Nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918 l’ultimo zar Nicola II, la moglie Alexandra e il loro cinque figli, tra i dieci ei venti anni, vennero uccisi a Ekaterinburg dai rivoluzionari bolscevichi, che misero così fine ai 300 anni della dinastia Romanov a capo dell’Impero russo. Da allora sono passiti ben 103 anni dalla strage dei Romanov.

La notte della strage dei Romanov

Secondo la versione ufficiale rilasciata dal governo rivoluzionario russo, i membri della famiglia imperiale russa dei Romanov, vennero regolarmente giustiziati da un plotone di esecuzione. Furono giustiziati per il terrore che la città potesse essere occupata dal movimento dei “bianchi” (la cosiddetta Legione Cecoslovacca) che avrebbe certamente salvato l’intera famiglia. Secondo diversi storici e ricercatori nel campo, l’ordine venne impartito da tre personaggi chiave Lenin, Jakov Sverdlov e Feliks Dzeržinskij. I corpi dei membri della famiglia imperiale e dei loro servitori vennero portati quindi nella foresta di Koptjaki, nella notte tra il 16 e 17 luglio 1918, dove vennero spogliati e mutilati. Ci fu quindi una vera e propria strage dei Romanov. Nel 1919, l’Armata Bianca iniziò le ricerche dei corpi della famiglia imperiale.

Il ritrovamento dei corpi della famiglia Romanov

I corpi furono gettati in fretta e furia in una fossa comune alle porte della città sugli Urali. Non fu facile quindi ritrovarli. I resti di Nicola, Alexandra e tre dei figli – Anastasia, Olga e Tatiana – furono ritrovati solo nel 1979. Una scoperta rivelata solo in pieno crollo dell’Urss. Bisogna attendere il 1998 perché le ossa vengano identificate ufficialmente e infine sepolte nella cripta della cattedrale di Pietro e Paolo a San Pietroburgo il 17 luglio di più vent’anni fa. I resti dello zarino Aleksej e della sorella Maria furono invece ritrovati solo nel 2007, ma restano conservati in custodie stagne negli Archivi di Stato e non sono mai stati riuniti al resto della famiglia per i dubbi della Chiesa sul loro Dna. Dalla notte della strage dei Romanov, tutti i corpi della famiglia, quindi, non sono più stati riuniti.

Sara Marchioni