Nel 18 canto del Purgatorio, Dante e Virgilio si trovano davanti ai dannati che hanno peccato di accidia. Oltre a questo incontro, Virgilio inizia un discorso incentrato sul sentimento dell’amore. Era un argomento già accennato nel passato canto. Ma per Dante, gli aspetti dell’amore affrontati dal maestro, non sono stati esaurienti e per questo ha ancora dei dubbi. Ci troviamo ancora nella terza cornice, e l’atmosfera circostante è la notte che sta per sopraggiungere. Coglierà infatti la sonnolenza di Dante.

Così Virgilio, per accontentare il suo discepolo, approfondisce le tematiche amorose. Esorta allora il poeta fiorentino, ad ascoltarlo con molta attenzione. Per Virgilio, l’anima umana è necessariamente attratta dalle cose che gli piacciono. Da questo momento, nell’amore giusto e naturale, interviene l’intelletto. Il quale è attratto dalle cose reali e che ricambiano amore. Così da piegare l’anima volitiva, verso un amore virtuoso. Così i filosofi si interrogano anche sul libero arbitrio. L’amore è un sentimento che l’uomo sceglie con consapevolezza e in piena libertà, sia se virtuoso che peccaminoso.

Esempi di accidia punita

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Nel canto 18 del Purgatorio, Dante e Virgilio incontrano un’altra categoria di dannati: gli accidiosi. Cioè di coloro che nella vita, si sono macchiati di negligenza, senza operare nel bene e delle virtù. Tra queste anime, si trova anche quella dell’Abate di San Zeno, un personaggio di Verona, sotto l’impero del Barbarossa. Dopo questo incontro, il poeta fiorentino continua a sonnecchiare. Ma questa volta Dante, si abbandona ad un sonno profondo ed inizia a sognare. Così si conclude il 18 canto del Purgatorio.

a cura di Chiara Bonacquisti

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