Sesso e tabù, affidati all’impaccio fantozziano, alla malizia di Manfredi e all’irriverenza romana di Sordi. Tutto all’italiana. La morale spiata da un buco di serratura. Una commedia d’altri tempi ad episodi. Era il 1976, ma oggi quanto è cambiato? “Quelle strane occasioni” stasera in tv: tutti, vecchi leoni e leonesse, mettetevi comodi…
Nanni Loy si rifiutò di firmare il primo episodio. Ritenuto, segretamente, indecente. Ma la sua paternità è certa, sebbene nei titoli di coda ‘passerà’ come ‘anonimo’. Tenta di far affari vendendo lupini e castagnaccio, il classico emigrato italiano. Giobatta (Paolo Villaggio), e le sue idee di mercato che portano fino l’Olanda il grido di ‘kastanjakken e italian lupinen!’. Ma la sua fortuna è in tasca, o lì vicino: viene ingaggiato, per forza, dal proprietario di un night club. Un corpulento contratto in cambio di sue prestazioni dal vivo in uno spettacolo a luci rosse per adulti. Vestito da pipistrello in mantello, un batman in calzamaglia trash, ormai superata la canottiera del Ragionier Fantozzi, ogni sera apre il sipario all’insaputa della moglie. A cui, per giustificare i lauti guadagni, racconta di essere fornitore di castagnaccio della casa reale. Finirà in livrea, come un domatore di circo, ad invitare con l’accattivante “Venghino signori“, l’entrata al sexy shop. “Italian Superman” è, il titolo, azzeccato, dell’episodio stasera in tv di “Quelle strane occasioni“. La sua specialità? cantare “Oi Marì, quanta suonno ca i’ perdo pe’ te..”, sguaiato come un latrato, più acuto di un urlo, possente a squarciare la notte.
“Il cavalluccio svedese”
“Antonio, lo vedi che non sei sciolto?”. “Io ho 50 anni, la prossima volta che mi da del tu gli do na’ pigna ‘mbocca”. A parlare è Antonio Pecorari (Nino Manfredi), architetto e padre geloso. Il suo amore è la moglie, l’unica donna che ha avuto. Scoprirà le proprie pulsioni, nascoste, forse represse. Una notte basterà a sconvolgergli la vita. Mentre la moglie Giovanna e la figlia Paola sono fuori città, cede alla svedese Cristina. Figlia di un amico, e capitata per caso a casa sua, di passaggio da Pompei. Scoprirà dai racconti libertini della giovane, il tradimento della consorte proprio con il padre della ragazza. Gian Luigi Magni, regista della sequenza intitolata “Il cavalluccio svedese“, immagina un confronto tra un antiquato uomo, puritano, e la mentalità sfrenata di un’altra generazione. L’irreprensibile desiderio sessuale, è ben rappresentato da Manfredi in chiave comica romana. Alla sua maniera eloquente, da ‘consumato’ attore.
Con la calura di Ferragosto, e il palazzo svuotato, restano chiusi in ascensore un maturo monsignore Ascanio La Costa (Alberto Sordi) e la provocante, ingenua, Donatella, un’inconsueta Stefania Sandrelli bionda e riccia. L’occasione non sfuggirà al prelato, lì in visita alla sua amante, che, complice la luce andata via, approfitterà della compagnia della ragazza. Salvo poi, fare una lezione che assolve entrambi, senza peccato. Al mare sotto la luna, volevano i sogni, ma i desideri della giovane trovano la loro ‘esaudizione’ nell’angusto spazio di un ascensore. Memorabile il calzino rosso dell’uomo di chiesa, che segue il passo di danza ritmato nello stretto, asfissiante, bugigattolo. Dove avrà imparato a ballare il gesuita? Semplice, alle ‘festicciuole’ organizzate da lui. Luigi Comencini, il regista, pensa ad un umanizzato pastore di anime. I vizi non sono spenti dall’austerità dell’abito talare. L’episodio venne girato, per mancanza di fondi, nell’unico ambiente di un ascensore, a via Anselmo Ciappi, in zona Magliana. I patiti del filmato denominato “L’ascensore“, notano che Alberto Sordi dopo essersi fatto la barba con il rasoio elettrico, mette il dopo barba “Men’s club 52” di Helena Rubinstein. Un must in voga all’epoca, e da molti anni fuori commercio.
Quelle strane… scuse per parlare di sesso
Tutti gli spezzoni sono accomunati da un finale dissacrante. Che lascia un retrogusto amaro, agrodolce, che non appaga. “Quelle strane occasioni” stasera in tv, narra tre diversi approcci sessuali. Una commedia stile erotico, sexy, ma comica. Che vola in alto grazie alle musiche di Piero Piccioni. A render fatato il momento più caldo, sottraendolo alla volgarità. Un film figlio di quel tempo, quando un tabù si ‘accarezzava’, e si proteggeva il pudore del pubblico. Anche se, in fatto di sesso non aveva nulla da imparare.
Federica De Candia per MMI e Metropolitan Cinema.