È arrivata nella serata di lunedì 3 aprile 2021 la sentenza che mette finalmente un punto all’omicidio di Marco Vannini. La pronuncia conferma quanto stabilito dalla sentenza bis della Corte D’Appello del 30 settembre scorso. Condanna infatti in via definitiva Antonio Ciontoli a 14 anni di carcere per omicidio volontario con dolo eventuale. La moglie Maria Pezzillo e i figli, Federico e Martina, dovranno invece scontare 9 anni e 4 mesi per concorso anomalo in omicidio volontario. La mamma della vittima: «La scorsa settimana l’ho sognato, mi diceva ‘mamma andrà tutto come deve andare’».

La lettura della sentenza, emessa in via definitiva, è stata accolta in aula da applausi e grida di gioia. I genitori della vittima, Valerio Vannini e Marina Conte, hanno accolto commossi il provvedimento dei Giudici. Il capofamiglia ha sempre sostenuto che il colpo fosse partito per sbaglio mentre il ragazzo era nella vasca da bagno ma le bugie della famiglia Ciontoli hanno causato la morte del giovane. I Ciontoli, stando alla motivazione della Corte, avrebbero dunque potuto evitare che Marco morisse se avessero chiamato i soccorsi senza dire il falso. Di conseguenza la Cassazione ha deciso di rigettare il ricorso dei Ciontoli e confermare la sentenza di secondo grado.

La vicenda

Ladispoli, notte tra il 17 e 18 maggio 2015. Il ventenne Marco Vannini è a casa dei genitori della fidanzata, Martina Ciontoli. La villetta è sita in via Alcide de Gasperi, sul litorale Nord della provincia di Roma. È una tranquilla serata di primavera quando, alle 23, il giovane di Cerveteri viene raggiunto da un colpo di pistola. Nonostante le urla di dolore e le richieste disperate i soccorsi sono stati chiamati con centodieci minuti di ritardo e, per giunta, mentendo sulle reali condizioni del giovane. Infatti Marco, riporterà al 118 Antonio Ciontoli, si era ferito cadendo su un pettine. Bugie, una marea di bugie, che hanno tardato quindi l’intervento della macchina delle emergenze. Marco viene caricato su un’eliambulanza diretta all’ospedale Gemelli di Roma ma poco dopo il decollo il mezzo atterra. Le condizioni di Marco sono ormai troppo critiche, così il giovane muore alle 3.10 della mattina.

Il caso giudiziario

Sei anni di battaglia della famiglia Vannini per questa sentenza del processo bis. Una lotta non solo per la Giustizia ma anche per la dignità di un figlio. «Non finirà qua – ammette Marina Conte –  io continuerò a portare in alto il nome di mio figlio, magari aprendo un’associazione per poter aiutare i giovani. Gli hanno levato la dignità in quella casa». Il Giudice di primo grado aveva condannato nell’aprile 2018 Antonio Ciontoli a quattordici anni di reclusione per omicidio con dolo eventuale, la moglie e i figli a tre anni per omicidio colposo. Secondo i giudici di prime cure infatti Marco Vannini poteva essere salvato ma i Ciontoli, ritardando l’intervento dell’ambulanza, avevano accettato il rischio della morte del ragazzo. La Corte d’Assise d’appello, il 29 gennaio 2019, ha invece condannato Ciontoli a cinque anni di reclusione per omicidio colposo, con una derubricazione del capo d’imputazione. Successivamente, dopo un ritorno in aula ordinato dalla Suprema Corte di Cassazione per Antonio Ciontoli e i suoi familiari è iniziato il processo bis, con condanne che stavolta la Cassazione ha confermato. Dopo la pronuncia di ieri, i legali dei Ciontoli hanno comunicato che i loro clienti nella serata stessa si sarebbero costituiti in carcere.

di Serena Reda