Dive e mostri sacri. Volti di ieri e protagonisti di oggi. Un’anima pugliese ha fatto scuola. Sull’equivoco dell’accento della costiera meridionale, ci ha deliziati, e non solo al cinema. Olio, vini e dialetto: tutto è concentrato in Lino Banfi. Che, qualunque ruolo sia chiamato a fare, rimarrà sempre nella parte di se stesso.
“Ti spacco la noce del capocollo”. Può dirlo soltanto lui: Pasquale Zagaria da Canosa di Puglia. Era sprecato, artisticamente, per il seminario. Tanto che fu lo stesso Vescovo a suggerirgli la carriera dello spettacolo. Qual migliore benedizione e divina provvidenza. Se dici anni ’80, dici Lino. Pronto a sciorinare battute taglienti negli innumerevoli film da protagonista, ha, da sempre, l’aria di guardare tutto e tutti con umiltà. Il suo sponsor è la modestia. Con la volontà ferrea di riuscir ad arrangiarsi in tutto, fu la voce del tormentone “nuntereggae più“, nell’omonima canzone di Rino Gaetano che imperversava nel 1978.
Lino Banfi, tutto scritto in fronte
Il Commissario Auricchio, Altomare Secca, Peppino Patanè, Savino La Grasta, passando dal ‘Bar dello Sport‘ fino al rassicurante, ma non troppo ingenuo, nonno Libero. Un solo volto per ogni personaggio. Il sanguigno Oronzo Canà, con le strategie da bordo campo che si affiancano all’impareggiabile tecnicismo verbale: “Madonna dell’altomare di Dusseldorf!”, “Madonna Benedetta dell’Incoronèta di Tokyo!”, “Madonn d’u Carmn!”… Il repertorio di Lino, è quello di un eterno ragazzo con la grazia dell’espressione pugliese; che tornerà alle nostre orecchie, anche nel film “L’Allenatore nel Pallone“. L’allegoria di ogni calcio improvvisato. Dove la bontà di un uomo è contrapposta all’arrivismo del mercato del calcio, disastro moderno. Bastasse la rivoluzione calcistica, tutta cuore, di Oronzo Canà, la ‘Iena del tavoliere‘, ‘Il mediano di rottura‘. Giacca in spalla e passo felpato, che accarezza l’erba dello stadio al grido di ‘Risorgeremo‘. L’uomo di polso dalle guerre psicologiche in campo. Lino Banfi ha messo dentro il personaggio un po’ di ogni squadra, e di ogni eroe.
Anche detto “Il terrone del Tavolo verde”, che a carte batteva tutti, in “Ricchi, ricchissimi… praticamente in mutande“. E il grido di guerra, l’esultanza liberatoria degli eroi 2021 in maglia azzurra, lo ha coniato Lino Banfi. “Quando esulterai, Ciro, devi gridare ‘porca puttèna’, capito?“. Suggerisce al goleador, la frase da urlare dopo la rete, non i soliti ‘ti amo‘ da spedire a casa. Ma l’incredibile arriva, quando Immobile lo ha fatto davvero. E poco dopo, anche Lorenzo Insigne. Sembrano aver studiato tutti a ‘Covercieno‘, e forse chissà, anche il Ct Mancini pensa, ogni tanto, alla ‘bizona‘. Mille avventure ha ancora da raccontare Lino, fatte di cornici naturali, aspre e veraci come la terra di Puglia. A fra poco, o, come dicono i francesi, “a frappé!”.
Federica De Candia. Seguiteci su MMI e Metropolitan Cinema