È morto Franco Battiato, il musicista aveva 76 anni. Difficile incasellarlo, impossibile metterlo all’interno di un genere, dargli una pur semplice etichetta, e quindi se c’è un modo semplice per spiegare il suo lavoro è quello di chiamarlo “artista” e godere della sua musica senza tempo, ma anche del suo cinema della sua pittura.

Se ne va uno dei più grandi cantautori della storia della musica italiana, che ha regalato capolavori senza tempo da “Centro di gravità permanente” a “La cura” e l’ultimo concerto tenuto dall’artista risale al 17 settembre 2017, presso il Teatro Romano di Catania: le ultime quattro date del tour che avrebbero seguito lo show nella sua città vennero annullate per motivi di salute. Poco prima dell’ufficializzazione del ritiro definitivo, nell’agosto del 2019, venne pubblicato il suo ultimo album, “Torneremo ancora”, composto da versioni orchestrali di brani di repertorio, da registrazioni dal vivo e dalla title track inedita.

Nato il 23 marzo 1945 a Riposto (precedentemente Jonia), in provincia di Catania, Battiato si sposta a Milano nella prima metà degli anni Sessanta per tentare la carriera da professionista nel mondo della musica. Dopo i primi lavori con Giorgio Gaber e Ombretta Colli, debutta da solista per la Bla-Bla di Pino Massara con gli album “Fetus” e “Pollution”, prima di venire folgorato dai grandi della musica contemporanea come

John Cage e Karlheinz Stockhausen (quest’ultimo al quale sarà legato da un rapporto di amicizia). Musicista ancora intuitivo e poco tecnico, Battiato compie le sue prime ascensioni sonore con album più sostanziosi come “Sulle corde di Aries” (1973), “Clic” (1974) e “Mademoiselle le gladiateur” (1975).

La sua fase di ricerca e di sperimentazione più “arrabbiata” risale alla seconda metà degli anni Settanta, con arditi dischi per la Ricordi. Nel frattempo, comincia una lunga collaborazione con Giusto Pio, suo maestro di violino. E rinasce, contemporaneamente, la passione per la canzone colta, ironica, ricca di memorie adolescenziali e di voli mistico-propiziatori. Continua anche la sua iniziazione spirituale, sempre più attratta dalle dottrine orientali. Ma non solo. Album come “L’era del cinghiale bianco” (1979), “Patriots” (1980), “La voce del padrone” (1981) e “L’arca di Noé” (1982) lo proiettano verso un successo da rockstar, con vendite importanti. Inizia anche a fare l’editore di libri esoterici, con la sua piccola casa editrice, l’Ottava. Con la sua prima opera lirica, “Genesi”, nel 1987 inaugura una doppia carriera di compositore serio, usando linguaggi più “alti”. “Gilgamesh”, del 1992, è la sua seconda e più matura opera lirica. Altri album importanti per la Emi, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dell’ultimo decennio, sono “Fisiognomica” (1988), “Giubbe rosse” (1989), “Come un cammello in una grondaia” (1991) e “Caffé de la Paix” (1993).

Nel 1995 Battiato inaugura un’intensa collaborazione e un proficuo scambio culturale col filosofo Manlio Sgalambro, che scrive il libretto dell’opera teatrale “ll cavaliere dell’intelletto”, dedicata a Federico II. I due realizzano insieme anche un primo album di canzoni, “L’ombrello e la macchina da cucire” (1995).

Nel 1996 Franco Battiato cambia casa discografica. Al suono di chitarre oniriche esce il primo capitolo della “nuova era”: “L’imboscata”, uscito il 22 ottobre 1996 in tutt’Italia. Segue, nel 1998, un album ancora più incisivo e dissonante del precedente, “Gommalacca”, anche se Battiato recupera la forma classica nel successivo album di cover, intitolato “Fleur(s)” e pubblicato nell’autunno del 1999.

Dopo una collaborazione con il Maggio Musicale Fiorentino, culminata nella pubblicazione del disco “Campi magnetici” (2000) –prima prova del nuovo contratto con la Sony – Battiato torna al pop nel 2001 con “Ferro battuto”, in cui spicca la partecipazione di Jim Kerr dei Simple Minds e la cover di “Hey Joe”.

Nel 2002 Battiato pubblica “Fleurs 3”, ideale seguito del disco del 1999, e chiusura di un trittico di cui manca volutamente la seconda puntata. Nel disco, sono compresi un inedito (“Come un sigillo”, cantato insieme ad Alice) e reintepretazioni di brani di Lauzi, Conte, Ferré, Paoli e Adamo. La canzone di quest’ultimo, “Perduto amore” è anche quasi omonima al film che vede Battiato al debutto come regista, “Perduto amor”, e al cui progetto è legata la lavorazione di “FLEURS3”. Battiato continua l’attività come regista nel 2005 con “Musikanten”, presentato (tra i fischi) al Festival di Venezia.