Un confronto all’effettivo delle misure interne della Polonia rispetto all’Unione Europea, con uno sguardo critico alla nostrana Islamofobia.
Nel truce conteggio dei fondamentalismi religiosi rischia di passare in second’ordine quello cattolico. Sappiamo che quesi, in Polonia, è al governo e non lesina colpi bassi ai suoi oppositori. Per chi avesse letto la completa e approfondita inchiesta “Il cuore nero della Polonia” di Mastrobuoni, Bonini e Pertici la questione dovrebbe essere piuttosto chiara. Sappiamo che la Polonia lascia pochi dubbi sulla natura liberticida del suo governo. Ormai sappiamo che questi governa con una forte connotazione cattolico-fascista; che quindi si orienta su tre poli etico-morali, che in Italia conosciamo fin troppo bene: Dio, Patria, Famiglia.
Polonia, cosa succede?
Senza neanche troppo semplificare si può dire che è come se in Francia fossero al potere i seguaci di monsignor Lefebvre. Oppure, per rimanere entro un paragone internazionale: è come se alla Casa Bianca ci fosse Steve Bannon. Invece al livello nostrano è come se in Italia fosse premier il leghista Lorenzo Fontana, l’ex ministro della Famiglia convinto che la Famiglia debba essere una sola: cattolica, prolifica e di destra. Un governo saldo e deciso, che il resto del mondo non si permette di disturbare. Ma è davvero così? Dovrebbe essere così?
Islamofobia e ipocrisie in Europa:
La Turchia di Erdogan ha dei tratti molto simili alla Polonia odierna per le misure attuate, anche nei confronti delle donne, con il suo nazional-islamismo. Infatti la Turchia gode in Europa di una comprensibile ostilità. Tuttavia la Turchia non è paragonabile alla Polonia nel panorama Europeo, semplicemente perchè dall’Europa è fuori.
La Polonia di Kaczynski è invece a tutti gli effetti membro dell’Unione Europa. Dunque dovrebbe destare un certo scalpore, se è vero che lo spirito costituente dell’Europa fa della tolleranza una bandiera. Sappiamo infatti che nel febbraio 2020 l’Ue ha avviato una procedura di infrazione per l’assoggettamento politico della magistratura.
La Polonia quindi è sotto osservazione anche tecnicamente, ma è piuttosto basso il livello di allarme nell’opinione pubblica. Di Polonia si parla troppo poco. Di politica estera si parla sempre troppo poco.
Come se la nazionalizzazione della stampa, le briglie alla magistratura, la vita dura di molti oppositori fossero l’ordinario esito di un confronto democratico e non il tentativo di impedirlo, quel confronto, costruendo uno Stato confessionale.
Uno Stato Cattolico, in termini di diritto, è tanto irricevibile, in Europa, quanto uno Stato Islamico. Se c’è allarmismo verso i Musulmani che sfiora l’Islamofobia per questioni liberticide e di diritti di genere, dovrebbe subire altrettanto- se non più- questo episodio all’interno dell’Unione Europea.
Oggi che, senza nemmeno conoscere la differenza tra burqa e hijab, c’è una paura quasi negazionista verso il “velo” e tutto ciò che di coercitivo compie -presumibilmente- l’Islam, tollerare la situazione polacca è inaccettabile.
Ma non possiamo far molto se non denunciare e capire, informarci e dissentire. Se fosse uso accendere ceri anche tra i laici, dovremmo accenderne uno per la Polonia.
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Articolo di Maria Paola Pizzonia