Oggi avrebbe dovuto essere la giornata della “maxi” manifestazioni dei no vax e no green pass. Sì, nelle intenzioni. In realtà, si è rivelato un grandissimo flop in tutta Italia. Da Milano a Roma, in pochi si sono fatti vivi. Davanti alle stazioni ferroviarie (perché qui si erano dati appuntamento nei giorni scorsi), infatti, c’erano più giornalisti e forze dell’ordine che allergici ai vaccini e al Green pass. E alla nostra domanda “perché sei qui?” la risposta era sempre la stessa: “Voglio essere libero di fare quello che mi pare”. Come ci si protegge dal Covid? “Con la tachipirina, non serve niente”, dicono a ilGiornale.it alla stazione di Milano Porta Garibaldi. Le persone morte di Covid? “Non esistono”, continuano. Le bare di Bergamo trasportate dai militari? “Erano vuote, era tutta una costruzione e finzione”.

Milano, così come a Torino, Roma, Bari, Padova (e potremmo andare avanti per tutte le stazioni interessate) nessuno è riuscito a bloccare i binari. Eppure, sul gruppo Telegram, “Basta dittatura”, dicevano: “Blocchiamo tutti”, “Lanciamo uova”, “Colleghiamo i cavi così da creare un cortocircuito”. Hanno invocato gli Anni di Piombo, hanno iniziato con la caccia all’uomo, hanno pubblicato numeri di telefono di virologi e giornalisti per un nulla di fatto. Tutto perché da oggi, mercoledì 1°settembre, il Green pass è diventato obbligatorio per viaggiare sui trasporti a lunga percorrenza (dunque treni ad alta velocità e Intercity per quel che riguarda il traffico ferroviario, aerei, autobus che collegano più di due regioni e navi che collegano regioni diverse), a scuola e all’università. Ma sul campo si sono rivelati “incostistenti”, poveri di idee, ma tanto chiacchieroni. Tanto da parlare di G7, scie chimiche, Gigi Proietti e studi scientifici visti non si sa bene dove. E ora, dopo il clamoroso flop, sulle chat sono partiti già gli sfottò: “Meno male che dovevate devastare tutto e prendervi la città”.

Un denunciato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale e diverse persone identificate dalla Digos. È finita così, a Torino, di fronte alla stazione di Porta Nuova, la manifestazione “Stop dittatura”, indetta a livello nazionale dal movimento No Green Pass. La minaccia di bloccare i treni è stata disinnescata dalla presenza rafforzata di contingenti di polizia e carabinieri: ingressi ridotti e presidiati, accesso consentito solo ai viaggiatori. A Torino non si è vista la massa di contestatori che ha caratterizzato le manifestazioni precedenti: una cinquantina di attivisti, con megafono e nessun striscione. Tra i presenti Marco Liccione, diventato capopopolo No Vax. «Non facciamo il loro gioco, non reagiamo alle provocazioni: faccio un sit-in silenzioso» ha detto, suscitando il disappunto di altri attivisti, delusi dall’atteggiamento morbido della giornata. Slogan contro la «dittatura sanitaria», contro «la negazione dei diritti costituzionali», contro il «terrorismo mediatico dei giornalisti che non raccontano la verità». L’unico momento di tensione si è avuto all’inizio del raduno, quando un attivista si è messa discutere con alcuni controllori dell’azienda trasporti pubblici. Avvicinato dal personale della Digos, il manifestante ha aggredito gli agenti che stavano cercando di identificarlo. Ha rifiutato di mostrare i documenti d’identità ed ha  preso a calci i poliziotti. È un giovane di 26 anni, incensurato: è stato fermato, portato in Questura e denunciato.

E a preoccupare non c’era solo il blocco ferroviario: sui social circola l’annuncio per una nuova protesta sabato alle 18 – e ogni sabato a oltranza «finché la dittatura non sarà distrutta» – in più di 119 piazze italiane, tra cui Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Imperia, L’Aquila, Milano, Napoli, Pescara, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Venezia. «Senza nessun partito dietro, senza interessi personali o di gruppo – si legge nell’invito – non sono organizzate da nessuna persona in particolare ma dal popolo, diffidate di chi vorrà approfittarsi».

Il grande lavoro della Digos, dei militari e delle forze dell’ordine nel riuscire a intercettare le chat, i gruppi sui social dei manifestanti ha permesso di prevenire che chi minacciava di tirare le uova ai giornalisti o “mettergli un cappio al collo” rimanesse fuori dalle stazioni in giro per l’Italia. Il resto hanno fatto tutto loro. Come? Andando in quattro gatti o non presentandosi come è successo a Padova. Davanti al piazzale della stazione, infatti, non si è vista mezza anima viva. A Torino, però, una decina di no vax, non potendo accedere allo scalo ferroviario, ha organizzato un presidio in via Sacchi. La polizia ha bloccato un attivista davanti all’ingresso principale della stazione Porta Nuova: l’uomo prima si è rifiutato di mostrare i documenti e poi ha iniziato a tirare calci contro gli agenti, che lo hanno ammanettato e trasportato in questura.