Il 2021 è l’anno del settecentenario della morte di Dante Alighieri, avvenuta a Ravenna, suo luogo d’esilio, nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321. A lui il governo ha dedicato anche un’intera giornata. Il 25 marzo è il “Dantedì”, prima giornata dedicata al sommo poeta, di cui ricorrono i 700 anni dalla morte. Poeta e prosatore, teorico letterario e pensatore politico, Dante Alighieri è il padre della letteratura italiana.
Tantissime le iniziative culturali in tutta Italia, volte a celebrare il Sommo poeta, simbolo dell’unità del nostro Paese. La sua Commedia, considerata uno dei capolavori della letteratura mondiale, è l’emblema del viaggio che l’uomo fa, reale o immaginario, nel corso della propria vita e che, nonostante le presumibili difficoltà che si possono incontrare, vale la pena di essere portato a termine.
Dante Alighieri, vita del Sommo Poeta
La vita di Dante Alighieri è strettamente legata agli avvenimenti della vita politica fiorentina. Nasce a Firenze il 29 maggio 1265 da una famiglia della piccola nobiltà. Dante ha circa dieci anni quando muore la madre Gabriella. Nel 1283 anche suo padre Alighiero di Bellincione, commerciante, muore e Dante a 17 anni diviene il capofamiglia. Poco si sa dell’infanzia del poeta. Studia presso i francescani, poi ascolta le lezioni di retorica di Brunetto Latini e segue le lezioni di diritto, filosofia e forse anche di medicina all’Università di Bologna, fra l’estate del 1286 e la primavera del 1287.
Due sono però gli avvenimenti che segnano inevitabilmente e per sempre la vita del poeta. Uno è il momento in cui conosce Beatrice, la donna che ha amato per tutta la vita ma che non ha mai potuto avere, e la vita politica del suo paese che lo vede poi costretto ad un esilio vita natural durante.
Dante incontra Beatrice
Nel 1274, vede per la prima volta Beatrice della quale si innamora subito perdutamente. Aveva l’età di nove anni, come afferma lui stesso nella “Vita nova”. Beatrice, figlia di Folco Portinari, però sposa Simone Bardi. I due si perdono di vista e Dante la rivede nove anni dopo, nel 1283. È l’avvenimento amoroso decisivo della sua vita, che durerà anche dopo la morte della donna avvenuta nel 1290. Nasce così, circa nel 1292-93, la Vita nuova, in cui Beatrice appare come guida a Dio non solo di Dante ma di tutti gli animi gentili.
L’esilio e la Divina Commedia
Quando la lotta tra Guelfi Bianchi e Guelfi Neri si fa più aspra, Dante si schiera col partito dei Bianchi che cercavano di difendere l’indipendenza della città opponendosi alle tendenze egemoniche di Bonifacio VIII Caetani, che è Papa dal dicembre 1294 al 1303. A partire dal 1304, inizia per Dante il lungo esilio. Muore a 56 anni nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321 a Ravenna, dove oggi si trova ancora la sua tomba. Neppure le sue spoglie tornarono mai nella sua amata Firenze.
Nel 1306 intraprende la redazione della “Divina Commedia”, la sua opera più grande e quella cho lo ha consacrato nell’olimpo dei grandi. Si dedica al lavoro della Commedia per tutta la vita ed a ragione, è unanimemente ritenuta uno dei capolavori della letteratura mondiale di tutti i tempi. La Commedia è suddivisa in tre Cantiche: l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. Ogni Cantica, ad eccezione della prima che ne ha 34, è composta da 33 canti così che il poema risulta formato complessivamente da 100 canti. L’importanza di quest’opera è innegabile. Un lavoro immenso, che occupa quasi tutta la vita del poeta per restituire ai lettori i significati che nasconde. Un significato che va al di là di quello letterale e che è detto significato allegorico, il significato morale (che i lettori devono sforzarsi di trovare) e quello anagogico (significato profondamente spirituale).
Ilaria Festa
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