I talebani sono già arrivati a Kabul. Dopo che tutte le principali città afghane si sono arrese, gli insorti hanno attaccato la città da almeno due fronti. A Nord-Ovest i talebani si sono impadroniti di alcune postazioni di sicurezza del distretto di Paghman, un importante snodo della rete elettrica che dista circa 20 chilometri dall’aeroporto internazionale. A Est, a una decina di chilometri dal centro della capitale, è stata invece espugnata la prigione di Pul-e-Charki, la maggiore dell’Afghanistan. I 5 mila detenuti sono fuggiti ed è presumibile che in molti si siano uniti ai talebani. A Sud è concentrato un altro contingente di islamisti che nel pomeriggio ha preso il controllo del distretto di Char Asyab. Fonti di intelligence danno per imminenti le dimissioni del presidente Ashraf Ghani, che poche ore fa ha sentito il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. I tre elicotteri che, secondo Al Arabiya, sono atterrati nel suo palazzo potrebbero essere stati inviati per prelevarlo prima che sia troppo tardi. Secondo al Arabiya i talebani e Ashraf Ghani starebbero trattando. Intanto gli Usa hanno cominciato le operazioni di evacuazione del personale dell’ambasciata a Kabul. Caduta Mazar-i Sharif Mazar-i Sharif, quarta città dell’Afghanistan e capoluogo della provincia di Balkh, è caduta in mano ai talebani, che ora controllano tutto il Nord del Paese.
Dopo Herat e Kandahar, la perdita di Mazar-I Sharif, centro di grande importanza strategica, è un altro colpo durissimo per il governo afghano, al quale resta la capitale come unica roccaforte. Arresisi i soldati dell’esercito regolare, anche le milizie tribali schierate a difesa della città hanno consegnato le armi agli insorti. Abdul Rashid Dostum e Ata Mohammad Noor, i due signori della guerra che controllavano la provincia di Mazar-i-Sharif, sono fuggiti in Uzbekistan. La città di Jalalabad, la quinta più grande dell’Afghanistan, è pronta ad arrendersi ai talebani senza combattere. Lo riferiscono fonti di intelligence ad Al Arabiya. I capi tribù hanno concluso le trattative con i talebani per la resa.
Di fronte all’avanzata travolgente dei Talebani in tutto l’Afghanistan, Washington risponde con un attacco aereo. A quanto riporta la BBC le forze americane hanno lanciato un raid all’aeroporto di Kandahar e “molti combattenti talebani” sono rimasti uccisi. Una fonte dell’ong italiana Intersos, presente con suoi operatori in città, riferisce all’agenzia Ansa di combattimenti intorno all’aeroporto di Kandahar. Da parte sua, un giornalista freelance afghano, Bilal Sarwary, afferma che vi sono stati bombardamenti americani sui Talebani che avrebbero provocato “decine di morti”. Notizia non confermata dalla stessa Intersos. Biden: non passerò questa guerra a successore “Non passerò questa guerra ad un quinto presidente”: lo afferma Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden. “Un anno o cinque anni in più di presenza militare Usa non avrebbe fatto la differenza se l’esercito afghano non può o non vuole tenere il suo Paese. E una presenza americana senza fine nel mezzo del conflitto civile di un altro Paese non è accettabile per me”, ha aggiunto. Biden ricorda inoltre di aver ereditato da Donald Trump un accordo che “ha lasciato i talebani nella posizione militare più forte dal 2001 e imposto la scadenza del primo maggio 2021” per il ritiro. “Quindi, quando sono diventato presidente, dovevo scegliere: proseguire l’accordo, con una breve estensione per l’uscita sicura delle forze nostre e alleate, o rafforzare la nostra presenza e mandare altre truppe americane a combattere ancora una volta in un conflitto civile di un altro Paese”, osserva Biden, spiegando la sua decisione di non passare il testimone ad un quinto presidente.