Gli affitti in Italia, e in particolare i canoni troppo elevati, continuano a rappresentare un notevole problema, soprattutto da quando è stata decisa l’eliminazione del cosiddetto Equo Canone, che aveva cercato di dare una soluzione alla questione.
Un elemento che deve poi essere messo in correlazione con i livelli salariali che sono troppo spesso inadeguati per poter affrontare serenamente una spesa di questo genere. Per cercare di attenuarlo, per quanto possibile, nel corso del tempo sono state studiate varie formule. Tra le quali, negli ultimi anni, è emerso il cosiddetto canone concordato.

Cos’è il canone concordato?

Per canone concordato si intende una tipologia di contratto di locazione che viene stipulata sulla base di accordi raggiunti tra associazioni di categoria delegate a rappresentare locatori e inquilini. In tal modo è possibile calmierare almeno in parte il canone, sottraendolo al libero mercato, in cui troppo spesso le cifre pretese sono troppo elevate.
Per il locatore il vantaggio è da ravvisare nella possibilità di usufruire di una serie di benefici e agevolazioni fiscali, mentre quello dell’inquilino è da individuare, almeno in determinate occasioni, in un canone di affitto più contenuto rispetto ai livelli prospettati dal mercato. Regolato dalla legge 431 del 1998, il canone concordato può essere applicato alle proprietà di privati concesse in affitto ad uso abitativo, transitorio, oppure a studenti universitari per una durata che può variare tra:

– 3 anni + 2 di rinnovo (o 3) per le abitazioni;
– 6 e 36 mesi nel caso degli studenti universitari;
– 1 e 18 mesi per i contratti transitori.

La proroga del contratto di canone concordato

Per quanto riguarda la proroga del contratto, essa è biennale e proprio questo aspetto è stato oggetto di intervento all’interno del decreto crescita, ovvero il DL n. 34 del 2019, il quale ha provveduto a fornire l’interpretazione autentica, stabilendo in particolare che il periodo di affitto, in mancanza di una comunicazione di disdetta, viene rinnovato tacitamente, per un ulteriore biennio.

Come si calcola il canone concordato?

Come si calcola il canone concordato? La prima cosa da puntualizzare è che ogni realtà territoriale provvede ad adottare criteri di calcolo differenti. Il modo migliore di capire quali possano essere l’importo minimo e massimo a cui è possibile affittare il proprio appartamento, consiste nel rivolgersi ad un professionista del settore immobiliare oppure alle associazioni dei proprietari di immobili presenti nella zona in cui è ubicato l’immobile in questione.
In sostanza a stabilire il tutto sono delle tabelle rientranti nell’accordo territoriale che ogni singolo Comune provvede a stipulare con le associazioni di categoria. Le tabelle in questione prevedono l’utilizzo di tre fattori, per poter stabilire il canone in questione: il prezzo, la zona, gli elementi e valori di riferimento.