L’Unione Europea è pronta a dare il via libera alla prima tranche del Recovery Found per l’Italia. Entro fine luglio, a scanso di intoppi, arriveranno 25 miliardi, di questi il 40% sarà destinato al “Green”, 20 al “Digitale”, poco meno del 40 ad “Altro”. Una ripartizione che desta quantomeno qualche perplessità: che fine ha la rivoluzione verde tanto decantata dal governo Draghi? C’entra Confindustria in questa virata antiecologista?
La strigliata di John Kerry
Se già solo guardando le percentuali poco sopra menzionate le nostre antenne si dovrebbero drizzare, a far scattare l’allarme ci pensa la strigliata di John Kerry a Cingolani. Il primo, inviato speciale di Joe Biden per la crisi climatica, ha ripreso duramente il ministro della Transizione ecologica, nonché docente di Fisica, Roberto Cingolani. Kerry, di fronte al ministro italiano che gli esibiva, come riporta il Corriere della Sera, “le mappe dei gasdotti, esistenti e in discussione”, ha sentenziato:
“Il gas naturale è un combustibile fossile (composto all’87% da metano), quando lo bruci crei Co2 e quando lo sposti possono esserci perdite molto pericolose“.
Il rimbrotto è pertinente e lascia ancor più stupiti se si pensa che prima di essere cooptato nel governo, Cingolani si occupava di una ricerca sulle nanotecnologie applicate alle celle fotovoltaiche del futuro (sperimentate a Lecce).
Confindustria nel governo
Cingolani, tuttavia, non è il solo membro dell’esecutivo a rappresentare Confindustria, i cui interessi sembrano al momento prevalere nell’indirizzo politico del governo. E poco importa se proprio Confindustria è responsabile di gran parte delle inefficienze dell’economia Italiana.
Lo stesso Mario Draghi ha sugellato l’indirizzo politico del suo governo, quando ha risposto a brutto muso a Letta: “Non è tempo di prendere ma di dare». Il segretario del Pd aveva appena accennato timidamente a una redistribuzione delle ricchezze: l’obiettivo era prelevare l’1% delle tasse di successione dei ricchi per darlo ai giovani. Oggi dalle tasse di successione l’Italia incassa 800 milioni di euro, contro i 6 miliardi della Gran Bretagna, i 7 della Germania e i 14 della Francia.
Una sproporzione che appare ancor più rilevante se si considera che la progressività delle imposte è sancita dalla Costituzione e che è stata la stessa Ursula Von der Leyen a spiegare che i debiti contratti oggi saranno pagati dalle generazioni future. Confindustria, però, ha interesse a depurare il governo di qualsiasi accento di sinistra e tenere a bada le intemperanze della destra.
I primi 100 giorni di governo
Il quadro che emerge dai primi 100 giorni di governo non è proprio rassicurante. A sintetizzarlo magistralmente è stato Igor Staglianò, che ha scritto: “Nei primi cento giorni (e passa) di vita, il baricentro del governo è stato ben piantato nel centro-destra, per mettere alle corde il Pd di Letta e chi vuole tenere assieme giustizia sociale, legalità ed efficienza.”
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Giulia Moretti