Oggi il mondo della musica nostrana piange la scomparsa di uno dei suoi cantautori più iconici e conosciuti. Il “Maestro” non amava soltanto le note musicali: Franco Battiato era amante del calcio e la sua passione iniziò proprio in Sicilia, terra natia dell’artista.

Battiato ed il calcio: “Giocavo a calcio: fui uno dei primi liberi…”

Ecco l’intervista a Franco Battiato realizzata da La Gazzetta dello Sport, nel lontano 1997, in occasione dell’uscita del suo famoso album ‘L’imboscata‘: “Io interista? No. Simpatizzo per squadre che giocano bene come Vicenza e Atalanta: formazioni senza fuoriclasse, ma con un’anima. Da ragazzo, giocava a calcio tra gli anni 50 e 60. Ero mediano e mi ritrovai ad agire come libero. Un ruolo nuovo, per l’epoca. Credo di essere stato uno dei primi liberi siciliani. In senso temporale, intendo. Prima squadra? Il Riposto, espressione di un paese tra Catania e Taormina. Arrivammo in Promozione, ma la società rinunciò per motivi economici. Tutti parlavano del centravanti della Massiminiana di Catania. Dicevano: ‘Farà grandi cose’. Si chiamava Pietro Anastasi“.

Un aneddoto della sua carriera da calciatore: “Ad Acireale, ultima partita di campionato. Noi primi in classifica, senza la macchia di una sconfitta. Inchiodammo gli avversari nella loro area, ma non c’era verso di segnare: pali, traverse, deviazioni. Io passai il tempo a grattarmi le caviglie sulla linea di centrocampo. All’ultimo minuto l’ala destra dell’Acireale partì in contropiede ed effettuò un cross per l’ala sinistra. Intercettai maldestramente il passaggio e spedii la palla all’incrocio. Un autogol meraviglioso. E rammento un attaccante del Taormina, specialista nel fare gol dalla bandierina del calcio d’angolo. Impressionante: il colpo gli riusciva una volta a partita”.

Naso pronunciato e Nazionale cantanti: “Questo naso colpa del calcio? Confermo. Avevo 12 o 13 anni e un giorno, durante una partita, sbattei contro un palo della porta. Restai svenuto a lungo. Quando tornai in me, il naso era lievitato. Mio fratello suggerì: ‘Vai a casa e fila a dormire senza farti vedere’. Il mattino dopo la nonna venne a svegliarmi e alla vista della mia faccia prese ad urlare. Era una Sicilia distratta, accadevano cose tribali. Mia madre si preoccupò, ma aspettò una settimana prima di portarmi dal dottore. Nazionale cantanti? Nel 1985, a San Siro, contro la nazionale femminile. Rischiai l’infarto per sventare gli scatti di una biondona. Non toccavo palla da vent’anni, non ero allenato. Dopo dieci minuti iniziai a vedere nero e uscii“.

Nostalgia del calcio passato? La risposta: “Seguo le partite internazionali e l’Italia. Mi sembra che il calcio di trent’anni fa possa definirsi statuario se paragonato al football di oggi. Vedo tiri incredibili, giocate ad altissime velocità. La competizione sta guastando la purezza dello sport. Falli brutti, tensioni. Un tempo c’era più gentilezza: chi commetteva una scorrettezza si scusava immediatamente. L’aspetto commerciale predomina. Ovunque, non solo nel calcio. Meglio Maldini o Sacchi? Il primo. Si vedeva che dietro i successi dell’Under 21 c’era la sua mano“.

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