Nasceva oggi, 14 agosto, Giorgio Strehler, regista tra i più rappresentativi d’Europa. Fondatore del “Piccolo” di Milano, costruirà una propria concezione del teatro come momento di sintesi tra svago e didattica; specchio dell’umano e non del disumano.

Giorgio Strehler, il “Piccolo” di Milano e l’idea di teatro

Figlio di amanti dell’arte e della musica, Giorgio Strehler maturerà proprio nell’ambito familiare la sua indole artistica. Dopo aver studiato giurisprudenza ed aver conseguito il diploma d’attore all’ “Accademia dei Filodrammatici” di Milano, esordisce come regista nella cerchia del teatro universitario, prima e in Svizzera, poi. Qui, si rifugerà durante la guerra e fonderà la “Compagnie des Masques” con cui porterà in scena: “Assassinio nella cattedrale” di T. S. Eliot; “Caligola” di Albert Camus e “Piccola Città” di Thornton Wilder. Tornato nel 1945 in Italia, oltre al lavoro di regia, acquisirà anche quello di critico teatrale scrivendo per il quotidiano “Milano Sera“.

Ma il suo più grande sogno si concretizzerà solo con la fondazione e costruzione del primo teatro pubblico stabile insieme all’amico Paolo Grassi. È il 1947 quando viene eretto il “Piccolo Teatro” di Milano, luogo di massima espressione del teatro di Strehler. Un teatro, il suo, fondato sul rapporto corpo a corpo con l’attore: un teatro fondato sull’uomo e sull'”umano” è lui a costruire – ed essere – lo spettacolo. Così difatti il regista scriveva: “[…] Che se poi si volesse negare la decisiva importanza ed essenzialità degli elementi meccanici di un Teatro, togliere luci, negare costumi, scene, ridurci a cartelli shakespeariani, resterà pur sempre l’uomo, la voce per consegnarci allo spettacolo. Solo con quella voce il testo avrà la sua vita ed esaurirà le necessarie ragioni della sua esistenza”. Per quanto sia elevata l’esigenza di una materializzazione del fare teatro, non bisogna pertanto dimenticarne l’essenza; il suo unico fondamento qual è l’uomo.

Annagrazia Marchionni

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