sono stati anche i raduni sportivi e religiosi. La sfida di cricket tra India e Inghilterra in Gujarat ha visto la partecipazione di 130mila tifosi ammassati senza mascherina. Inoltre, aprile è il mese del Khumba Mela, il tradizionale pellegrinaggio di massa Hindu durante il quale migliaia di devoti si immergono nel fiume sacro Gange ad Haridwar.

Cremazioni improvvisate per strada, ma arrivano i primi aiuti internazionali

Il sistema sanitario dell’India è al collasso. I pazienti stanno morendo senza ossigeno in reparti sovraffollati; nemmeno i forni crematori bastano più. I cadaveri vengono bruciati per strada e nei parcheggi su pire improvvisate, per le quali anche la legna sta scarseggiando. Le immagini e le notizie che ci stanno arrivando sono strazianti e, anche se diversi stati hanno bloccato gli arrivi dall’India, la comunità internazionale si sta muovendo per mandare i primi aiuti ad un Paese ormai allo stremo. Il Regno Unito ha inviato ventilatori e concentratori di ossigeno, gli Stati Uniti le materie prime necessarie per la produzione di vaccini e anche la Spagna ha annunciato l’invio di sette tonnellate di attrezzature mediche.

Il paradosso indiano

L’India in questo momento è protagonista di un grande paradosso. Divenuta ormai l’epicentro della pandemia, è anche il Paese che produce il 65% dei vaccini del mondo. Ospita il progetto COVAX, sponsorizzato dall’Oms per aiutare 92 paesi incapaci di sostenere con le proprie risorse economiche una campagna di immunizzazione. Tuttavia, del miliardo di dosi promesse per il programma umanitario, ne sono arrivate solo 28 milioni. Ma in questo il ruolo dell’India è meno centrale di quello che si pensi, in quanto dipende dai Paesi più ricchi per l’assistenza finanziaria e le materie prime necessarie.

Secondo Satya Sivaranam, consulente analista dell’Indian council of medical research, “il mondo non dovrebbe lavarsi le mani attribuendo all’impreparazione indiana l’intera colpa della mancata promessa di fornire vaccini a chi ne ha bisogno”. E poi specifica: “il programma COVAX è ostacolato da molti fattori internazionali e interni. Da una parte prevedeva il finanziamento dei paesi ricchi che in gran parte non è arrivato, e dall’altra non ha tenuto conto che molti paesi destinatari non volevano il vaccino indiano, anche se ha una buona efficacia“.  Inoltre, aggiunge che per quanto riguarda l’India, la disinformazione e i pregiudizi hanno avuto un’influenza importante: per esempio, molti fedeli Hindu hanno rifiutato il vaccino, poiché portati a credere solo a quelli estratti dalla mucca sacra.

Ora l’Italia teme la nuova variante indiana

La questione indiana ci riguarda molto da vicino. La nuova variante che si sta rapidamente diffondendo in India è giunta anche in Italia. Una famiglia di origini indiane ma residente da anni a Villaverla (Vicenza) ha partecipato alla festa Hindu del Khumba Mela. Il tampone che ha permesso loro di partire era risultato negativo, ma al ritorno il padre e la figlia sono stati accertati positivi alla variante indiana e isolati subito in quarantena.

Per quanto riguarda la nuova variante Covid dell’India, l’Europa per ora conta solo poche centinaia di casi. Ancora non ci sono studi conclusivi che possano attestarne la trasmissibilità e la letalità, ma è la prima volta che due mutazioni già note della proteina Spike (E484Q e L452R) compaiono insieme nello stesso ceppo.

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Martina Maria Mancini