La variante Delta, che in passato era denominata variante indiana, sta soppiantando il ceppo inglese del virus Sars-Cov-2 in Europa. Sappiamo che è possibile contagiarsi anche dopo la vaccinazione, ma quali sono e come si manifestano i segni di infezione nelle persone già vaccinate? Andrea Cossarizza, immunologo direttore dell’istituto di Patologia Generale all’Università di Modena, e come lui altri illustri specialisti hanno chiarito una volta per tutte che la vaccinazione protegge dalle forme gravi di Covid-19, ma è possibile ugualmente sviluppare una forma lieve o asintomatica. Dunque, come si manifesta e cosa possiamo fare una volta contratta la malattia nonostante tutte le precauzioni prese?
I vaccini a Rna messaggero (tipo Pfizer e Moderna) e quelli a virus vivo attenuato (tipo Astrazeneca oppure Janssen J&J) sono in grado di sbarrare la strada alla variante Delta, a patto di aver completato il ciclo a due dosi (basta una dose unica nel caso di Johnson&Johnson, che sviluppa subito la memoria anticorpale a lungo termine), altrimenti l’immunizzazione si ferma al 30%. Alcuni studiosi sostengono che occorre mettere in conto una eventuale perdita di efficacia del vaccino nei confronti della variante indiana, col passare dei mesi, e che proprio si stanno approntando vaccini aggiornati. In un prossimo futuro, con Novavax, saranno disponibili anche vaccini anti-Covid a subunità, cioè realizzati con frammenti di proteina con azione immunogenica, quindi in grado di favorire le difese immunitarie individuali con un buon grado di maneggevolezza, senza dover ricorrere alla catena del freddo, limitando i rischi di reazioni indesiderate.
Nelle persone vaccinate, normalmente i sintomi sono lievi, possono sembrare quelli di un’influenza, perché gli anticorpi entrano subito in azione e fermano sul nascere la moltiplicazione del virus a livello di mucose delle prime vie respiratorie. Quindi possiamo avere mal di testa, inappetenza, ma raramente viene riferita prostrazione fisica (debolezza, astenia) e perdita di sensibilità agli odori e ai sapori (anosmia, ageusia), che sono invece inconvenienti spesso presenti nelle persone che hanno contratto il Coronavirus prima che fosse disponibile la profilassi anti-Covid.
La variante Delta, essendo più contagiosa, attacca più facilmente le persone giovani, che prima sembravano meno colpite dall’infezione, e di pari passo attacca più facilmente quanti hanno fatto una prima dose di vaccino, anche se in questi ultimi fa più fatica ad attecchire proprio grazie alla immunità umorale instaurata. I dati dicono che la variante indiana ha una capacità maggiore di legarsi al recettore rispetto alla variante inglese e all’originale di Wuhan. Le varianti insorgono quando i virus si replicano più rapidamente, queste condizioni si verificano più facilmente nelle aree rurali, nel Sud del mondo, laddove la profilassi è carente. Al contrario le vaccinazioni bloccano la trasmissione dei virus e impediscono la formazione di varianti.
L’unica possibilità che noi abbiamo per fronteggiare la variante Delta, ha sottolineato Walter Ricciardi, medici igienista consulente del ministero, è vaccinare anche i bambini e raggiungere una protezione del 90% per avere un’immunità di comunità. La vaccinazione conferisce una certa protezione contro la malattia grave e l’ospedalizzazione da variante Delta, ma nel 30%-35% dei casi determina infezione persino nei soggetti che hanno completato il ciclo con doppia vaccinazione, ha sottolineato Ricciardi. Vaccinandoci evitiamo condizioni critiche, ma l’infezione è ugualmente possibile: bisogna quindi fare test e tracciamento. La necessità di queste misure deriva dal fatto che più esitiamo, più lasciamo la possibilità al virus di selezionare varianti che bucano il vaccino.